La chiesa di San Faustino e Giovita. Una particolare storia per una chiesa che ha, a volte anche stravolgendo se stessa, scritto una pagina della storia di Vicenza. Magari non la “grande pagina” che Vicenza deve al Palladio, le cui più importanti opere hanno, però, come ideale centro propulsore, almeno geograficamente, proprio la facciata di San Faustino e Giovita. Ma forse non solo. Anche la storia di questi due santi, già soldati pagani, convertitisi e messi a morte. Una morte che li inseguì tra i tormenti per far cessare la loro vita.Messi in prigione per ordine di Adriano questi ordinò che fossero dati in pasto alle belve, ma queste rifiutarono di fare il loro lavoro e divennero mansuete tanto che l’episodio si trasformò in una campagna di adesione al cristianesimo. Allora vennero scorticati vivi e dati alle fiamme, ma nemmeno il fuoco riuscì a lambire le loro vesti. Ma mica i persecutori desistettero! Tutt’altro. Li imprigionarono a Milano, li torturarono per un po’ di tempo. Non piegarono la loro fede e quindi li mandarono a Roma. I romani non fecero di meglio che riportarli al pasto delle belve, in Colosseo, ma nemmeno questo servì. Ancora una volta le belve non li sfiorarono. Cosa dire e cosa fare? Secondo la moda del tempo se ne lavarono le mani e li spedirono a Napoli. Ancora torture ma niente da fare. Anzi i due santi fecero anche dei miracoli. Ad esempio calmarono una tremenda tempesta. I napoletani, impressionati, decisero di farla finita e se ne lavarono le mani rimandandoli a Brescia, che era la loro originaria città, e i Bresciani tagliarono, pragmatici, loro la testa. E così la vicenda finì. Momentaneamente. Perché nei secoli futuri sorsero chiese ad esaltazione del loro martirio e a Vicenza questo si realizzò alla fine del primo millennio, precisamente nel 970 .
Accennavo al fatto che la facciata della Chiesa dei Santi Faustino e Giovita (questo secondo santo se lo ricordano praticamente solamente gli storici) è al centro di uno spazio importantissimo, sia per i vicentini, sia per i visitatori, che sembra siano sempre di più. Eppure non è tenuta né la facciata né la Contrà Oratorio dei Servi, che apre la via alla conoscenza della città, in maniera adeguata alla sua lontana ma anche vicinissima storia, visto che questa mini piazzetta è stata recentemente dedicata a Goffredo Parise, scelta assai discutibile per tante ragioni compresa quella che almeno si sarebbe dovuto pensare almeno a ripulire la facciata della Chiesa prima di collocare le lapidi commemorative. Ma torniamo alla Contrà che ci porta, in un senso o nell’altro, alla Chiesa di san Gaetano di Thiene, oppure a Santo Stefano, Santa Corona, a San Vincenzo e quindi alla Basilica Palladiana e alla vicina Torre dei Tormenti che è lì non per caso. E ancora al Teatro Olimpico, alla Pinacoteca di Palazzo Chiericati e, ritornando sui propri passi, data un’occhiata alla Chiesa Metodista, eccovi, seppur sul retro, al convento di Santa Maria in Foro ovverossia dei Padri Serviti. Una serie di gioielli ai quali si potrebbe aggiungere molto altro. Il tutto, sempre partendo da San Faustino e Giovita in un raggio massimo di 200 metri. Esagerando un poco. Una passeggiata di pochi minuti. Salvo che non siate distratti, cosa che capiterà senza dubbio alcuno quando vi incontrerete, e sarà ineluttabile che ciò avvenga, scendendo per Contrà Oratorio dei Servi, pressappoco di fronte all’albergo a quattro stelle, gioiello della nostra ospitalità verso i foresti, con il monumento più evidente di quanti citati, e anche di quanti non citati ma esistenti. Un monumento alla civiltà moderna. Al nostro tempo che magari non ha prodotto chiese e palazzi straordinari pieni di opere d’arte e pregni di storia ma massicci cumuli di immondizie raccolte attorno ai totem della vita moderna. I cassonetti emblema attuale di una città (e di qualche amministratore) che io insisto a chiamare Vicenza città bellissima.