La Regione Veneto intensifica ulteriormente – annuncia un comunicato – nel 2019, il suo impegno economico e progettuale per l’inclusione e il reinserimento sociale e lavorativo, per il sostegno all’abitare e la povertà educativa delle fasce socialmente deboli. Il tutto all’interno di un progetto personalizzato di presa in carico.
Lo prevede una delibera, approvata dalla Giunta regionale su proposta dell’Assessore alla Sanità e Sociale, Manuela Lanzarin, che stanzia sei milioni di euro (la cifra più elevata di sempre) per proseguire ed estendere a tutti i Comuni veneti i programmi d’intervento RIA (Reddito di Inclusione Attiva), SoA (Sostegno all’Abitare) e PE (Povertà Educativa).
“E’ un provvedimento – dice l’Assessore – che costituisce la ricetta veneta in alternativa al reddito di cittadinanza. Non si tratta infatti di una forma di assistenzialismo, ma di sostegno alla persona e alla famiglia a tutto tondo, fortemente incardinata sui Comuni (per tramite degli ambiti sociali) e sui servizi a rete del territorio”.
“Il Veneto va molto meglio rispetto alla media italiana – aggiunge l’Assessore – ma anche da noi esiste della povertà, nelle sue forme sociali, abitative, educative, e soprattutto della disuguaglianza, che preoccupa perché genera marginalità. Servono risposte importanti, sul piano del rispetto e dell’aiuto alle persone in difficoltà, e anche su quello finanziario, e questa delibera lo è. Nessuno deve restare indietro e, anche se i casi della vita spesso determinano questa situazione, vogliamo renderla il meno impattante possibile. Abbiamo lavorato su dati certi e significativi, che ci hanno fornito la linea migliore da seguire. Non un euro di questi sei milioni sarà destinato senza che sia realmente utile”.
La tesi dell’Assessore Lanzarin e della Giunta regionale è ampiamente sostenuta dalla statistica, sia dell’Istat che dal Rapporto Statistico Regionale 2018 appena pubblicato, che dal Documento di Finanza Regionale 2019-2021.
In Veneto ad esempio, recitano i dati, il 21% dei minori affronta alcuni tipi di privazione, come non poter indossare abiti nuovi (Veneto 7,8%, Italia 10,2%), non poter fare una settimana di vacanza lontano da casa (Veneto 15,8%, Italia 25,9%), non poter fare la gita scolastica, sport o altre attività extrascolastiche per motivi economici (Veneto 6,1%, Italia 17,3%): C’è anche chi non possiede giochi o non può invitare amici a casa (Veneto 3,2%, Italia 13,7%).
“Il raffronto con la situazione italiana- dice l’Assessore – testimonia di una situazione veneta molto migliore, ma non ci basta, perché anche qui rimangono diverse forme di ‘povertà’ sulle quali vogliamo incidere profondamente e in fretta, tanto che la delibera contente le modalità di attivazione dei finanziamenti ai progetti e ai beneficiari verrà pubblicata già sul Bollettino Ufficiale della Regione di Venerdì 2 agosto”.
Gli obbiettivi del RIA sono molteplici. Tra questi, promuovere percorsi di recupero delle capacità residue di inserimento lavorativo in persone in condizioni di fragilità e promuovere percorsi socializzanti che aiutino a mantenere una dignità di vita altrimenti preclusa; sperimentare e consolidare collaborazioni con soggetti pubblici e privati, in particolare con gli Enti del Terzo Settore per permettere non solo inserimenti lavorativi di persone fragili, ma anche occasioni di socializzazione, di percorsi di sostegno all’abitare, di attivazione nell’ambito della comunità di una prospettiva di welfare generativo.
Partner dell’iniziativa sono gli Enti del Terzo Settore, i Comuni, i Centri per l’Impiego e le Agenzie di lavoro accreditate, le Agenzie Formative, le Cooperative sociali, le Organizzazioni di Volontariato e altri soggetti attivi nell’affrontare la marginalità.
“Siamo al sesto anno di sperimentazione – ricorda la Lanzarin – e l’esperienza passata ci ha permesso di affinare ulteriormente tutta l’iniziativa”.
Queste sono le principali novità
1) il RIA si estende a tutto il territorio regionale.
2) si supera il coordinamento da parte dei Comuni capoluogo e si incardina sugli ambiti, come da Piano povertà.
3) resta e si rafforza la flessibilità, tant’è che permette di raggiungere prima di tutto i soggetti esclusi dal Reddito di cittadinanza e per i soggetti che lo ricevono, ma in quota inferiore, e che hanno necessità di integrazione ed accompagnamento.
4) permane una quota finanziaria per la povertà educativa e per il sostegno all’abitare (che si integra con la misura dell’edilizia abitativa, per i sostegno agli affitti).
5) il RIA s’inserirà in un contesto che vedrà attivarsi molteplici attori, dai Comuni, agli enti del Terzo settore, del mondo del lavoro, CSV, alle parrocchie. Dovrà esserene proposto un piano operativo.
6) È prevista la ricerca di partner per cofinanziare il progetto.
I beneficiari del RIA dovranno trovarsi in almeno una delle seguenti condizioni:
– Invalidi civili;
– Persone con patologie certificate da servizi pubblici che richiedono lunghi percorsi riabilitativi o di recupero;
– Persone con disabilità psico-fisica ai sensi della L. n. 68/99;
– Minori in situazioni di disagio sociale;
– Giovani N.E.E.T.;
– Donne vittime di violenza domestica/familiare;
– I genitori/coniugi separati che escono dal nucleo familiare
– Famiglie con un numero di figli minorenni superiori a 4.
– Nuclei famigliari che beneficiano della misura ReI/RdC, quando non possibile intervenire direttamente con i fondi resi disponibili dal PON inclusione, dalla quota servizi del fondo povertà o altre misure correlate;
Inoltre per il RIA – Sostegno:
– gli anziani oltre i 65 anni di età che versano in situazioni critiche o di indigenza (questo rappresenta una novità importante) evidenziati e in carico agli uffici sociali del comune.
– Nuclei famigliari in condizioni di emarginazione e vulnerabilità per motivi diversi da quelli sopra indicati
Per quanto riguarda l’abitare, non si tratta di mero aiuto a pagare il canone, come per il fondo affitti.
In questo caso, si darà priorità ad alcune categorie, come:
– Persone disoccupate o in condizione di non occupazione ai sensi del D.lgs. n. 150/2015 sole o con carichi di famiglia;
– Nuclei mono-genitoriali;
– Donne vittime di violenza domestica/familiare che devono rientrare nel mondo del lavoro;
– Persone vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale o lavorativo in uscita dai percorsi di protezione/accoglienza;
– Giovani neo maggiorenni che escono da accoglienze per minori (affido o comunità);
L’aiuto economico sarà previsto in casi di morosità, in caso di alloggio in proprietà gravato da mutuo, pagamento spese condominiali, sostegno per pagamento deposito cauzionale o anticipo di mensilità per nuove locazioni. Il contributo massimo può arrivare a 2.500 euro.
Per il contrasto alla povertà educativa nella fascia d’età 3 – 11 anni.
In questo caso i genitori dovranno aderire al RIA ed i bambini avranno la possibilità di accedere ai servizi pubblici come già previsto lo scorso anno, ma con un aumento del finanziamento.