Ho appreso la notizia della morte del compagno Mario Balbo venerdì mattina, 3 giugno, direttamente dal figlio Piergiorgio – ha scritto nella nota che pubblichiamo Giampaolo Zanni (Segretario Generale CGIL Vicenza) -. Tutta la CGIL di Vicenza è vicina al dolore della famiglia del caro Mario, che ci ha improvvisamente lasciati il 2 giugno scorso. Mario è stato sicuramente, e per tanti anni, una figura storica della CGIL di Vicenza.
Se penso a Mario Baldo, che ho conosciuto per la prima volta nel 1994, la prima cosa, la cosa più bella e più grande che ricordo di lui, è che Mario ha sempre voluto un bene profondo alla CGIL, organizzazione nella quale è stato iscritto, militante e dirigente. Un voler bene non inteso in senso astratto ma militante, cioè facendo sempre il massimo per aumentare gli iscritti, per crescere la rappresentanza, per fare accordi utili per le persone che rappresentiamo ed in generale per aumentare la reputazione pubblica dell’organizzazione, condizioni per meglio esercitare il proprio peso sociale e politico nella società per il bene delle persone che rappresentiamo.
All’inizio della sua attività sindacale, tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso, Mario è stato uno dei principali protagonisti della ricostruzione della presenza della CGIL nel mondo bancario vicentino, settore nel quale lavorava e dove la CGIL era stata respinta nel decennio precedente e dove si era radicato un forte sindacalismo autonomo, diventando Segretario Generale dell’allora categoria dei bancari della CGIL di Vicenza.
Chiamato in seguito in CGIL a Vicenza per le sue competenze professionali oltre che sindacali, Mario Balbo ha poi iniziato ad occuparsi di amministrazione. In questo ambito Mario ha dimostrato un altro suo tratto, quello della serietà e della responsabilità verso l’organizzazione. Con lui la nostra Camera del Lavoro è stata la prima in Italia a dotarsi di un’amministrazione centralizzata ed a pubblicare i propri Bilanci.
In conseguenze di questo risultato Mario venne anche inviato per un periodo, su richiesta dell’allora Segretario Generale della CGIL Luciano Lama, in Sicilia, per riorganizzare l’amministrazione della CGIL regionale.
Ricordo che quando Mario ti incrociava nella sede provinciale di via Vaccari la prima domanda era sempre: “Quanti nuovi iscritti?” E subito dopo chiedeva informazioni sulle vicende sindacali in corso, e chiedeva spiegazioni rispetto alle iniziative avviate ed anche rispetto al nostro magari mancato intervento, come se responsabile fosse proprio lui, e non la singola categoria o nostro servizio. Insomma, Mario si sentiva CGIL e quindi assumeva su di sé, emotivamente, politicamente e concretamente, i successi e le sconfitte dell’intera organizzazione.
Mario era anche molto attento verso le persone ed esigente, con se stesso e con gli altri. Ricordo anche recenti sue telefonate per invitarmi ad intervenire su qualche vicenda oppure per segnalarmi qualche situazione che meritava attenzione.
La quarta caratteristica di Mario e sicuramente quella della confederalità, cioè la centralità e l’attenzione alla dimensione politica e quindi generale della CGIL. Per Mario, come per tante altre militanti e tanti altri militanti sindacali, la sola azione sindacale non è in grado di difendere, promuovere ed affermare i valori e gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati, delle persone che cercano lavoro e delle fasce sociali più deboli che noi rappresentiamo. A fianco dell’azione strettamente sindacale è necessaria un’azione politica generale per affermare nell’insieme della società i valori della pace, della democrazia, dell’antifascismo, dell’uguaglianza, della libertà, della giustizia sociale, della solidarietà e dell’accoglienza, e per farlo occorre collaborare e stare a pieno titolo con le forze sociali e le forze politiche che condividono questa tavola di valori e questo “idem sentire”.
Infine, desidero ricordare due tratti personali di Mario che esulano dall’impegno sindacale e politico ma che sono stati importanti nella vita di Mario.
Mario Balbo era un credente, attento a quanto si muoveva nel mondo dei credenti e della Chiesa e desideroso di approfondire le letture delle Sacre Scritture. All’interno di questa ricerca merita di essere ricordata la sua amicizia con il teologo Giovanni Moletta, del quale è stato curatore di alcuni scritti.
E Mario era un appassionato sportivo. In gioventù aveva praticato a buoni livelli atletica leggera, successivamente ha giocato a calcio ed infine ha praticato tennis, fino a quando il corpo gliel’ha consentito.