“La fotografia della giustizia”, 4° Rapporto. Bonomo (Confartigianato): “un piano straordinario, non a costo zero”

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Agostino Bonomo, presidente Confartigianato Imprese Venete
Agostino Bonomo, presidente Confartigianato Imprese Venete

“Per rilanciare il Paese è necessario riformare la Giustizia civile”. A ribadirlo è il Presidente di Confartigianato Imprese Veneto Agostino Bonomo che approfitta della 4° fotografia annuale della Giustizia in Italia “scattata” dall’ufficio studi della Federazione, per una riflessione su uno dei più importanti asset del Paese. “Se c’è un punto su cui tutti i 27 paesi membri, si sono trovati d’accordo è che i fondi UE messi a disposizione dal Recovery Fund debbano essere utilizzati non solo per uscire dalla crisi da coronavirus ma anche per aumentare le potenzialità di crescita dei paesi beneficiari intervenendo sulle loro debolezze strutturali. Questa volta l’enfasi è davvero sulla crescita e quindi la questione centrale diventa la qualità della spesa e delle riforme, tra le quali per l’Italia non potrà mancare quella destinata alla riduzione dei tempi della giustizia (sia penale che civile)”.

“E’ impensabile -prosegue Bonomo- che, rispetto ad esempio ad altri Paesi come la Francia o la Germania che hanno introdotto in anni recenti riforme significative, il nostro codice civile risalga al 1942 e non si abbia ancora la forza, la volontà, la capacità di riformarlo in modo organico. La crisi Covid deve diventare l’occasione per imprimere un’accelerazione ad alcune prassi e modelli organizzativi da applicare in futuro come, ad esempio, il consolidamento della digitalizzazione del processo, anche di quello penale, nel rispetto dei diritti fondamentali che lo governano. Insomma la Giustizia sia una delle prime sfide del governo nell’era post- Covid anche per impedire, aggiunge Bonomo, che imprenditori senza scrupoli si infilino nelle sacche di tensioni e difficoltà generate dalla crisi”.

La fotografia (penale e civile)

I dati 2020 mettono in luce in regione un ulteriore piccolo miglioramento dovuto più alla efficienza degli addetti ai lavori ed alla dinamica della società civile che dal progresso del sistema giustizia: il numero dei giudici fa un passo indietro e cala di 4 unità (-2 giudici ordinari e -2 onorari), il tasso di scopertura (la differenza tra quelli previsti e quelli effettivi) torna ai livelli di due anni fa al 12,1%. Cresce anche a livello italiano 15% (era il 12,7% nel 2019). Il numero di imprese che “gravano” su ogni giudice è leggermente cresciuto passando da 1.321 a 1.333 (+0,9%). Un dato altissimo rispetto alla media nazionale di 901 ed il 3° peggiore in Italia. Il “peso” delle imprese che grava sul distretto giudiziario di Venezia è 3,7 volte quello che si registra a Reggio Calabria. Ancora peggio nel caso degli abitanti il cui “peso” in Veneto per ogni giudice è di 13.482, valore che ci porta dal terzo al secondo peggior dato italiano e, sempre rispetto a Reggio Calabria 3,6 volte in più.

La Giustizia Civile – resta scoraggiante anche la fotografia sulla giustizia civile e del lavoro, che riguarda più da vicino le imprese. L’anno sembra essere trascorso senza grandi miglioramenti. I 239 giudici effettivi (ordinari ed onorari) del Veneto ad esse dedicati (tasso di scopertura 10,9%) hanno dovuto far fronte ad un bacino di 20.112 abitanti ciascuno (+34,1% rispetto ai 15.001 della media Italia) ed a 1.989 imprese, il 3° valore più alto in Italia dietro al distretto giudiziario di Brescia (2.015) e Torino (2.038 che include però anche la Valle d’Aosta) e +31,4% rispetto alla media. Magistrati che lavorano però con elevata efficienza dato che le cause pendenti per tribunale a fine 2019, sono ben al di sotto della media (12.196 contro le 14.215 nazionali) e in totale scendono da 5 anni: siamo passati dalle 113.967 del 2015 alle attuali 85.373 con una contrazione del 25,1% (-9% solo nell’ultimo anno). Ad aiutare questo snellimento anche la minore litigiosità dei veneti che si esplicita in un calo costante delle cause aperte nell’anno passate dalle 143.399 del 2014 alle 111.328 del 2019.

