La crisi di Salvini, Ilvo Diamanti su Repubblica: leader senza territorio, ma consenso in Lega superiore di quasi 20 punti rispetto a Zaia

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Salvini e Zaia
Salvini e Zaia

È passato un anno da quando Matteo Salvini, il Capitano della Lega, ha cercato e provocato la crisi del governo giallo-verde, di cui era socio fondatore. Oggi, un anno dopo, le cose sono cambiate. Il governo giallo- verde è stato rimpiazzato dal governo giallo-rosso (o meglio, rosa). Mentre il grado di consenso verso i principali attori politici è mutato. Per misura e proporzione. Un anno fa, alle elezioni Europee, la Lega aveva ottenuto un risultato eclatante. Oltre il 34%. Primo partito in Italia. Tutti gli altri, a in-seguire. Compresi gli, allora, alleati del M5S. Scesi al 17%. Circa la metà rispetto alle Politiche del 2018. È questa la ragione principale che ha indotto Salvini, in agosto, a rompere il “legame” fra Lega e M5S per reclamare nuove elezioni, con l’alibi del voto sulla TAV. Ma, in effetti, il leader leghista contava di sfruttare subito e al meglio l’onda dell’opinione pubblica a lui favorevole. Evitando, al contempo, i rischi della manovra finanziaria, prevista in autunno. Non è andata così, come sappiamo. E oggi Salvini si trova ad affrontare una fase difficile. Sottolineata dai sondaggi, che segnalano un calo significativo dei consensi “elettorali” per la Lega e “personali” per Salvini. Rispetto a luglio 2019, infatti, la “stima elettorale” della Lega è calata sensibilmente. Dal 34-35%, di un anno fa, è scesa al 29% a marzo 2020 e ancor più in seguito. Fino ad attestarsi intorno al 25-26%, negli ultimi mesi. Una parabola che si riproduce nell’indice di popolarità del suo Capo. La fiducia verso Salvini, infatti, dopo aver superato il 50% un anno fa, in seguito ha ripiegato fino a scendere, negli ultimi mesi, sotto il 40%.

Le ragioni di questo declino sono diverse, accennate in altre occasioni.
La prima causa, già evocata, richiama la scelta di rompere l’alleanza con il M5S. Per andare rapidamente a nuove elezioni e intercettare il clima di fiducia e di consenso a proprio favore. O comunque, per esercitare la professione politica che alla Lega di Salvini (e non solo) riesce meglio. L’opposizione. Tanto più nel clima anti-politico che incombe sul Paese. Da tempo. Ma quel clima è cambiato profondamente e all’improvviso dopo l’irruzione del virus. Il Covid è, forse, il principale fattore di stress per la Lega di Salvini. Perché ha “oscurato” gli altri motivi di paura, agitati dalla Lega, per attrarre gli elettori. Per primo, gli immigrati. L’emergenza generata dal Covid, inoltre, ha accentuato la coesione fra i cittadini. Li ha spinti a stringersi intorno al “Capo del Governo”. Mentre ha spinto ai margini chi fa “opposizione”. In modo aperto e anti-politico. Come la Lega di Salvini.
A questi problemi di “sistema”, se ne aggiungono altri, più “interni”. Allo schieramento politico. E al partito.
Salvini, infatti, ha ridisegnato l’identità delle “leghe” precedenti. È andato ben oltre le “leghe regionaliste” delle origini. Ma ha ridimensionato anche la Lega Nord per l’indipedenza padana. La “sua” Lega è un partito Nazionale, che guarda apertamente a Destra. Come il “Front (oggi Rassemblement) National” di Marine Le Pen, sua amica e alleata in Europa. È la Lega di Salvini: “Noi con Salvini”. Un “partito personale”. Senza territorio. In questo modo, il Capitano ha trainato il suo partito dal 4% ben sopra il 30%. In pochi anni. E alle Europee ha “sfondato” nelle Regioni (un tempo) “rosse”: Umbria, Emilia-Romagna e Toscana. Dove, non per caso, oggi appare più “apprezzato” che a Nord. Un segno, peraltro, che la Lega sta perdendo le radici e le basi “storiche” del consenso. Per questo, deve affrontare la concorrenza del partito che interpreta in modo più esplicito il sentimento di Destra (Nazionale). I Fratelli d’Italia. Un partito che ha visto crescere i propri consensi intercettando una quota significativa di elettori della Lega. Il 19% di quanti avevano votato per la Lega alle Europee oggi afferma che voterebbe per i Fratelli d’Italia (sondaggi Demos).
Infine, Salvini deve affrontare problemi interni al “suo” partito. Negli ultimi mesi, in particolare, è cresciuto il favore verso Luca Zaia. Presidente del Veneto. Militante storico del Movimento. Dai tempi della Liga Veneta. Berlusconi, nel 2017, lo candidò come leader del Centrodestra. La sua popolarità, negli ultimi anni, è cresciuta notevolmente. Non solo in Veneto, dove supera largamente l’80% di fiducia fra i cittadini. Ma anche in ambito nazionale. Sostenuto e favorito dall’efficacia dimostrata di fronte al Covid. Ben diversa rispetto ad altre regioni. In particolare, la Lombardia. Patria di Salvini. Così il Capo della Lega Nazionale oggi deve affrontare alcune sfide importanti e insidiose. Tuttavia, questo è un periodo politico complicato, per il Paese. L’elettorato è sempre più incerto e instabile. In pochi anni ha cambiato orientamento in modo profondo e rapido. Potrebbe avvenire ancora. Anche perché gli altri soggetti politici non stanno molto bene. Il M5S, soprattutto. Lo stesso PD, oggi, insegue. Mentre la Lega, per quanto in calo, è ancora davanti a tutti. Infine, Matteo Salvini. La sua popolarità è diminuita sensibilmente. Ma rimane, comunque, il Capitano del primo partito in Italia. Fra gli elettori della Lega, il consenso nei suoi confronti è pressoché totale. Superiore di quasi 20 punti, rispetto a Zaia. Che è il leader preferito dagli elettori degli “altri” partiti.
La realtà reale è che Salvini e la Lega rappresentano bene la politica di un Paese spaesato, che ha perduto le sue radici. Senza riferimenti comuni. E senza divisioni con-divise. Per questo la politica (non solo) in Italia è imprevedibile. Possiamo al massimo (in)seguirla. Osservarne e raccontarne storie, personaggi e interpreti. Come tento di fare da tempo.

Con crescente difficoltà.

di Ilvo Diamanti da laRepubblica


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