Vicenza comunale cambia faccia dopo secoli di immobilismo urbanistico ed edilizio. L’impronta della Vicetia romana è rimasta solo la traccia di un’antica dignità, che ha perso via via la regolare coerenza e la elegante monumentalità del modello di municipium che si era sovrapposto dal I secolo a.C. al preesistente pagus paleoveneto. (qui tutte le puntate di “La Vicenza del passato”, ndr)
Le dimensioni della città sono rimaste sostanzialmente le stesse, all’interno di una cinta muraria solo in parte difforme da quella romana nell’ampliamento a sud ovest per contenere il quartiere sorto extra moenia al di là del Retrone e attorno al Teatro Berga.
La nuova viabilità coniuga il reticolo romano con la raggiera delle strade verso il territorio
La viabilità della Vicenza comunale non è più quella rigidamente reticolare dei decumani e dei cardi, che per altro ne rimane l’ossatura, perché la nuova forma circolare dell’abitato comporta l’irradiarsi dal centro urbano di strade che conducono alle porte che si aprono nelle mura e, al di là di queste, si innestano nelle vie che collegano ai principali centri del territorio e della regione.
La strada principale della città rimane ancora il decumanus maximus che si sovrapponeva al percorso della via consolare Postumia. Mantiene la sua centralità anche il cardo maximus che ora trova, a nord, un inedito sviluppo perché il lacus Pusterlae, prosciugato dopo la deviazione dell’Astico, non blocca più il percorso verso il bassanese.
L’edilizia privata trasforma Vicenza nella “città delle cento torri”
Nuovo è anche l’aspetto degli edifici privati. Si inurbano le casate del territorio, spinte dalla necessità di controllare il potere dal suo centro, il capoluogo, inserendo i propri rappresentanti nelle strutture amministrative comunali, che sono il fulcro delle classi sociali emergenti e per questo si contrappongono agli eredi delle istituzioni feudali: la famiglia comitale (i Maltraversi) e il vescovo.
La nuova classe dirigente cittadina costruisce le proprie dimore nelle forme della casa-torre, sorta di ibrido fra il castello e il palazzo, strettamente collegato a necessità difensive pur all’interno delle mura. Vicenza è chiamata con un po’ di enfasi “città delle cento torri” e ciò testimonia una presenza comunque importante di questi edifici nell’abitato.
Nelle mura si aprono nuove porte
Quella che più cambia nella Vicenza comunale è, però, l’edilizia pubblica. La cinta muraria, in parte sovrapposta a quella romana, è ricostruita e rinforzata e funge da netto confine fra città e campagna. Si strutturano le porte: le principali restano quelle ai due capi del decumano (quella poi detta “del Castello” a ovest e quella di san Pietro al lato opposto); a nord la Pusterla, che immette al ponte ligneo sul Bacchiglione, e, a sud, la “porta de mezo” (o di Berga); il Porton del Luzo e la Porta Nuova (che si apre fra Motton san Lorenzo e san Biasio).
L’area pubblica della città è concentrata nella zona dove, in epoca romana, erano il Foro e la Basilica e che è rimasta anche successivamente il sito degli affari e del commercio. La politica, l’amministrazione e la giustizia hanno avuto, invece, sedi diverse e più eccentriche come le curtes major e minor della dominazione longobarda, il palazzo dei conti carolingi e quello del vescovo.
I nuovi edifici pubblici cambiano l’aspetto della Piazza Maggiore
Le magistrature della Vicenza comunale necessitano di proprie sedi e sorgono, quindi, edifici che innovano sostanzialmente l’assetto urbanistico attorno alla piazza pubblica. Questa si sovrappone a una parte del Foro romano ma con un asse principale (est-ovest) opposto a quello forense ed è attraversata dal tratto dell’antico cardo major che porta tuttora alla uscita sud della città, spostata al confine del nuovo borgo Berga.
Sul lato lungo a meridione della piazza è costruito nel XII secolo il Palatium vetus, che sta fra piazzetta Palladio del pesse menudo e l’ex cardo. Verso oriente, al vetus si allinea il Palatium Communis. Il primo, più antico, è la sede delle magistrature comunali, nel secondo si tengono le riunioni dell’assemblea rappresentativa cittadina. Il Salone in cui si raduna (e che per questo si chiama dei Quattrocento) è sostenuto da archivolti, sotto cui passa la via che scende al Retrone.
Il trittico di edifici pubblici si completa con il Palazzo del Podestà, già di proprietà della famiglia Bissari, in cui risiede il governatore della città. Ad esso s’affiancano due possenti torri, quella a nord (Torre Bissara) sarà poi soprelevata e trasformata in campanile, quella a sud (Torre del Tormento) è il carcere.
Le piazze sono il centro delle attività mercantili. Nei quartieri le nuove parrocchie
Il sistema delle piazze centrali perimetra completamente le sedi delle istituzioni comunali: la Piazza Maggiore e quella delle Erbe sui lati lunghi, quelle delle Biave, del Vino e del pesse menudo (ci sono i banchi che vendono quel tipo di pescato, oggi intitolata a Andrea Palladio), sui lati corti. In tutte queste piazze, come si evince dai loro nomi, si tengono i mercati. I banchi sono in legno e mobili e l’assetto complessivo è piuttosto confuso.
Nella Vicenza comunale c’è uno sviluppo importante anche dell’edilizia religiosa. La Cattedrale di Santa Maria Annunciata (comunemente chiamata Duomo), danneggiata dal terremoto del 1107, è ricostruita con un ampliamento che aumenta a cinque le tre navate della chiesa precedente. Contemporaneamente diventano parrocchie le sette cappelle urbane di origine altomedievale esistenti nella cerchia delle mura.