Quanta conoscenza è necessaria? Quanto dobbiamo sapere? Quanto dobbiamo approfondire oggi per proteggerci dalla manipolazione? Nel corso della storia, le epoche si somigliano in fondo. Tutto ciò che sembra diverso ha sempre radici nelle medesime dinamiche umane.
Pensiamo al Rinascimento, spesso considerato il periodo più splendido della storia. Tradizionalmente, la ragione, vista come la più alta facoltà dell’umanità, era considerata il fondamento della conoscenza. La religione deteneva ancora grande potere, ma la conoscenza aveva la sua base nella ragione. Nel Medioevo, la ragione sembrava indebolirsi sotto il peso dei dubbi e delle incertezze.
Il Rinascimento era, in realtà, una reazione a una crisi generale della conoscenza, che spronava la ricerca di sapere più affidabile. Uno dei più grandi scrittori dell’epoca affermava che avere tempo libero senza libri era come vivere in un inferno, sentirsi seppelliti senza amore per la vita. Da qui nacque la vera libertà di pensiero. Gli intellettuali dell’epoca sfidarono i limiti della tradizione poiché la fiducia nella saggezza degli antichi vacillava, talvolta portando a ideologie discutibili.
Guardando all’oggi, sembra che poco sia cambiato. La storia si ripete. La sete di potere, di dominio, di autoaffermazione a ogni costo e l’espansione territoriale caratterizzano le azioni di tutti, politici e non. Sembra che l’Etiopia stia preparando una guerra per conquistare un accesso al mare.
Tuttavia, l’essere umano conserva la capacità di approfondire, studiare e ampliare la propria conoscenza. È sorprendente quanto si continui a cercare conforto nell’ignoranza invece di desiderare la vera libertà. L’amore per le cose dovrebbe diventare un’abitudine per l’umanità, per vivere bene e per essere veramente felici. Ma c’è troppo poco spirito di sacrificio e troppa poca voglia di agire. La velocità, la superficialità, la virtualità e la uniformità prevalgono sulla ricerca del vero.
Siamo dipendenti dall’inutile e spesso non ci rendiamo conto che l’essenziale si sta esaurendo: l’acqua, l’aria pulita, gli spazi verdi pubblici. Soprattutto, non ci prendiamo il tempo di riflettere su quale possa essere il nostro ruolo nella comunità, mentre rivendichiamo diritti, spesso dimentichiamo i doveri.
Come il Rinascimento seguì il Medioevo, creando bellezza dal dubbio e senza i comfort della modernità, cerchiamo ora di valorizzare gli strumenti a nostra disposizione per ricostruire l’Italia meravigliosa che desideriamo vedere e vivere. Dobbiamo superare la logica della forza e aprire spazio all’ingegno, lo stesso che ha portato i grandi personaggi della nostra storia a raggiungere traguardi inimmaginabili.
Riflettiamo sulle nostre ambizioni in questa epoca spesso priva di significato. Liberiamo ancora una volta la conoscenza e cerchiamo noi stessi, per riscoprire il senso del collettivo oltre all’individuo.
Altrimenti, il rischio è quello di perdere la nostra umanità sin da subito.
Wlater Mauriello, presidente di Meritocrazia Italia
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Fonte: La liberazione del sapere