Il vero dato incoraggiante che emerge dall’indagine è la contrazione della durata dei procedimenti civili (di primo grado) accorciatasi in regione, nell’ultimo anno, di 18 gg (259 giorni) un dato molto buono rispetto alla media italiana di 356. Cittadini ed imprese devono attendere il 25% di tempo in meno qui da noi -tre mesi in meno- per avere una sentenza, ed 1 mese in meno di 3 anni fa. Risultati non banali che contribuiscono a rendere il nostro territorio attrattivo per insediamenti produttivi e imprenditoriali in genere.

Giudici di pace – Peggiora, invece che migliorare, questo aspetto della giustizia civile. Rispetto allo scorso anno aumenta il già grande problema del tasso di scopertura che cresce di 2 punti percentuali (61,9%). Dei 105 giudici di pace previsti in pianta organica (effettivi sono solo 40) e a livello nazionale va pure peggio con il 66,1% di carenza (1.192 operativi su 3.514 previsti). Un dramma poi se si va a misurare quante imprese e cittadini gravano mediamente su ognuno di loro: 120.325 abitanti a testa in Veneto (+137,6% rispetto alla media nazionale ferma a 50.637). Anche se di poco, le cose migliorano quando si parla di imprese. La nostra regione è la seconda peggiore nel Paese con 11.897 imprese per giudice di pace (+132,8% rispetto media Italia).

La case history del Tribunale di Vicenza durante i mesi di lockdownDal 13 maggio a fine giugno 2020 (questo il periodo per ora disponibile), sono stati trattati, grazie alle modalità cartolare (telematico) e da remoto (usati per il 54,7% dei casi), il 75,1% dei fascicoli “civili” rispetto allo stesso periodo del 2019 ed il 62,2% di quelli penali. Anche rispetto ai procedimenti definiti siamo oltre la metà (65,9%) nel civile rispetto al 2019 e al 77,3% nel penale.

“La pandemia –spiega il Presidente dr. Alberto Rizzo– ha creato i presupposti per introdurre (dal 10 marzo) delle modalità di gestione di fasi dei procedimenti civili e penali sicuramente innovative come il remoto e il cartolare. Una sorta di grande laboratorio che ha coinvolto molti uffici nell’attuazione di disposizioni normative che hanno disciplinato nuove modalità operative che hanno consentito la trattazione delle cause e la celebrazione, in parte, dei procedimenti penali nonostante le severe limitazioni imposte dall’emergenza. In particolare presso il tribunale di Vicenza la videoconferenza è stata implementata nel luglio 2015 nel settore della volontaria giurisdizione con un impiego che oggi coinvolge circa 300 procedure all’anno e nel 2016 introdotta nell’ambito del procedimento civile, seppure in questo settore adottata in via sporadica. Non c’è dubbio che l’aver previsto una disciplina valevole per tutto il territorio nazionale abbia dato straordinari risultati sia dal punto di vista strettamente processuale sia per quanto riguarda aspetti collaterali che vanno oltre la possibilità di celebrare una udienza durante la fase della emergenza: un notevole risparmio di tempo, una gestione più funzionale delle agende, ricadute positive sull’ambiente e la riduzione degli spostamenti. Sono convinto che queste modalità, per il settore civile, debbano essere confermate perché, se usate in modo sistemico, porterebbero a vantaggi significativi.

Le inefficienze, certificate una volta di più da questa pregevole fotografia, fanno subire una serie di ricadute che vanno oltre il disagio e la violazione del principio costituzionale della ragionevole durata del processo, traducendosi in un deficit importante in relazione alla certezza delle relazioni giuridiche ed alla possibilità di potere contare su un sistema che dia delle risposte. E questo vale tanto per i cittadini quanto per le imprese che devono potere fare affidamento su un sistema che corregga eventuali distorsioni. Il nostro obiettivo quindi quale deve essere? Riprendo una frase di un grandissimo magistrato, precursore di tante iniziative mirate all’efficienza (Mario Barbuto, presidente del Tribunale di Torino prima e della Corte di Appello di Torino poi): dobbiamo passare da una giustizia in cui è chi compie un torto sfida l’avversario dicendogli “fammi causa”, confidando in un sistema lento, ad un ordinamento che valorizzi il “ti faccio causa” perché in grado di garantire un apparato che funziona. Puntare ad un tribunale azienda è ovviamente una provocazione. L’azienda ha come fine il profitto mentre la mission della macchina giudiziaria è il servizio, credo però che si possano mutuare dal mondo dell’impresa, dinamiche, idee, leve organizzative, per migliorare nel complesso il funzionamento dell’organizzazione giudiziaria. Un aumento del contenzioso bancario ci ha indotto in passato ad istituire una apposita sezione, lo stesso è stato fatto per le controversie di famiglia. Abbiamo puntato molto sulla settorializzazione del contenzioso per superare le criticità. Alcuni anni fa le cause civili in media duravano circa sei anni, oggi i dati dipingono una realtà molto diversa: la durata media di una controversia in materia di lavoro è inferiore all’anno, mentre quelle civili ordinarie in media vengono definite in meno di tre anni.

