La scuola che verrà, Francesca Carli (direttivo nazionale PER – Azione): lavoriamoci partendo dai punti progettuali per la società

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Scuola futura per la società (immagine creata con l'Intelligenza Artificiale)
Scuola futura per la società (immagine creata con l'Intelligenza Artificiale)

Gent.mo direttore espongo a lei per i lettori, anche in base alla mia esperienza didattica, oltre che per la mia passione politica (sono nel direttivo nazionale PER – Azione) e civile, (sono presidente di Sintesi APS) alcuni fondamentali motivi per cui la scuola deve riformarsi ed innovarsi.

Primo punto

Prosegue inesorabile il calo delle nascite: per ogni 1000 residenti in Italia sono nati poco più di sei bambini.

Francesca Carli, presidente di Sintesi APS e nel direttivo nazionale di Per - Azione
Francesca Carli, presidente di Sintesi APS e nel direttivo nazionale di Per – Azione

Un capitale umano che si assottiglia; anche fosse solo per questa ragionieristica motivazione non dobbiamo, né possiamo lasciare indietro nessuno. Chiamiamola la scuola su misura, è il tema forte della giustizia sociale in educazione: il principio di uguaglianza delle opportunità, l’accesso all’istruzione superiore delle classi più deboli. O così o niente.

Allora il tema della ius scholae diventa fondamentale: essere cittadino italiano è una cosa seria. Completare con successo un ciclo scolastico obbligatorio (5 anni di elementari, 3 di medie e 2 di superiori) significa preoccuparsi di integrare gli studenti stranieri, abbassare il tasso di dispersione scolastica, vuol dire migliorare il loro livello di conoscenza della lingua italiana. Ciò significa mettere concretamente la scuola in grado di personalizzare gli apprendimenti, di scovare e valorizzare i potenziali.

Secondo punto

Con il nuovo anno si affaccia la generazione Beta, (2025- 2039) che vivrà un’epoca in cui l’intelligenza artificiale (AI) e l’automazione saranno pienamente integrate nella vita di tutti i giorni, dall’intrattenimento, al lavoro, all’istruzione.

Eh già, la scuola. Vi immaginate il prof che dà come compito il commento ad una poesia, il riassunto di un testo, la scrittura del classico tema? Suvvia, ridiamoci su. Gli studenti in meno di minuto chiedono già ora aiuto a Chat GPT (chiamiamolo motore  di ricerca e  generazione a cui puoi assegnare tutti questi compiti). Storie di altri tempi: una sfida da combattere e vincere in tempi brevi: spirito critico, capacità di analisi, individuazione degli errori: queste saranno le abilità cognitive richieste. E la didattica non può essere la stessa di oggi, anzi di ieri.

Terzo punto

Guardiamoci intorno. Cresce la violenza nei giovani e la scuola rischia l’isolamento: non ce lo possiamo permettere.

Avanti allora senza esitazioni per una scuola centrata sulle competenze non cognitive. Le competenze non cognitive sono quell’insieme di abilità, atteggiamenti e conoscenze che vanno oltre le tradizionali materie scolastiche. Sono quelle capacità che ci permettono di relazionarci con gli altri, di gestire le nostre emozioni, di risolvere problemi, di adattarci ai cambiamenti.

Insomma, sono quelle competenze che ci rendono persone complete e in grado di affrontare le sfide della vita. Andranno costruiti percorsi formativi basati su metodologie didattiche innovative che valorizzino potenzialità, motivazioni e talenti degli studenti, contribuendo alla riduzione della dispersione, all’inclusione di chi non parte avvantaggiato.

Quarto punto

E il tempo scuola? Un altro grande tema, quello dell’extra scuola, soprattutto per la scuola elementare e media.

Organizzare pomeriggi di attività formative permetterà non solo di alleggerire la cura dei figli per padri e soprattutto madri, ma sarà forse l’unica via di fuga che possiamo offrire contro la dipendenza da cellulari e schermi tv.

Bisognerà parlare di scuola aperta al territorio, di alleanze e collaborazioni con il Terzo settore, il for profit, le amministrazioni. Una scuola che apre i portoni e di apre all’esterno.

E dunque?

Alla scuola si chiede, oggi come sempre, di essere adeguata, di essere impegnata, di essere più vigile e costruttiva: ma mai come ora la scuola chiama in aiuto ad alta voce la politica.

Ormai dieci anni sono passati dalla riforma cosiddetta della Buona Scuola: la legge 107 del 2015, pur con alcune indubbie criticità, ha segnato un nuovo indirizzo ed ha dato molti stimoli di rinnovamento.

La scuola ha bisogno ora di un Piano concreto per l’educazione, aggiornato alle sfide del presente ed attrezzato a sostenere quelle dei prossimi anni.  Ci vorrà competenza, pragmatismo, serietà, equilibrio e desiderio autentico di rinnovamento.

Francesca Carli, Direttivo nazionale PER- Azione