Tutti contenti della prestazione. È questo il mantra che è uscito dallo spogliatoio del Lr Vicenza in tutti e quattro i dopopartita del campionato. Le univoche dichiarazioni mirano ad avvalorare questo singolare concetto: siccome il risultato non è stato proprio positivo, mi accontento della performance, che invece è stata buona.
Domanda: ma il risultato non è una componente fondamentale della prestazione? La sconfitta non è piuttosto lo specchio di una prestazione inadeguata al conseguimento dell’obbiettivo naturale della gara, che è la vittoria? Un pareggio in casa contro un avversario che non mi è vistosamente superiore non è un mezzo fallimento? No: il risultato non si può scindere dalla prestazione perché ne è la conseguenza. Se gioco bene, vinco e, sennò, perdo o pareggio. Questa è la legge del calcio.
Non ci si può consolare o trarre motivo di ottimismo dal “ma almeno abbiamo giocato bene”, soprattutto quando lo ripeti per quattro partite di fila. Certo, può capitare che una vada storta per mera sfortuna, anche se è piuttosto raro che una performance superlativa non porti i tre punti. Ma non è così nel caso del Lr Vicenza ed è sbagliato e illusorio (nei confronti dei tifosi) portare avanti questa argomentazione falsamente consolatoria e, ammettiamolo, anche un po’ fuorviante.
Faccio una premessa: è indubbiamente vero che i biancorossi abbiano a tratti giocato benino e siano riusciti a mettere occasionalmente in difficoltà avversari che, sulla carta, erano stimati superiori a loro. Ed è pure indiscutibile che una parte della squadra, e mi riferisco alle fasce, abbia sempre giocato bene e sia stata all’altezza (se non di più) di chi gli stava di fronte. Riconosciuto questo, come si fa però a sostenere che tutta la squadra abbia giocato bene?
Le lacune sono davanti agli occhi. In sintesi: la difesa non è più quella dello scorso campionato, al centrocampo manca un regista e in attacco un goleador. Lo dicono i numeri. La difesa è la terza più battuta del campionato, i sei attaccanti hanno segnato un solo gol in quattro partite e, per la coppia di centrali di centrocampo, Di Carlo è stato costretto al turn over sia iniziale che nei cambi.
Quindi, piuttosto che di buona prestazione della squadra, sarebbe meglio parlare del buon rendimento di alcuni giocatori. Ad esempio di Nicola Dalmonte, l’esterno offensivo più redditizio di questo avvio di campionato, che si è fatto notare sia per la qualità del suo gioco che per le doti di goleador. Oppure di Pietro Beruatto, il giovanissimo terzino sinistro, debuttante in Serie B, che ha portato via la maglia di titolare a Barlocco, una colonna della difesa dell’anno scorso, grazie alla spinta che assicura sulla corsia sinistra e al tiro da fuori.
Sotto il profilo tattico, poi, il Vicenza ha dimostrato spesso la propria pericolosità nelle ripartenze, Mimmo ha lavorato bene su questo. Come anche nella qualità della impostazione del gioco offensivo sulle fasce, grazie anche al numero e alla intercambiabilità dei giocatori a disposizione per questo settore.
Ma evidentemente non è bastato e quel che resta è il penultimo posto in classifica (con una partita da recuperare, certo), i due punti ottenuti sui dodici in palio, le statistiche non disastrose ma nemmeno brillantissime.
La partita di Ferrara è stata esemplare nell’evidenziare i limiti attuali del Lr Vicenza. Partiamo dalla solita “buona prestazione”, leit motiv anche nel post partita contro la SPAL. Indubbiamente, in certe fasi, i biancorossi hanno giocato bene e pure meglio degli uomini di Pasquale Marino. Ma, nel complesso della gara, le statistiche sembrano dire il contrario: possesso palla 65% SPAL contro 35 Vicenza; tiri 26 contro 16; calci d’angolo 10 contro 4. E, andando nei dettagli tecnici: passaggi totali 502 contro 274; attacchi 117 contro 91; attacchi pericolosi 55 contro 56. Non sono certo numeri che rispecchiano una superiorità vicentina.
Valutiamo anche lo svolgimento della partita. La squadra di Di Carlo è stata rimontata due volte, ha sbagliato con il povero Gori un gol da cineteca, ha commesso due falli evidenti da rigore (uno sanzionato e uno no), ha subìto nella parte finale la pressione di un avversario alla terza partita settimanale, contrariamente al Vicenza che ne aveva solo due alle spalle. Non parliamo poi dei primi due gol incassati che, entrambi, portano la corresponsabilità dei biancorossi. Insomma: ci vuole un po’ di disinvoltura a parlare di bella prestazione…
I problemi che i biancorossi si portano dietro in questo deludente inizio di campionato se li è anche un po’ cercati la società. Perché l’arrivo solo a fine calciomercato di due attaccanti non in condizione come Jallow e Longo, che dovrebbero risolvere il problema più impellente (e cioè il gol), non è per ora, e ancora non si sa per quanto, una soluzione immediata. Perché la mancanza di un regista ormai resterà tale fino a gennaio. Perché la valutazione che i difensori super della Serie C fossero alla stessa altezza anche in B è probabilmente stata un errore e, alle spalle degli attuali, non si vedono ricambi adeguati.
Cosa si può fare, allora? Intanto ci si dovrebbe contestualizzare meglio nella nuova serie, tenendo presente che ci sono parecchi giocatori che non la hanno mai frequentata o comunque poco e magari anni fa. Cancellare dalla memoria, dunque, la scontata supremazia dello scorso campionato e sintonizzarsi piuttosto sulla ricerca a tutti i costi del risultato. Muovere la classifica? Sì, appunto, il vecchio e mai superato credo calcistico di tanti allenatori è sempre di moda.
E poi trovare in rosa chi ha il gol facile, in attesa che vadano a regime gli ultimi arrivati. Proviamo a fare un nome:
Dalmonte, che ha dimostrato di vedere la porta. Perché non lui come seconda punta, spalleggiato da un partner più robusto a fargli da boa?
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