Non siamo un’azienda ma, come tutta la pubblica amministrazione, dobbiamo mutuare dal mondo imprenditoriale quelle modalità operative organizzative, quegli atteggiamenti che possono essere utilmente sfruttati per migliorare il sistema. Ovviamente si deve intervenire anche sul piano normativo valorizzando, ad esempio, molto di più il merito. Ovviamente si deve intervenire anche sul piano normativo valorizzando, ad esempio, molto di più il merito. Il personale amministrativo dei tribunali, compreso quello di Vicenza, è eroico. L’ho segnalato a tutti, dalla Regione Veneto sino al Ministro. Noi abbiamo una pianta organica amministrativa già insufficiente sulla carta: 140 persone previste per 67 magistrati, con un rapporto di 1 a 2 che dovrebbe essere 1 a 3. Ma il sottodimensionamento diventa insostenibile nella realtà che conta solo 81/82 operativi con una carenza che si sta avvicinando al 40%! È come giocare una partita di calcio in 6 contro 11, difficile vincere, possiamo sperare di fare, ogni tanto, qualche gol in contropiede.

In tema di riforma? Nel momento in cui si decidesse di affrontarla a mio avviso bisognerebbe convergere su alcuni obiettivi, in primis la semplificazione dei riti. Non solo. Lasciamo ai tribunali la soluzione dei conflitti che non sono sanabili altrimenti. A tal proposito il nostro ha in cantiere un interessante protocollo con l’Università di Padova, l’Ordine degli Avvocati e la Regione sulla mediazione. Un protocollo molto complesso perché punta sulla giustizia partecipata. Non la giustizia delegata al giudice ma la giustizia raggiunta anche attraverso la volontà delle parti. Chiudo dicendo solo che qualsiasi riforma non può essere complicata perché non possiamo permetterci di essere complicati. Oggi più che mai dobbiamo convergere verso la semplificazione in tutti i settori, anche in quello della giustizia con un po’ di buona volontà e con un grande senso di responsabilità.”.

La proposta di legge delega per la riforma, attualmente ferma in Commissione Giustizia, “presenta alcune novità apprezzabili –spiega Bonomo-. Ma i tempi sono cambiati. Rispetto ad un progetto che risale ad inizio anno –sottolinea-, la pandemia ha cambiato tutto a partire dall’opportunità di pensare ad una riforma a costo zero. Quel che serve è, dunque, un piano straordinario per la Giustizia partendo dai fondi stanziati con il Recovery Fund, (per l’Italia oltre 120 miliardi di euro di prestiti e 87,5 miliardi di trasferimenti tra il 2021 e il 2027). E mai, di certo, si è potuto contare su cifre del genere per scrivere le riforme che in questo caso non può che partire dalla conferma degli strumenti tecnologici utilizzati durante l’emergenza, soprattutto per le udienze da remoto visto il successo riscontrato nel case history del tribunale di Vicenza contenuto nel nostro report. Il progetto del piano per la ripresa andrà presentato alla Commissione europea entro il 15 ottobre, insieme con il Documento programmatico di bilancio. I piani riceveranno un maggiore punteggio se coerenti con le raccomandazioni specifiche fatte dalla Commissione ai singoli paesi. Ed è confortante –conclude Bonomo– il fatto che all’interno della quarta area di priorità del Programma nazionale di Riforma, recentemente licenziato dal Governo, che riguarda la produttività e la competitività, nonché l’efficienza della Pubblica Amministrazione, sia inserito un capitolo specifico sulla riforma della giustizia, con l’obiettivo di assicurare una significativa riduzione e una maggiore prevedibilità dei tempi dei procedimenti”.