“La città di Vicenza”: la rivista di Rucco che Possamai non lascia, anzi…raddoppia

Anche a Porto Burci, luogo simbolo della sinistra, ora troneggia la stampa nata con la destra

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La città di Vicenza La rivista di Rucco distribuita a Porto Burci
La rivista di Rucco distribuita a Porto Burci

Il secondo numero del 2023 della rivista trimestrale “La città di Vicenza“, che secondo quanto riporta il sito del Comune è “stampata in circa 20 mila copie disponibili nelle edicole – reti diffuse in forma semplificata, negli sportelli comunali, nelle sedi delle circoscrizioni e nelle sedi della Biblioteca civica Bertoliana” è uscito ed è disponibile da venerdì 17 novembre.

Il primo numero del 2023 (il nono della giunta precedente) è uscito a marzo, quando ancora la città del Palladio era amministrata dal centrodestra di Francesco Rucco, fautore della suddetta rivista, contestatissima dall’allora opposizione, che nel frattempo, dopo le elezioni di metà maggio e conseguente ballottaggio, è diventata maggioranza.

Una rivista amica della giunta (qualunque essa sia)

E sono proprio gli assessori della giunta di Giacomo Possamai i protagonisti di questo numero di novembre mentre il primo cittadino è ancora silenzioso sui nostri quesiti: «Il Comune risponderà a domande su “La città di Vicenza”: per Rucco “Rivista a costo zero per il cittadino”, per Possamai “Da chiudere, è carta straccia” ».

Il giovane sindaco di centrosinistra non solo non è riuscito a stoppare la rivista, ma, a quanto pare, se ne giova, in quanto strumento utile per presentare e far conoscere i suoi assessori. Strumento che, in mano agli avversari politici, veniva però definito “carta sprecata per propaganda” (leggi La Città di Vicenza, Possamai: “In caso di vittoria lo chiuderò. Carta sprecata per fare propaganda” ).

La rivista criticata dal centrosinistra ora è usata dallo stesso centrosinistra

Sono sostanzialmente tre i punti critici di questa rivista, sollevati dallo stesso centrosinistra: il primo, già detto, il suo utilizzo come propaganda della giunta, il secondo, il fatto che dovrebbe essere a costo zero per il cittadino, ma, sempre secondo le critiche mosse dall’allora opposizione, non lo è, e terzo, il fatto che l’ideazione e l’attuazione della rivista sia in mano a TviWeb srl, società con sede legale a Brendola e operativa a Vicenza di cui è socio e consigliere di amministrazione Arrigo Abalti, storicamente vicino al centrodestra.

Il secondo numero è stato rimandato, e non ce ne sarà un terzo, almeno per quest’anno, ma alla fine, parafrasando Vasco, la rivista di Rucco è ancora qua, eh già. Ha lo stesso direttore responsabile di prima, e articoli non firmati. Rimangono quindi tutti i dubbi e le perplessità di prima, cioè una rivista usata per, ipse dixit, “propaganda”, oltretutto editorialmente legata agli avversari politici di Possamai. Ulteriori perplessità si aggiungono nel vedere “La città di Vicenza” distribuita al Porto Burci.

Un pacco di riviste “La città di Vicenza” avvistato a Porto Burci

Per chi non lo sapesse, Porto Burci, assieme al Centro Tecchio, è un luogo dedicato alla cultura, ai laboratori, ai dibattiti, alla musica, gestiti da una rete di associazioni, quali Arci servizio civile, Legambiente, circolo Cosmos (che a sua volta è legato a Fornaci Rosse, associazione di cui fanno parte sia l’assessore Leonardo Nicolai che la consigliera Martina Corbetti), Arciragazzi e Nondallaguerra, in collaborazione con l’ufficio delle politiche giovanili.

Al Burci a luglio è stata organizzata l’iniziativa della ‘pastasciutta antifascista’, bersaglio di uno striscione dell’organizzazione di estrema destra MIS, che nel corso del 2023 ha aperto due sedi a Vicenza, risollevando la questione della clausola antifascista che comunque riguarda la concessione di spazi pubblici e che, a quanto ci risulta, non è ancora stata ripristinata,. come promesso, da Possamai (la cui vittoria peraltro è stata festeggiata proprio al Burci, oltre che nella sede elettorale di San Felice). Stiamo parlando, senza tanti giri di parole, di un luogo di sinistra, che oggi sbandiera la stessa rivista di Rucco, che la medesima sinistra voleva e doveva chiudere.