(Fonte The vision) Nei giorni della caduta di Kabul in mano ai Talebani, Ahmad Massoud, ha raggiunto la valle del Panjshir per organizzare la resistenza al nuovo regime dell’Afghanistan. Proprio da questa provincia a nord della capitale suo padre Ahmad Shah Massoud, ricordato come il Leone del Panjshir, ha guidato tanto la resistenza all’invasione sovietica tra il 1979 e il 1989 quanto quella ai Talebani tra il 1996 e il 2001.
Quanto però la neonata resistenza sarà in grado di opporsi alle forze dei Talebani è una grande incognita: Massoud ha dichiarato che sempre più militari e oppositori si stanno raccogliendo nella valle sotto il suo controllo, ma al momento si stima che le sue forze non superino i 2500 combattenti, sprovvisti di armi pesanti e mezzi aerei. Inoltre, a differenza di quanto accaduto in passato, le forze ribelli non controllano più la vicina provincia del Badakhshan e il lungo confine con il Tajikistan che assicurava il passaggio di rifornimenti. Per questo motivo negli ultimi giorni Massoud ha rivolto diversi appelli alla comunità internazionale per ottenere ogni tipo di supporto e finanziamento possibile. Al momento, almeno a livello ufficiale, le principali cancellerie del mondo non hanno però risposto. I Talebani, forti di migliaia di combattenti e miliardi di dollari in armamenti e munizioni sottratte al dissolto esercito afghano, hanno già annunciato sui social l’avvio di un’offensiva contro la valle del Panjshir la scorsa domenica. La resistenza ha però assicurato che al momento nessun contingente dei Talebani ha provato a entrare nella provincia. Sia Massoud che i Talebani hanno rigettato l’ipotesi di un accordo nel caso i Talebani lascino “la possibilità di vivere in pace e in armonia”, a cui aveva accennato l’ambasciatore afghano in Tajikistan il 22 agosto.
