La conferma delle accuse di stupro in Congo da parte del personale dell’Oms

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Stupro in Congo da parte del personale dell’Oms
Stupro in Congo da parte del personale dell’Oms

(Fonte The Vision) Dopo un anno di indagini da parte di una commissione di inchiesta indipendente sono state confermate le accuse di violenze sessuali e stupri a carico di diversi dipendenti dell’Oms impegnati in Congo durante l’epidemia di ebola. Gli abusi sessuali, avvenuti in Repubblica Democratica del Congo tra il 2018 e il 2020, sono stati denunciati per la prima volta nel settembre 2020 dalla Ong The New Humanitarian e dall’agenzia stampa Reuters.

Secondo le testimonianze raccolte dagli operatori umanitari e dai giornalisti, più di 70 donne sono state stuprate da dipendenti dell’Oms, in particolare nell’Est del Paese. Nel rapporto finale pubblicato martedì dalla commissione di inchiesta le denunce sono state confermate: 83 persone, tra cui 21 dipendenti dell’Organizzazione mondiale della Sanità, hanno compiuto abusi sessuali di vario genere. Il documento parla nello specifico di nove stupri compiuti da personale dell’Agenzia Onu sia congolese che di altre nazionalità. Le vittime delle violenze hanno raccontato di essere state ricattate per avere lavoro in cambio di sesso, o di averlo perso dopo essersi rifiutate. In alcuni casi di violenza, le vittime sono anche rimaste incinte e costrette ad abortire. “La prima cosa che ci tengo a dire alle vittime e alle persone sopravvissute è che mi scuso. Mi scuso per ciò che avete dovuto subire a causa di persone impiegate dall’Oms per essere al vostro servizio e per proteggervi”, ha commentato il Direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus.