Ieri sera, dopo anni di nostre denunce della mala gestio della Fondazione Roi nell’era segnata da Gianni Zonin (cfr. anche il nostro “Roi. La Fondazione demolita“) commentavamo la conclusione vergognosa dell’ultimo cda con Ilvo Diamanti presidente facendolo a caldo (speriamo senza grossi errori di battitura che neanche oggi abbiamo avuto il tempo di controllare e ce ne scusiamo) e reduci da un viaggio intercontinentale che ci aveva impedito di essere presenti alla conferenza stampa finale, con questo titolo: «Scandalo Fondazione Roi: non si forma nuovo Cda e l’uscente Ilvo Diamanti è stoppato per azione di responsabilità contro Zonin da tre… suoi “complici”. E c’è chi li rivuole in cda!»
Oggi torniamo sull’argomento chiave, del cda, della conferenza stampa e, soprattutto, del mandato di Diamanti, cioè la dovuta ma mancata azione di responsabilità contro l’ex presidente Zonin, che lo era anche della BPVi, e, secondo noi, anche contro i membri dei vari cda che condivisero o furono “ignari” delle sue scelte devastanti per il patrimonio della Fondazione voluta dal marchese Giuseppe Roi per finanziare il museo civico di Palazzo Chiericati (tra questi consiglieri ci sono anche, a spiegare molte decisioni apparentemente incomprensibili, l’appena dimessosi Giovanni Villa, i cui “errori” sono stati messi in luce dal nostro lavoro costante e pressante, l’uscente, ma forse rientrante, Emilio Alberti, e gli uscenti ma già designati, in base ad uno statuto a dir poco criticabile, per il futuro cda rispettivamente dal Fai e Diocesi di Vicenza, cioè Giovanna Rossi di Schio e Monsignor Francesco Gasparini).
La questione è eticamente così grave che è arrivato a scriverne oggi, 31 luglio, addirittura Il Giornale di Vicenza, che dall’inizio dello scandalo da noi rivelato e documentato passo passo (all’acquisto di 29 milioni di euro di azioni della Banca Popolare di Vicenza, disastroso oltre che in evidente conflitto di interessi per Zonin e gli altri due membri del cda in quota BPVi, si aggiungeva quello dell’ex Cinema Corso…), prima difese vivacemente, come ha sempre fatto d’altronde per la Popolare vicentina, le scelte di Zonin, illustrate dal suo avvocato Enrico Ambrosetti, che fa anche e tuttora parte dell’ufficio legale della Roi, e poi stese un velo di silenzio (censura) sulla vicenda incluse le denunce contro chi scrive da parte di Zonin in nome della Fondazione, che poi ha dovuto recedere dall’azione transando, e contro il direttore di Vvox, azione ancora viva.
Ebbene Laura Pilastro inizia così sul GdV la sua cronaca del cda e della conferenza di Diamanti del 30 luglio: «Era uno dei punti cardine del suo programma, un passaggio con cui marcare la discontinuità rispetto al passato. Ma per Ilvo Diamanti si è rivelato un obiettivo mancato. “Per la seconda volta non siamo riusciti a deliberare l’azione di responsabilità nei confronti di uno dei miei predecessori, Gianni Zonin”. Il presidente della Fondazione Roi, Ilvo Diamanti, non nasconde il rammarico…»…
Ottima l’apertura della collega e precisa la cronaca successiva degli eventi come riferiti in conferenza da Diamanti (che, oltre che dall’invisibile Giovanna Grossato, è sempre spalleggiato dal suo vice, Andrea Valmarana, ex sindaco della Zonin Spa…) ma a noi, che da più tempo di lei, non per sua volontà, ci occupiamo della triste storia riesce facile smontare la professione di rammarico del presidente che in più di 18 mesi di mandato non ha fatto quello che, lo proclamava lui, lo confermava Valmarana (che a me, prima, e a tutti, poi, dicevano «giudicateci a fine mandato…»), lo ricorda Pilastro, era il punto fondamentale per dimostrare discontinuità col passato: l’azione di responsabilità contro Zonin e, ripetiamo noi, contro gli altri consiglieri complici o ciechi, sordi e muti.
