Redazione ANSA, Londra, 20 aprile 2022 ore 13.03: Ok all'estradizione di Julian Assange negli Usa, la palla al governo Gb. La Corte invia il dossier alla ministra degli Interni. Trasferimento più vicino
La Westminster Magistrates' Court di Londra ha emesso l'ordine formale di estradizione negli Usa per Julian Assange.
Salvo un ricorso dell'ultimo minuto presso l'Alta Corte, spetta ora alla ministra degli Interni, Priti Patel, dare il suo via libera finale (ritenuto scontato) al trasferimento dell'attivista australiano negli Stati Uniti, dove rischia una pesantissima condanna per aver contribuito a diffondere documenti riservati su crimini di guerra commessi dalla forze americane in Iraq e Afghanistan.
Il placet della ministra è previsto entro un termine massimo di 28 giorni.
Come volevasi dimostrare. La vendetta contro Julian Assange sta giungendo a compimento. Ormai è quasi sicuro: Assange verrà estradato in USA, subirà un processo e sarà condannato a una pena che assomiglierà a quella di morte. Mancano alcuni “dettagli”, di quelli che sono solo un simulacro di una “giustizia democratica” che, di fatto, è stata smantellata e, semplicemente, non esiste. Con questo ordine di estradizione si condanna non solo la persona Julian Assange ma si nega la libertà di stampa e, soprattutto, quel diritto alla verità che vengono sbandierati in molteplici occasioni come contraltare della censura delle “dittature”.
Oggi, noi che viviamo in questa parte del mondo e che ci vantiamo di vivere nelle democrazie occidentali, siamo meno liberi di pensare, di scrivere, di sapere. Con la decisione della corte di Londra, la verità sui crimini di guerra commessi durante le guerre scatenate da USA e alleati non si deve conoscere. È un tabù. Se qualcuno la divulga a tutti diventa un criminale che deve essere cancellato dal mondo. Esagerazioni? No, perché (ed è bene averne coscienza) questo è successo, perché questo accade, perché questo sarà.
Adesso vedremo la “nostra grande informazione” cosa dirà. In tutti questi anni si sono potute leggere poche righe, qualche articolo. Vedremo i “famosi opinionisti”, gli “eccelsi giornalisti”, cosa diranno, se si schiereranno, se faranno informazione o se si limiteranno a leggere qualche velina, se staranno in silenzio. Quel silenzio complice che ha aiutato l'indifferenza con la quale è stato trattato il “caso Assange”.
Noi non ci stiamo, denunciamo l'ipocrisia di chi si erge a paladino del diritto all'informazione senza battersi concretamente per il diritto di Assange di essere libero e di tutte le persone di conoscere effettivamente che non esiste una parte del mondo buona e una cattiva, che le guerre non possono esportare la democrazia.
Julian Assange è stato un lottatore, lo è ancora. La sua è stata una “guerra alla guerra”, ci ha dato gli strumenti per aprire gli occhi. Per questo non bisogna mai stancarsi di lottare perché Julian Assange sia libero.
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