Il parlamentare repubblicano Mo Brooks dell'Alabama, grandissimo sostenitore di Donald Trump, è stato fischiato al più recente raduno del 45esimo presidente. Il peccato di Brooks? Il suo suggerimento che bisogna dimenticare l'elezione del 2020 e abbandonare “la frode elettorale” e concentrarsi sulle prossime elezioni di midterm del 2022 e le presidenziali del 2024. Brooks si sta preparando per le primarie senatoriali del suo partito in Alabama e ovviamente si capisce facilmente la sua strategia. Dopo di Brooks anche Trump è stato fischiato, anche se in maniera più leggera, perché anche lui aveva deviato dall'ortodossia. L'ex inquilino della Casa Bianca ha incoraggiato i sostenitori a vaccinarsi. Trump ha dichiarato che rispetta le decisioni individuali ma “raccomanda” i vaccini perché funzionano e che anche lui è vaccinato.
L'incoraggiamento di Trump sui vaccini è una rarità anche se lo aveva fatto recentemente in un'intervista nel programma Fox Business Network condotto da Maria Bartiromo. Discutendo con la conduttrice, i due hanno ammesso la validità dei vaccini anche se hanno subito cambiato discorso scoccando alcune frecciate sulle aziende farmaceutiche, interpretando il richiamo dopo la seconda dose come sete di guadagni delle corporation.
La politica poco entusiasta di Trump sui vaccini si spiega ovviamente con la sua strategia di minare il più possibile l'agenda di Joe Biden in vista delle elezioni di midterm ma specialmente le presidenziali. I vaccini potrebbero essere la carta vincente dell'attuale inquilino alla Casa Bianca e l'adesso residente di Mar-a-Lago in Florida non ha nessuna intenzione di aiutare il suo possibile avversario politico. Fra vite umane e profitti politici, Trump sceglie la seconda opzione.
Trump si è vaccinato poco prima di andare via dalla Casa Bianca nel mese di gennaio. Lo ha fatto in grande silenzio a differenza di tante celebrità e di tutti gli ex presidenti che si sono fatti fotografare mentre si vaccinavano, pubblicizzandone l'importanza. Trump avrebbe potuto fare lo stesso dichiarando anche che i vaccini sono un suo grande contributo poiché sviluppati durante la sua amministrazione. Non avrebbe avuto tutti i torti considerando il programma Warp Speed che contribuì 18 miliardi di dollari ad aziende che stavano facendo ricerche sui vaccini. Moderna è stata grande beneficiaria ma anche Pfizer ci ha guadagnato poiché l'allora presidente aveva firmato un accordo per comprare 200 milioni di dosi.
Trump ha deciso però che non avrebbe insistito sui vaccini, sbagliando politicamente, ma anche dal punto di vista umano. Avrebbe potuto prendersi il credito per lo sviluppo dei vaccini come grande successo della sua amministrazione, incoraggiando tutti a vaccinarsi. Avrebbe salvato tante vite umane, specialmente quelle dei suoi sostenitori, affibbiando il suo nome sui vaccini—The Trump vaccine—. In un certo senso, però, l'ex presidente si è auto congratulato per lo sviluppo dei vaccini asserendo in un'altra intervista alla Fox News che Warp Speed e i vaccini hanno salvato “100 milioni” di vite umane. Trump faceva una comparazione fra i 620 mila americani morti a causa del Covid-19 con le parecchie centinaia di milioni di vittime causate dalla spagnola, l'influenza degli anni 1918-20.
Invece di abbracciare il valore dei vaccini Trump ha concentrato i suoi sforzi a cercare di ribaltare l'esito dell'elezione del 2020. Per quanto riguarda il Covid-19 l'ex presidente ha continuato la sua politica di raduni che spesso si rivelano super diffusori di contagi. Il più recentissimo è proprio quello dell'Alabama che ha preoccupato il dottor William Smith, direttore medico della regione di Cullman, Alabama, sito del recente raduno. Il dottor Smith ha dichiarato di temere l'assembramento come super diffusore di contagi. Le immagini in televisione hanno fatto vedere mancanza di distanziamento sociale e pochissime mascherine.
Il raduno incapsula il coinvolgimento della politica dell'ex presidente sul Covid-19 che è stata adottata da governatori degli Stati “red”, ossia quelli conservatori che lo hanno votato. Spiccano in questa luce il Texas e la Florida, guidati rispettivamente da Greg Abbott e Ron DeSantis. I due Stati rappresentano il 15 percento della popolazione statunitense ma hanno anche il triste primato di contenere il 28 percento dei recenti contagi di tutto il Paese. In grande misura ambedue governatori hanno seguito la linea di Trump sull'uso delle mascherine e i distanziamenti sociali. Hanno però incoraggiato, anche se debolmente, i vaccini ma nessuno dei due Stati si trova fra i più vaccinati. Ambedue hanno anche imposto restrizioni sull'obbligo dell'uso delle mascherine nelle scuole. In Texas i distretti scolastici si sono ribellati e per proteggere i loro studenti lo stanno richiedendo. In Florida avviene la stessa cosa nonostante le minacce di DeSantis di togliere fondi alle scuole e sospendere gli stipendi del personale scolastico.
Fare marcia indietro sui vaccini e incoraggiare i suoi fedelissimi ad accettarli è troppo tardi. In un certo senso Trump ha già tracciato la strada sbagliata che il Partito Repubblicano continua a seguire. Ecco perché gli Stati dominati politicamente dai conservatori si rivelano di giorno in giorno più colpiti dalla pandemia. Deviare dalla strada in corso è pericoloso persino per Trump come ci hanno rivelato i fischi al recente raduno. È anche pericoloso per Abbott e DeSantis i quali si stanno presentando come possibili eredi di Trump, sperando, in silenzio, che il leader del Gop inciampi o si metta da parte volontariamente. Speranze senza basi perché i continui raduni ci confermano che nella mente di Trump le elezioni sono già alle porte e lui è il candidato del suo partito.
La Food and Drug Administration (FDA), l'ente che regolamenta i prodotti alimentari e farmaceutici, ha recentemente dato l'approvazione definitiva al vaccino di Pfizer. Aumenterà il numero dei vaccinati anche perché apre la strada alle aziende ed enti pubblici a potere obbligare la vaccinazione e salvare vite umane. Trump, Abbott e DeSantis hanno scelto la politica invece della salute dei cittadini.
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Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.
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