La Borsa boccia Ieg e ufficializza i danni causati da Variati: ha ceduto Fiera di Vicenza valutata 21 mln per il 19% di carta straccia. Ora Rucco li valuti insieme alle responsabilità dei “vicentini” in cda Marzotto e Cavalieri

591

Durante l’era comunale a gestione monocratica di Achille Variati, attorniato da un gruppo di assessori e consiglieri comunali per la gran parte acefali e/o inermi (non ce ne vogliano ma, se avessero avuto cervello e/o carattere, meriterebbero ora un attributo ben peggiore), Vicenza ha subito una serie notevole di danni: per colpe indirette di complice miopia, uno su tutti è stato quello della Banca Popolare di Vicenza, mentre per scelte dirette l’esempio più chiaro è quello della “cessione” della Fiera di Vicenza (nella foto Variati, Marzotto e Cavalieri nel consiglio comunale che brindò alla cessione di fatto della Fiera di Vicenza a Ieg, ndr).

Variati & c. accettarono da Ieg e festeggiarono come un affare  una contropartita in carta, il 19% delle azioni del gruppo riminese, invece che i 21 milioni sonanti di valutazione di quella quota minoritaria, quota, lo avevamo subito detto, ininfluente in tutto se non nell’assegnare due poltrone nel cda affidate all’uomo immagine Matteo Marzotto, che, boss per anni a Vicenza, è stato subito ridimensionato a Rimini fino alla suo annuncio di dimissioni anticipate rispetto alla sua “dismissione” preannunciata da Francesco Rucco, e a Luigi Dalla Via, noto esperto di… fiere in quanto ex sindaco di Schio, poi sostituito dall’ex assessore al bilancio e partecipate nel Variati 2, Michela Cavalieri, che con Marzotto aveva sponsorizzato la… “delocalizzazione” della Fiera a Rimini, dove il terreno era stato preparato da Umberto Lago, che da ex assessore a Vicenza nel Variati 1, anche lui al bilancio e alle partecipate, e da amministratore unico, poi, di Rimini Holding, conosceva tutti i suoi polli e galli.

La fallita quotazione in borsa ufficialmente viene ascritta alla sfavorevole situazione del mercato azionario ma non le sono estranee le paginate, a pochi giorni dalla tentata quotazione, soprattutto su La Stampa ma anche su Rimini Duepuntozero.it  che hanno evidenziato, cattive, notizie (“il 42.5% delle azioni a garanzia debito con Unicredit… allegra gestione Fiere di Rimini e Vicenza“), che molti attribuiscono maliziosamente all’entourage dell’esautorato Marzotto e del suo fido dg fin dai tempi dorati di Vicenza, Corrado Facco, già messo a riposo sull’Adriatico e contro il cui effetto dirompente ben poco ha potuto la replica di Ieg affidata a una “lettera ai dipendenti” dell’Ad Ravanelli.

Se da un lato il flop della mancata quotazione ufficializza i danni causati da Variati, che ha ceduto la Fiera di Vicenza valutata 21 mln per il 19% di quella che ora, almeno per la Borsa, è carta straccia e se ora Rucco dovrà valutare nelle opportune sedi e non solo in quelle politico amministrative oltre a quelle della giunta Variati anche le responsabilità aggiuntive dei “vicentini” in cda, prima e fino a pochi giorni fa Marzotto e poi Cavalieri, dopo aver dichiarato poco fa esplicitamente che “non siamo stati coinvolti, ma neppure la rappresentanza vicentina in Ieg ha ritenuto doveroso tenerci informati su ciò che stava accadendo” anche se non è chiaro se oggi si riferisse a questi giorni (Michela Cavalieri lo ha prontamente smentito con una nota) o a quelli che hanno portato alla formulazione del progetto fallito di quotazione… 

