(Articolo da VicenzaPiù Viva n. 7, sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).
Protagonisti di un’ottima stagione in Serie B, i Rangers stanno attraendo sempre più pubblico. Con il sogno, un giorno, di arrivare in A2.
C’è un segreto rimasto ben celato, ma pronto a prendersi le luci della ribalta, nel panorama dello sport vicentino. È quello dei Rangers Vicenza di pallanuoto, che stanno disputando una stagione da protagonisti nel girone 1 di Serie B. In lotta per un posto ai play-off, la stagione dei Rangers è la dimostrazione di come, con grande oculatezza, e con la voglia di investire sul territorio, si possano ottenere grandi soddisfazioni anche in uno sport, come la pallanuoto, che tradizionalmente non ha mai attecchito in Veneto. Ne parla Armando Merluzzi, ex presidente della società, oggi componente del consiglio di amministrazione, consigliere federale e regionale della FIN.
Signor Merluzzi, da dove nasce la passione per la pallanuoto in un territorio come Vicenza, dove se ne sente sempre parlare poco?
«Il nostro sport qui, ma come in tutto il Triveneto, non ha tradizione. Siamo ben distanti dalla Sicilia, dalla Liguria e dalla Campania, che rappresentano il 70% delle squadre di A1. La squadra nacque quarant’anni fa a causa mia e, nel giro di una quindicina d’anni, arrivammo a giocare qualche buona stagione di Serie B, raggiungendo anche i play-off. Tuttavia, ci ritrovammo un po’ distanti da quelli che erano i nostri obiettivi iniziali e decidemmo di ripartire dalla Serie C».
A cosa fu dovuta questa scelta?
«Volevamo una squadra composta interamente da ragazzi vicentini e, per fare questo, decidemmo che era meglio fare un passo indietro. Due anni fa siamo tornati in Serie B; la passata stagione è stata buona, ma con un finale drammatico: un paio di sconfitte ci hanno relegati ai playoff, dove siamo retrocessi ai rigori. Tuttavia, abbiamo fatto richiesta di ripescaggio e la federazione ha deciso di puntare su di noi quando si è liberato un posto in categoria: questo perché il nostro settore giovanile è ben impostato e in un territorio come Vicenza dove, nel bene e nel male, si vive mettendo al centro dello sport sempre il calcio, era importante dare un segnale che si può comunque crescere anche all’ombra di una società ingombrante come il Lanerossi Vicenza. La nostra attitudine ha convinto la FIN a investire su di noi, credendo nel nostro progetto».
Scelta ripagata, vista la stagione che state facendo.
«Direi di sì: ce la stiamo giocando per un posto ai play-off, a discapito di qualche squadra che sembrava più attrezzata di noi. E questo, ci tengo a sottolinearlo praticamente solo con giocatori vicentini. Le uniche eccezioni sono rappresentate da Damiano e Scotti Galletta, entrambi vicentini d’acquisizione, essendosi spostati a Vicenza per lavoro, dal portiere, Pellegrino, siciliano trasferitosi a nord anche lui per motivi di lavoro (fa il carabiniere a Mantova, ndr), e ovviamente da Serediuc, il nostro straniero, un ragazzo canadese arrivato in città per motivi di studio. Gli altri sono tutti del territorio vicentino».
Quindi il vostro settore giovanile si può tranquillamente definire un’eccellenza in Italia?
«Si, assolutamente. Uno dei nostri ragazzi dell’Under 15, Lorenzo Guerzoni, ha giocato anche con la selezione nazionale e volevamo lanciarlo anche in prima squadra. Purtroppo, proprio in ritiro con gli azzurri, si è rotto la spalla, finendo la stagione. Ma lui non è l’unico anzi: la nostra rappresentativa regionale vanta tantissimi ragazzi vicentini. Nel torneo delle regioni, pur in un territorio senza molta tradizione, sono arrivati quarti, dimostrando che ci sono ampi margini di crescita anche nel territorio».
Anche in provincia?
«Assolutamente sì: ci sono realtà come Caldogno e Montecchio che stanno salendo di colpi e con cui abbiamo tanti contatti. Non andiamo a saccheggiare i vivai altrui, crediamo piuttosto nell’idea di fare rete e, da questo punto di partenza, andare a creare un movimento di pallanuoto nel Vicentino. Ecco, dovessi indicare una finalità dei Rangers Pallanuoto Vicenza, direi che è quella di valorizzare la pallanuoto vicentina».
Tornando alla stagione: i risultati vi premiano, ma pensavate di fare un campionato di questo livello?
«No, siamo partiti con l’obiettivo della salvezza e, in verità, a Vicenza non si è mai respirata l’A2. Solo una volta ci siamo andati vicini, quando perdemmo la finale play-off contro la Waterpolo Brescia. Fino al 1996 giocavamo sotto al pallone pressostatico, in Serie D e Serie C. Dal 2003 ci siamo spostati al Ferrarin, dove il progetto dell’impianto è stato ampliato ai 33 metri della pallanuoto grazie all’intervento della federazione e del CT della nazionale di allora, Rudic. Ora siamo al momento di apice, ma speriamo di far salire ancora il nostro livello, se non quest’anno nei prossimi».
Ha un sogno nel cassetto?
«Qualche anno fa, Mirco Dal Bosco, oggi nostro allenatore, giocava per noi. Aveva iniziato tardi, a quattordici anni, ma quando ne compì 19 ebbe l’opportunità di andare a giocare in Serie B e lo lasciammo andare. Prima di rientrare alla base, fece anche dell’esperienza in A2. Quando è tornato a Vicenza, nelle vesti di allenatore, ci siamo guardati in faccia dopo uno dei primi allenamenti e ci siamo detti ‘Questa squadra andrà in A2’. E lo farà, aggiungo, senza andare a prendere giocatori da fuori, senza andare a sconvolgere le gerarchie interne: qui ci alleniamo tutti insieme, dai più vecchi ai più piccoli, e solo insieme riusciremo a raggiungere i nostri obiettivi. Intanto stabilizziamoci in Serie B però: non dimentichiamoci che dodici mesi fa eravamo retrocessi. Dopodiché, continuando a crescere, sono sicuro che realizzeremo questo sogno».
I vicentini stanno apprezzando i vostri sforzi?
«Altroché: ogni partita in casa ci sono 250 persone che vengono a tifare e incitare i nostri ragazzi, un pubblico che si vede a stento anche nella categoria superiore. Piano piano, Vicenza si metterà sulla mappa della pallanuoto italiana”.