La XIX Legislatura comincia nel migliore dei modi con l’elezione alla presidenza del Senato di Ignazio La Russa. A risultati elettorali ancora caldi, si era già capito che l’ostentata compattezza della coalizione di centrodestra era, in realtà, una barzelletta.
Il primo problema per la Premier in pectore Giorgia Meloni (qui il commento del nostro Giovanni Schiavon, ndr) riguardava la collocazione di Matteo Salvini, che – forte della strepitosa prestazione leghista alle urne – chiedeva per sé il ministero degli Interni (ma poi si accontentava, nell’ordine, di Agricoltura, Sviluppo Economico, Famiglia e Cocktail Acrobatico).
C’era poi Forza Italia, che per bocca di Tajani invocava per Forza Italia pari dignità della Lega. Che non si capisce se voleva lo stesso peso nei ministeri, o stava già mettendo le mani avanti…
Silvio Berlusconi si impuntava sulla fedelissima Ronzulli, che voleva prima alla Salute e poi eventualmente all’Istruzione.
Giorgia Meloni, che aveva promesso alla Nazione un governo di “altissimo profilo“, rispondeva che no, era meglio se proponevano un nome più accettabile. Tipo Pietro Pacciani, per dire.
Così, la compattissima coalizione andava in stallo, con Forza Italia che usciva dall’aula per non votare La Russa Presidente del Senato e Berlusconi che lo mandava direttamente affanculo in diretta (ma, certamente, discutevano di calcio), dopo un bellissimo e commovente discorso di Liliana Segre, evocativo di “una politica alta e nobile” che serve le istituzioni e non si serve di esse. Ciao core.
Ma parte la votazione!
Fratelli Italia e Lega, da sole, non hanno i numeri per raggiungere la maggioranza assoluta e tutti si attendono una fumata nera… ma, inaspettatamente, Ignazio la Russa viene eletto con 116 volti, senza la presenza di Forza Italia (ci sono solo l’ex Cav. e Casellati, per… senso di responsabilità fanno intendere o per… fare due passi), che viene letteralmente beffata da un capolavoro di spregiudicatezza e cinismo politico, come non se ne vedevano dai 101 che silurarono Romano Prodi alla Presidenza della Repubblica.
“Non sono stato io!” mette subito in chiaro Matteo Renzi, con la bocca ancora sporca di marmellata. Poi certo, se contiamo i senatori di Azione/Italia Viva più i renziani ancora presenti nel PD (corrente di Guerini), i conti tornano in modo impeccabile. Ma siamo certamente noi a pensar male…
“Sono lieto per l’elezione di Ignazio La Russa a presidente del Senato della Repubblica -comunica all’ANSA Silvio Berlusconi, estraendo un limone acerbo dalla bocca – siamo tutti qui per collaborare“.
Intanto, se il buon giorno si vede dal mattino, forse è meglio prendere l’ombrello….