Ma vediamo di toccare, facendo riferimento al prospetto informativo pre mancata quotazione, e seguendo la numerazione delle sue pagine e non l’importanza dei singoli punti, alcuni degli aspetti più oggettivi (alcuni centrali, altri di contorno ma significativi) alla base del pasticcio che potranno essere utili anche all’attuale amministrazione per le sue future, ma ci auguriamo prossime, decisioni tra cui eventuali azioni di responsabilità almeno verso  il ramo vicentino del cda.
1) Innanzitutto si capisce che, al di là dei paroloni (punto 2 di pagina 2) circa lo sviluppo futuro, la cosa che premeva  al socio principale di IEG, Rimini congressi srl, e che interessava primariamente, prima di qualsiasi altra questione, era realizzare 18 milioni (per ripagare la metà del debito con Unicredit che a sua garanzia detiene il 42.5% delle quote di Ieg in capo a Rimini Congressi?), realizzo affiancato dalla vendita delle azioni da parte del socio Salini Impregilo. Solo dopo questi due realizzi si sarebbe proceduto all’ipotizzato aumento di capitale. Certo che stante la situazione finanziaria della società (qui a confronto con le fiere di Milano e Bologna), vendere prima dell’ingresso di risorse fresche pareva una forzatura o comunque una operazione non nell’interesse della società come da pagina 2
2) Il derivato con BPVI (pagina 29)  di origine Fiera di Vicenza ha comportato un costo di 804.000 euro nel primo semestre 2018, un costo esagerato. Si tratta di un derivato che BPVi fece sottoscrivere a suo tempo per la costruzione del padiglione 7 della Fiera di Vicenza a condizioni che potrebbero anche non essere state di mercato, ma nessuno le ha mai valutate. Certo che ora ha un costo annuo di oltre 1,5 milioni. Dettagli del derivato sono a pagina 66 e del finanziamento a pag 185 

3) Posizione finanziaria netta, al 30 giugno 2018, negativa per 81 milioni, contro i 53 al 31 dicembre 2017.  L’aumento è dovuto ad investimenti, mobiliari e immobiliari, nei padiglioni di Rimini e al debito contratto per distribuire il dividendo 2017 (pag. 39) 

4) Gran parte delle azioni in mano al socio principale, Rimini congressi srl, il 42,57 %, avrebbero avuto un voto doppio essendo detenute per almeno 36 mesi alla data del prospetto ed avendone fatto richiesta secondo le procedure previste (cosa non fatta da altri soci e perché?); le altre quote del 22,50% avrebbero superato il periodo successivamente (vedere vedere pag 258-259- 260).  Quindi, Rimini Congressi col 42,57% del capitale avrebbe esercitato il 75,50% dei voti complessivi finali in Assemblea (la partecipazione residua del 22.50% avrebbe avuto accesso a questo raddoppio entro il 22 giugno 2020). Non si capisce perché non venga detto nulla su Vicenza Holding, che detiene il 19% vicentino di IEG, sul perché un analogo diritto non sia stato esercitato dalla stessa tramite i suoi rappresentanti in cda, Marzotto e  Cavalieri, o sul perché non fosse stata formulata la regola in maniera più equa anche per Vicenza, nel caso ne fosse penalizzata. Comunque si tratta di una norma legalmente ammessa ma di cui qualcuno, a Vicenza, non si è accorto, perché il voto doppio per chi detenesse le azioni per almeno 3 anni, pregresso compreso, era una possibilità indistinta, ma guarda caso al momento la condizione di richiesta di iscrizione all’Elenco speciale  era rispettata solo dal socio Rimini congressi srl. In pratica l’assenza di richieste di maggiorazione da parte di altri azionisti, come Vicenza Holding, eventualmente legittimati ne avrebbe dimezzato il peso rendendolo apri a quello dei nuovi eventuali azionisti mai arrivati anche perché avrebbero contato la metà di quanto avrebbero versato. Ma il sindaco di Vicenza non aveva detto che andava tutto bene? 

5) Il mutuo di BPVi ora Intesa Sanpaolo, originato per 40 milioni per Fiera di Vicenza nel 2008, è garantito da una ipoteca per 84 milioni (pag 59), come scritto Unicredit ha in pegno il 42,5% di Rimini Congressi (quello a voto doppio?) mentre non è dato sapere che tipo di garanzia e impegno riguardi un altro finanziamento di BPVi al Palacongressi di Rimini, altro socio di Ieg, 

6) Le dimissioni del Presidente dell?Organismo di vigilanza, la vicentina Claudia Perucca Orfei,  sono indicate a pag 70-71, ma senza alcuna enfasi pur essendo gravi: “in data 28 settembre 2018 sono pervenute le dimissioni dell’Avv. Perucca Orfei, aventi efficacia alla scadenza del periodo di preavviso di tre mesi, che ha motivato la propria decisione ritenendo “compromesso il necessario rapporto di fiducia con l’organo amministrativo“.

