“I care” è stato una famoso slogan kennedyano che significa “mi prendo cura di”
Possiamo trasferire la frase alla cura che il risparmiatore dovrebbe avere dei propri risparmi, di come li utilizza, li impiega o li investe.
Secondo l’Istat, il 75% delle famiglie residenti, circa 19 milioni di persone, vive in case di proprietà e, complessivamente, le abitazioni hanno costituito la principale forma di investimento delle famiglie, per un valore di 5.246 miliardi di euro. Insomma, il mattone è lo strumento di investimento preferito dagli italiani, ma ci sono altre tipologie di investimenti alle quali si rivolgono le famiglie: le attività finanziarie.
La Banca d’Italia rileva che: “La pandemia di Covid-19 ha determinato un forte aumento dei depositi delle famiglie italiane. Tra la fine del 2019 e lo scorso marzo le attività finanziarie delle famiglie sono cresciute di 135 miliardi (di oltre 200 se si tiene conto anche della variazione di valore dei corsi dei titoli). È aumentata in primo luogo la componente dei depositi e del circolante, arrivata a rappresentare circa un terzo del totale, un valore elevato nel confronto storico. Ma sono cresciuti anche gli investimenti in quote di fondi comuni e il risparmio dato in gestione alle compagnie assicurative.”
A giugno scorso le famiglie avevano, solo sui conti correnti, ben 1.131 miliardi di euro che rendono praticamente niente, erosi dall’inflazione e dai costi di gestione. E’ la paura del futuro che inchioda la disponibilità liquida al prelievo immediato.
Dunque, che fare affinché i risparmiatori si prendano cura dei propri averi?
E’ stato recentemente tradotto in italiano un interessante libro dal titolo “Psicologia dei soldi” di Morgan Housel (Hoepli), proprio in tema di investimenti finanziari e gestione del denaro. La tesi di fondo del libro è la seguente: per fare ottime scelte d’investimento, tali da accumulare e mantenere una ricchezza finanziaria consistente, è necessario superare l’avidità e la paura. Abboccare ai vari Madoff in circolazione è attraente ma, poi, si finisce nella voragine nella quale si precipita, anche, che è la stessa anche delle bolle finanziaria.
La prima domanda che si deve porre il risparmiatore che vuole investire il proprio denaro è: che tipo di investitore sono e quanto capitale ho, atteso che guadagnare molto e rischiare poco è una pia illusione. Ci sono investitori aggressivi, moderati e quelli che non vogliono correre rischi, neanche minimi. Affidarsi a un consulente è una scelta che deve tener presente un dato: il consulente non ha la palla di vetro, altrimenti soggiornerebbe alle Maldive, sdraiato su un’amaca sotto una palma a sorseggiare una bibita e fare affari con il computer. Se del caso, occorre prendere tempo per esaminare i suggerimenti dei promotori, confrontandoli con quelli di altri gestori o istituti finanziari, diversificando i rischi, e tenendo presente che degli investimenti proposti ne assume la responsabilità dichiarandoli coerenti con il proprio profilo finanziario, come stabilito dalla normativa europea; in caso di perdita non può attribuirne la responsabilità ad altri, a meno di frode. Oltre che porsi obiettivi ragionevoli è necessario darsi delle regole, sia nell’ipotesi che l’investimento salga, sia che scenda. In sostanza, il risparmiatore dovrebbe dire a se stesso: non so se i prezzi saliranno o scenderanno, ma progetto un piano per far fronte a entrambe le situazioni.
Dal quotidiano LaRagione del 28.10.2021
Primo Mastrantoni, Aduc