Il prof. Diamanti non può continuare a prendere in giro nessuno o, almeno, anche solo noi quando palesa rammarico perchè che la sua sia una bugia lo attesta l’ordine del giorno del consiglio di amministrazione della Roi, l’ultimo a sua guida e convocato per ieri.
Se la discussione sull’azione di responsabilità poi non approvata («Invio Istanza alla Regione Veneto per la richiesta preventiva dell’assenso ad attivare l’azione di Responsabilità ex art. 25, 3° comma c.c.») era prevista al punto 4 la nota di chi ha convocato il cda per conto del presidente, Andrea Valmarana, e come da noi già rivelato il 24 luglio precisava: «Si avvisano i Consiglieri che, qualora dovesse essere costituito a sensi degli articoli 6 e 7 dello statuto, e quindi anche parzialmente, il nuovo Consiglio di Amministrazione, si procederà al passaggio delle consegne dopo l’approvazione del punto 2 all’Ordine del Giorno».
E quindi?
Diamanti non ha inserito il punto sull’azione di responsabilità come argomento di competenza del suo ultimo Consiglio di amministrazione prima della possibile costituzione, poi non avvenuta, del nuovo cda, ma lo posticipato al punto 4 per (sperando di) lasciarlo al nuovo cda.
Dopo aver ricordato che noi rivelammo, mai smentiti, che Gianni Mion, allora “designatore” dei tre membri in quota BPVi in quanto suo presidente, fu costretto da ambienti sicuramente vicini ad Achille Variati a indicare Ilvo Diamanti e Giovanna Grossato cambiando in corsa due dei tre nomi previsti, due cattedratici di Cà Foscari e della Sorbona, vicentini illustri ma lontani dal sistema che tuttora, lo dimostra la vicenda Roi, inquina Vicenza, subito dopo l’insediamento del cda spacciato per nuovo invitammo Diamanti e Valmarana a dimettersi per spiazzare il gioco già allora chiaro dei 4 componenti del cda eredi dell’ultimo cda nominato da Zonin.
Fu allora che i due, rifiutando sdegnati il nostro invito, ci dissero: «giudicateci a fine mandato…».
Ecco allora che, seguendo l’invito, a fine mandato esprimiamo, sicuri di non essere soli, il nostro giudizio: «rammarico di maniera e pessimo fine mandato in Fondazione Roi del presidente Ilvo Diamanti e dei due suoi colleghi indicati da Mion/Variati ma ottimo lavoro dei 4 consiglieri che Gianni Zonin aveva scelto accanto a lui e che gli si sono dimostrati fedeli. Costoro hanno fatto un’ottima figura col loro sponsor, Diamanti & c. una pessima con Vicenza!».
Il Vescovo e il Fai che figura faranno ora se confermeranno la scelta per il nuovo cda di chi, mons. Gasparini e Rossi di Schio, non vuole che si giudichino le malefatte di Zonin in Roi?
Infatti, riferendo ancora di un presidente uscente, non sappiamo a questo punto se più bugiardo o più inadeguato al ruolo, Laura Pilastro oggi sul GdV (chiudiamo, così come abbiamo aperto, con quanto da lei scritto per non essere accusati di essere solo noi i malfidati) fa sapere a noi, ai vicentini, alla Diocesi e al Fai che «interrogato sulle ragioni che hanno portato alla mancata decisione, Diamanti allarga le braccia: «Non posso assumermi la responsabilità di spiegarle. Credo che (coloro che sono usciti per far mancare il numero legale, ndr) abbiano preferito far decidere il prossimo cda». Del quale Rossi di Schio e Gasparini faranno ancora parte…».
Chiaro vescovo di Vicenza mons. Beniamino Pizziol e presidente del Fai nazionale Andrea Carandini?!
L’appello che vi consegniamo vi chiede di dire «basta alle coperture delle responsabilità da stabilire giuridicamente (eticamente pare tutto già chiaro) dove è giusto farlo ma alla cui individuazione si oppongono pervicacemente, come dichiarato dal prof. Ilvo Diamanti, presidente uscente della Fondazione Roi i vostri rappresentati designati, secondo i media, nel prossimo cda della Fondazione stessa, Mons. Francesco Gasparini e la signora Giovanna De Vigili Kreutzemberg Rossi di Schio, due membri del consiglio uscente che potrebbero loro stessi avere responsabilità nelle gestioni precedenti condivise con Gianni Zonin!