Finalmente il consiglio regionale del Veneto, all’unanimità, ha introdotto dei nuovi criteri per le case di Edilizia Residenziale Pubblica – si legge in un comunicato del Comitato regionale inquilini case popolari – Il valore IS-ERP, per poter vivere in una casa popolare precedentemente fissato a 20mila euro, è alzato a 35mila euro per gli attuali assegnatari e a 26mila euro per i nuovi inquilini. Gli inquilini anziani con più di 65 anni o con handicap o comunque con patologie invalidanti non saranno sfrattati dalla loro casa popolare nemmeno se superano tale limite.
Per i Comitati degli Inquilini è una grande vittoria contro l’ingiusta, iniqua, infame e sbagliata legge 39/2017 e tutti i relativi regolamenti attuativi. E’ un risultato ottenuto solo grazie alle mobilitazioni di questi mesi delle inquiline ed inquilini delle case popolari che hanno fatto sentire la loro voce con manifestazioni, presìdi, assemblee, petizioni, conferenze stampa, volantinaggi … in tutto il Veneto.
Zaia, che pomposamente strepitava su tutti i media locali di aver ideato il sistema per scovare i furbetti delle case popolari, come un pugile suonato, ha dovuto far marcia indietro e rivedere le sue posizioni.
Purtroppo restano gli aumenti assurdi del canone, anche del 300%, tanto che gli affitti sono adesso equiparabili con quelli del libero mercato. La battaglia dunque continua, vogliamo il ricalcolo dell’affitto e quindi la definitiva abrogazione della legge 39/17 trapanata dalla volontà popolare.
Occhi puntati dunque sulla commissione regionale che in questi giorni proporrà modifiche ai regolamenti attuativi. Il governo leghista a Venezia deve sentire la pressione delle inquiline e degli inquilini, gli inquilini delle case popolari pretendono di essere ascoltati. Zaia è avvisato gli inquilini non torneranno nelle loro case popolari fino a quando i canoni non torneranno sostenibili.
Il canone di locazione deve essere ricalcolato attraverso una revisione dei parametri di valutazione degli immobili, l’introduzione di franchigie sul patrimonio complessivo e l’individuazione di un tetto massimo, inferiore agli affitti di mercato, e deve essere sostenibile, tenendo conto anche delle spese condominiali e del fatto che gli immobili sono vecchi e privi da anni di una manutenzione adeguata.