Fiera di Vicenza e mancata quotazione di Ieg: la via della monetizzazione del contratto e/o del suo annullamento perché sottoscritto in “nota situazione di difficoltà finanziaria”

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Rucco, Cagnoni, Ravanelli e Fiera di Vicenza di Italian Exhibition Group
Rucco, Cagnoni, Ravanelli e Fiera di Vicenza di Italian Exhibition Group

Su quale binario morto se non marcio si sia avviata l’operazione del conferimento di Fiera di Vicenza alla neo costituita Ieg di Rimini in cambio di un 19% di carta a fronte del valore fissato agli atti di circa 21 milioni di euro, oggi di fatto annullati a causa della bocciatura della quotazione in Borsa della società riminese, è sotto gli occhi di tutti, in primis di Francesco Rucco, sindaco e presidente della provincia e, quindi, detentore per loro conto di due terzi, con il restante terzo in mano alla Camera di Commercio di Vicenza, di Vicenza Holding spa a cui appartiene quel 19%. Cosa fare oltre che criticare le passate decisioni di chi in Comune e Provincia, col supporto di tal Matteo Marzotto, decise l’improvvido conferimento, cioè Achille Variati?

Semplice, anche se più complesso di quanto ci siamo permessi di consigliare a Rucco (sotto il titolo “Il futuro di Aim Vicenza senza che i vicentini la perdano è in un menage a trois con Agsm e Ascotrade. Per Rucco l’alternativa è bissare l’azzeramento di Fiera di Vicenza in Ieg“) per evitare che con Aim “conferita” in minoranza ad Agsm si ripeta il flop della Fiera.

Ci rivolgiamo anche questa volta, prima ancora che al politico, all’avvocato Rucco esperti come siamo anche noi di legali viste le 8 cause intimidatorie che, dopo le precedenti, tipicamente vinte, stiamo subendo da parte di personaggi del calibro di Zonin, Zigliotto, Zaia, Donazzan, Jannacopulos…

Ebbene il consiglio provinciale di Vicenza e quello comunale del capoluogo deliberarono, usiamo, una per l’altra, la formula “provinciale” come esempio, “di dare avvio al processo di aggregazione tra la Fiera di Vicenza Spa e Rimini Fiera Spa” sulla base di una serie di adempimenti tra i contraenti tra cui “l’impegno delle parti alla richiesta di ammissione alla quotazione sul mercato AIM Italia
entro il 2017 o sul mercato MTA entro il 2018
“.

Visto che la richiesta di ammissione sul mercato MTA è stata bocciata per errori evidenti della maggioranza riminese, che nessuno spazio ha concesso alla minoranza vicentina (nell’immagine da sinistra il sindaco-presidente della provincia di Vicenza, Lorenzo Cagnoni e Ugo Ravanelli, presiedente e Ad di Ieg), chiediamo, allora, all’avvocato e al sindaco/presidente Rucco

1 – se non si senta in diritto, moralmente verso i consiglieri provinciali e comunali e, quindi, verso i cittadini della provincia e del capoluogo e legalmente verso la proprietà riminese, di ricontrattare il ferale accordo dell’era Variati e/o di contrattare, dopo aver perso il controllo della Fiera di Vicenza, l’uscita dall’impasse monetizzando con i 21 milioni di euro fissati come valore di ingresso quel 19% di carta ora senza più “quotazione” concreta come dimostra anche lo stop al progetto di cessione del 66% di Vicenza Holding alla camera di Commercio di Vicenza per impossibilità di “fare il prezzo”

2 – se, in caso di esito negativo delle trattative di cui al punto 1, non possa impugnare integralmente il contratto visto che è stato sottoscritto in condizioni di “nota situazione di difficoltà finanziaria” per la Fiera di Vicenza come evidenziato nelle stesse delibere di via libera all’operazione sul doppio fronte berico. Queste motivavano le scelte relative come obbligate anche in base a “un elevato indebitamento (di Fiera di Vicenza, ndr) sul totale dei ricavi, destinato a incidere negativamente sulla redditività caratteristica nei prossimi anni…” e estese addirittura a dover prorogare “il termine di scadenza delcontratto di comodato gratuito del Centro Congressi al 31/12/2050” a favore di Ieg. Il Centro Congressi, “costruito dalla Regione Veneto (con fondi europei, ndr) su suolo di proprietà dell’attuale Fiera di Vicenza S.p.A.“, infatti, come da noi denunciato in passato in tempi non sospetti e come riportato nelle delibere, “il 12 giugno 2000 è stato assegnato in proprietà indivisa alla CCIAA, al Comune di Vicenza e alla Provincia di Vicenza” mentre “il 26 aprile 2002 i tre proprietari lo concedevano in comodato alla società (Fiera di Vicenza, ndr) sino al 26 aprile 2015“, termine poi esteso al 12/06/2030. Se all’epoca di questa proroga i tre proprietari del Centro erano ancora proprietari della Fiera comodataria l’ulteriore proroga gratuita, come detto, al 31 dicembre 2050 è avvenuta quando tale proprietà da parte dei tre enti vicentini è cessata e l’utilizzazione del centro pubblico vicentino per l’81% è a beneficio i proprietari diversi.

Tanto per dare riferimenti pratici sul punto 2, e fermo restando che il punto 1 ci pare prioritario e più che, doverosamente, percorribile per non subire senza danni pubblici (ed erariali) scelte altrui, il 21 novembre scorso Urbano Cairo, l’editore azionista di controllo di Rcs, è ricorso ad un arbitrato per chiedere l’annullamento della vendita delle sedi storiche dell’azienda in via Solferino e San Marco al fondo Blackstone, che nel 2013 le aveva acquistate per un importo di 120 milioni di euro.

La motivazione dell’arbitrato? La vendita sarebbe stata ottenuta in condizioni di “nota situazione di difficoltà finanziaria“…