È davvero difficile inquadrare questo primo campionato in Serie B dell’LR Vicenza. Ci sono state troppe contraddizioni, troppe alternanze, forse anche troppi imprevisti per riuscire a individuare una linea di condotta, un fil rouge che dia un senso comune a quanto ha fatto questa squadra. L’unico criterio oggettivo di giudizio sarà dato, a consuntivo, dall’aver centrato dopo le trentotto giornate in calendario l’obbiettivo stagionale dichiarato: la permanenza nella categoria o, se preferite, la salvezza.
È complicato anche dare una valutazione dei giocatori, cosa che, a meno quattro giornate dal termine, sarebbe comunque lecito e possibile fare. Anche sotto questo profilo, infatti, non c’è stata continuità nel rendimento né dei singoli né dei reparti. Si sono viste indubbiamente buone partite (non tantissime, a dire il vero) ma anche una serie davvero inconsueta di errori e di alti e bassi.
Alcuni biancorossi considerati top, a cui si è riconosciuto di dare qualcosa in più per qualità e doti tecniche, sono oggettivamente ingiudicabili perché hanno collezionato troppe assenze e quindi il loro apporto è stato parziale. Che voto dare ad esempio a Meggiorini? Il bomber merita certo un otto abbondante per i gol che ha firmato, ma il test è incompleto perché non ha giocato nove gare, quasi un quarto del calendario, ed ha pure avuto qualche pausa nelle marcature.
E come si fa a valutare due giocatori come Dalmonte e Nalini, che hanno effettivamente dato l’impressione di avere una marcia in più? Il primo è sceso in campo diciotto volte e, cioè, è mancato per quasi metà campionato, il secondo non si è visto per tre mesi (da fine novembre dell’anno scorso al 27 febbraio di quest’anno). Meritano senz’altro un voto alto per quanto hanno fatto nelle presenze di questa stagione, ma non credo sia corretto dare una valenza assoluta a un apprezzamento basato su scampoli di campionato.
Quale giudizio, poi, possiamo dare dell’allenatore? A Di Carlo è stata messa a disposizione una rosa senza dubbio incompleta e non del tutto congrua per la Serie B. C’è da chiedersi, però, se lui stesso sia del tutto estraneo alle scelte di confermare taluni a cui la categoria sta obbiettivamente un po’ stretta, e agli acquisti di altri che, pur con un curriculum in B, non sono riusciti quest’anno a dimostrarsi all’altezza. Francamente, non credo che tutta la colpa vada assegnata al ds Magalini. Fare un calciomercato per valore fra i più bassi del girone e puntato soprattutto su prestiti e svincoli è una linea la cui responsabilità va come minimo estesa anche alla società.
Non sempre, però, Mimmo ha convinto nel suo operato. C’è stato, ad esempio, un continuo e vistoso squilibrio nella sua comunicazione rispetto al rendimento della squadra, che ha un po’ spiazzato una tifoseria pur ben disposta a priori verso un eroe del calcio biancorosso. È ovviamente apprezzabile e professionale che un allenatore difenda a prescindere i suoi giocatori, ma certi proclami roboanti o certi giudizi poco fondati gli hanno fatto perdere un po’ di credibilità. E, poi, anche la pratica del costante turn over in formazione, che si è dimostrato una metodologia tecnica non sempre e completamente motivata da infortuni o squalifiche, ha destato più di qualche perplessità visti i risultati che ha dato. Forse a fine campionato darà qualche spiegazione.
E, sempre in tema di comunicazione, anche la società poteva fare di più. Patron, presidente, consiglieri hanno parlato pochissimo e, quando lo hanno fatto, ne sono usciti degli spot non sempre gratificanti per l’area tecnica e la squadra. L’impressione diffusa fra i tifosi è che i Rosso se ne tengano un po’ fuori, che non leghino con i vicentini, che siano un po’ troppo business e poco cuore. La scelta della proprietà di parlare poco e di non calarsi fra i supporter è lecita ma poco comprensibile. L’ultimo bagno di folla per mister Diesel risale al 4 giugno 2019, alla presentazione sotto la Curva Sud di Di Carlo: son passati quasi due anni e, anche se uno se n’è andato con il Covid, via, un po’ più di vicinanza si poteva dimostrare.
Tipico, ad esempio, è stato lo scoop (come lo ha definito lui stesso) della dichiarazione che RR ha rilasciato nel post partita dopo la sconfitta con il Lecce. Ha detto, papale papale, che alcuni biancorossi sono da Lega Pro. Il che è indubbiamente vero e lo pensano in tanti, ma forse non doveva dirlo in questo momento così delicato in cui, piuttosto, doveva essere incentivata l’autostima dei calciatori e confermata la fiducia in tutti. E, poi, quell’aggiunta (“l’ho detto a Magalini”) inguaia anche il ds, il cui operato, con queste parole, la proprietà sembra bocciare.
Il consuntivo della sconfitta con il Lecce è lo stesso di tante altre partite perse quest’anno: abbiamo tenuto testa a un avversario di rango ma non siamo riusciti a vincere. Ma questa è la Serie B, soprattutto quest’anno, in cui c’è un livellamento sul basso della qualità, per cui squadroni non ce ne sono e il gap fra le Top Eight e il resto della compagnia non è poi così vistoso. Una squadra incompleta e al primo campionato fra i Cadetti, qual è il Lane, può fare quindi la sua figura contro avversari tecnicamente e qualitativamente più dotati, poi però, alla fine, vincono loro perché basta quel qualcosa in più in termini di individualità e capacità di gestione della gara a portare i tre punti. Quello che davvero non va, in questo campionato biancorosso, è l’aver perso contro squadre alla pari o inferiori. Fate i conti dei punti che mancano oggi e andate a cercarli lì.
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