7) Del Centro Congressi di Vicenza se ne parla solo incidentalmente a pag.146 dove si fa cenno al diritto di superficie concesso da Provincia, Comune e CCIAA di Vicenza come da noi denunciato in passato visto che tali enti sono proprietari della struttura costata a suo tempo 15 miliardi di lire e costruita con contributi pubblici. Il centro congressi era concesso in comodato alla vecchia Fiera di Vicenza spa, che l’ha girato a Ieg, per 30 anni con un presumibile danno erariale, da nessuno ancora rilevato: IEG vende gli spazi e organizza convegni (pagine 108-110) con nessun ritorno economico per gli enti proprietari. In ogni caso non pare che il contratto di comodato sia citato tra i principali contratti, e non se ne comprende la ragione .

Ma se come Ieg continua a dire che nonostante il fallimento della quotazione in Borsa si va avanti, lo squilibrio finanziario della società che, contro carta, ha inglobato la Fiera di Vicenza, è dichiarato e certamente non potranno più essere distribuiti dividendi, che non a caso sono stati pagati per il 2017, scatenando la claque di Otello Dalla Rosa & c., contraendo nuovo debito, né a breve si potrà ritentare la scalata in Borsa.

Serviranno, quindi, per ridurre l’indebitamento complessivo e a supporto dei piani industriali impostati, tra cui 30 miliardi di investimenti a Vicenza, nuovi e tanti denari.

Dando per certo che Vicenza Holding per la sua parte non potrà né vorrà metterli tanto più che, razionalmente e anche dando ascolto ai nostri warning, Francesco Rucco, come sindaco e presidente della provincia di Vicenza, si riprometteva di monetizzare le quote da lui “gestite” cedendole alla Camera di Commercio, che ora non potrà più acquistare perché non c’è un prezzo logico di riferimento e, anzi, sono evidenti le falle finanziarie, e Ipotizzando che di certo Rimini Holding è già di suo molto indebitata o IEG cerchrà nuove fusioni con realtà più solide se ce ne sono (Bologna) per almeno frenare la discesa o dovrà cercare compratori a un prezzo per loro conveniente.

Che mai significherà per Vicenza recuperare i 21 milioni di sola carta che ha in tasca in cambio della sua Fiera grazie a scelte passate scellerate, iniziate con l’eccessivo indebitamento dell’ente vicentino e culminate nella decisione di nasconderle dietro la cessione a un gruppo che non sta meglio ma che ora almeno ha di sua proprietà la fiera che Vicenza ha perso. Definitivamente e senza incassare se non altri problemi.

Sulla base di quanto avvenuto il sindaco Francesco Rucco, dovrebbe attivarsi per chiedere apertamente i danni per la spesa sostenuta (parrebbe 1.5 milioni di euro) per il tentativo di sbarco in Borsa; soprattutto, poi, per il danno di immagine, che diventa danno di valorizzazione delle proprie quote, per la mancata quotazione a causa anche di clausole di voto doppio per certe azioni non gradite dagli investitori cercati e dannose per Vicenza; per la condizione di privilegio per Rimini fissata dalla priorità della vendita per 18 milioni di euro delle quote di Rimini Holding; per la sottovalutazione dell’effetto delle dimissioni della Presidente dell’Organismo di vigilanza.

Ma se, in sintesi, l’operazione quotazione, vista da un “vicentino qualunque” non affetto da cecità, appariva fatta per far portare a casa, riminese, soldi con almeno 18 milioni a Rimini congressi srl la quale, per giunta, avrebbe avuto voti doppi, i due vicentini in cda scelti da Achille Variati, dimessisi o meno ma non relazionatisi con Vicenza Holding (Comune, provincia e CCIIA di Vicenza), sono rimasti immobili/inconsapevoli di fronte a quanto stava avvenendo non incidendo, per lo meno pro Vicenza, sull’operazione proposta. 

L’abbandono o l’insufficiente cura del loro ruolo è la prova provata dell’operato criticabile di questi soggetti e della responsabilità, non solo politica, di chi li ha nominati. Per cui i soci vicentini, dovrebbero attivare una azione di responsabilità anche o almeno nei loro confronti.