La fortuna dei gilets gialli. Per le vie di Parigi è scoppiata la lotta di classe.

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Sono perfettamente inscritti nella tradizione politica francese: dalle Jacqueries, ai Sans-culottes, al Boulangismo, al Poujadismo, ai Bonnets rouges, i berretti rossi della Bretagna. I ?Casseurs? di Parigi, ovvero i ?Gilets jaunes?, hanno sbalordito i sociologi per la loro capacità di organizzarsi. Jacline Mouraud, fisarmonicista bretone con uno stipendio minimo e precario, è uno dei leaders porta-parola dei giubbotti gialli. Lo sono anche Priscillia Ludosky, che ha lanciato una petizione su ?change.org? con più di un milione di firme, e Eric Drouet, un autista che ha avuto l?idea di bloccare le strade di Francia.


Più che la composizione dei manifestanti, bollati semplicemente come anarchici, ciò che sbalordisce è lo straordinario consenso che hanno raccolto: più del 70% dei francesi sono con loro, e più nei piccoli centri che nelle grandi città; un po? meno a Parigi costretta a pagare la furia degli scontri. La composizione politica del consenso è totalmente bipartisan, leggermente più nutrita all?estrema destra, ma altrettanto cospicua a sinistra. Né si può dire che i Gilè non abbiano raccolto consenso fuori della Francia: il seguito che i giubotti gialli sono riusciti ad avere in Belgio è riuscito a clonare il movimento a Bruxelles, così come ha fatto in Germania, in Serbia e in Bulgaria.

Il governo di Macron ha tentato per settimane di non riconoscere la valenza politica dei manifestanti ed ha evitato il confronto, tanto che ancor oggi cerca di declassare i Gialli a meri violenti. Questo atteggiamento dimostra quanto l?Eliseo sia distante dal sentimento popolare, testimonia l?abusività della classe politica al governo, e forse anche l?inadeguatezza del sistema elettorale francese. Ma è anche la prova di una politica europea completamente antidemocratica, che amministra incontrastata il continente assieme al potere finanziario. L?estrema impopolarità del governo francese e della Commissione europea ne sono la dimostrazione.

Insomma, pare che la lotta di classe sia esplosa malgrado nessuna avanguardia operaia abbia preparato l?ordigno, pure se nessuna forza politica o sindacale abbiano predisposto un programma adeguato di partito o una piattaforma di rivendicazione. Le istituzioni democratiche, da molto tempo occupate dalla classe dominante, non sono state capaci di intercettare i bisogni della gente, e a dire il vero, non si sono curate di farlo. Nelle richieste dei Gilè che circolano in rete non c?è una sola richiesta civile, al pari delle istanze politiche a cui ci aveva abituato la sinistra di tutta Europa, in specie quella italiana. I desiderata dei Gialli sono tutti economici e sociali.

Non è escluso che possa essere proprio l?Italia uno dei detonatori della protesta francese. Non è escluso che l?atteggiamento del nostro governo contro lo strapotere dei commissari europei, e l?attenzione che la coalizione giallo-verde dimostra verso i bisogni popolari possano essere serviti da lievito inconsapevole. Fatto sta che tutta l?Europa è in subbuglio; persino la Spagna di Pedro Sánchez, che si vantava di aver composto col suo governo la finanziaria più a sinistra della storia, ha subito in Andalusia un crollo storico del PSOE.

Ma dal canto suo l?Italia con le speranze degli italiani non è più come nei giorni successivi alle elezioni del 2013, quando c?è stato un più che percettibile moto popolare contro i vertici politici. Il successo attuale del M5S ed ora, come dai sondaggi, anche della lega, ha imbrigliato la protesta spontanea in un percorso di riforme. In Italia la rifondazione della democrazia e del patto di cittadinanza pare godano la migliore salute tra tutti i grandi paesi europei. L?eccezionale stagione di partecipazione politica inaugurata dai 5 stelle, e le speranze dei cittadini che la coalizione di governo consente di allevare, stanno tenendo le strade sgombre dai gilet gialli e relegano nei talk show il dissenso delle opposizioni.

Ma sarà un momento passeggero. La vastità delle promesse tradite che ci avevano fatto il capitalismo e la democrazia, la fiducia che avevamo riposto nei rappresentanti politici, sono destinate ad esplodere. Purtroppo nell?epoca di internet a molta gente viene concessa una leggera coscienza dei problemi sociali e delle contraddizioni che la opprimono. E questa coscienza è fulminea ed efficiente, capace di superare le strutture democratiche e scatenare la rivolta. Poiché la lotta di classe così com?è servita a edificare la civiltà, può essere anche il più potente motivo di distruzione dell?ordine sociale, la causa che può ribaltare il tavolo del gioco e sparigliare le carte, se non vengono rassicurate tutte le ragioni del consenso, se non sono ricostituite tutte le possibilità offerte dalla democrazia.