La Vicenza del passato, Palazzo Chiericati: un altro capolavoro di Andrea Palladio, la storia dell’Isola

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Palazzo Chiericati di Andrea Palladio a Vicenza
Palazzo Chiericati di Andrea Palladio a Vicenza

1550, gennaio. Gerolamo Chiericati commissiona ad Andrea Palladio, che ha quarantadue anni, il progetto di un palazzo da costruire al posto di alcune vecchie case di proprietà della sua famiglia che sorgono sul lato occidentale di Piazza dell’Isola (qui tutte le puntate di “La Vicenza del passato”, ndr). Questa committenza dà modo all’architetto padovano di ideare la più bella fabrica privata prodotta dal suo genio e di dotare la città di uno dei ventitre palazzi urbani dichiarati Patrimonio Mondiale dall’UNESCO: Palazzo Chiericati.

Domina con la sua armoniosa mole, resa leggera e luminosa dal porticato del piano terra e dalle logge del primo piano, la più bella piazza di Vicenza, seconda solo a quella dei Signori. È quella che, storicamente, era chiamata Piazza dell’Isola e che, con delibera del 5 giugno 1945, il Comune intitolava a Giacomo Matteotti. Perché si chiamava “dell’Isola”? La ragione risulta oggi inspiegabile in quanto la morfologia dell’area è in gran parte diversa ma, rapportandosi a quella che era nel Medioevo, si trova la spiegazione. Quel lungo quadrilatero era infatti una vera e propria isola: oltre al Bacchiglione, che con la sua ansa la cingeva da nord a oriente, sul lato sud era delimitato dal corso del Retrone (che lì confluiva nel primo) e infine, a ovest, dalla roza de Collo, una roggia che si dipartiva dal Bacchiglione dopo ponte Pusterla, si incanalava in contrà Canove Nuove, scorreva lungo le mura Alto Medievali (sotto il cortile di Palazzo Chiericati) per sfociare nel Retrone vicino al ponte delle Barche.

Nel Sedicesimo secolo la cinta muraria della città corre, già da due secoli, più a est perché gli Scaligeri hanno eretto una nuova cortina a protezione del borgo di San Pietro e l’Isola, che non è più tale perché la roza è stata interrata, è diventata una piazza a tutti gli effetti. Ed è un punto importante della città perché c’è il porto fluviale e il mercato del legname e del bestiame.

Non sarebbe, quindi, il sito ideale per erigervi un palazzo nobiliare, anche perché il Bacchiglione ogni tanto straripa e le sue acque arrivano fino all’altura di Santa Corona. Palladio, sempre attento ad armonizzare i suoi edifici con l’ambiente che li attornia, progetta un ibrido, un palazzo che ha in sé le caratteristiche sia di una residenza urbana che di una extra-urbana. Disegna un edificio con la fronte principale in parte vuota e aperta verso la piazza e il fiume, a cui quindi si raccorda. L’effetto è tuttora ben percepibile e risulta evidente l’analogismo con il rapporto delle ville di campagna e i loro esterni.

L’archistar deve però risolvere due problemi non marginali: il rischio di esondazioni del fiume e la ristrettezza delle case dei Chiericati. La soluzione del primo è la sopraelevazione rispetto al livello della piazza del piano terra del palazzo, che sorge quindi sopra un basamento. Per poter ampliare la base dell’edificio è necessario un accordo con l’amministrazione cittadina che concede un tratto largo quattro metri e mezzo lungo tutto il frontale a condizione che sia consentito il passaggio dei cittadini in questo “corridoio”. Ecco il perché del lungo portico colonnato che fronteggia il lato est del palazzo. All’ingresso principale si accede da una scala, che si rifà a quelle dei templi romani.

Chiericati, il porticato
Il portico colonnato del Palazzo sulla facciata principale

I Chiericati sono una famiglia di abbastanza recente nobiltà, sono infatti aggregati a quella vicentina nel 1452. Quasi un secolo dopo (1549) l’imperatore Federico concede a Gerolamo il titolo di conte palatino e, nello stesso anno, il Doge a sua volta gli assegna il contado e il feudo di Friòla. Gerolamo è un fan di Palladio. Come tutti i nobili vicentini, anch’egli fa parte del Consiglio dei Cento, l’organo di amministrazione della città, e, in questa sede, è stato fra i principali sostenitori – due anni prima – della assegnazione al fiolo del munaro del progetto delle nuove logge del Palazzo della Ragione. Non solo: è anche uno dei sovrintendenti al cantiere delle logge e cioè il rappresentante della committenza pubblica da cui Palladio (che è il direttore dei lavori) dipende anche per i pagamenti mensili del suo lavoro. Qualcuno ha letto nella coincidenza, anche cronologica, fra le due committenze un possibile scambio di favori fra architetto e pubblico amministratore. Perché no?

Chiericati, disegni
I disegni di Andrea Palladio nel suo trattato “I quattro libri dell’architettura”

Il cantiere del nuovo Palazzo Chiericati si apre nel 1551 ma ha breve vita. Girolamo muore nel 1557 e il figlio Valerio blocca la costruzione dell’edificio, che rimane incompiuto a metà della quarta campata. Chissà perché, l’erede fa invece decorare gli interni con affreschi ingaggiando artisti di buona levatura. Per più di un secolo sulla piazza rimane un moncone, sul tipo di quello del Palazzo Porto tuttora esistente in piazza Castello. È completato solo un secolo dopo la morte di Palladio, nel 1680, seguendo i disegni originali pubblicati nei “Quattro libri dell’architettura”.

Più tardi l’ala nord del Palazzo è liberata dalla compresenza di un adiacente edificio, che è abbattuto, e così finalmente la fabrica palladiana è completamente visibile nella sua bellezza. Nel 1839 Palazzo Chiericti è acquistato del Comune e destinato a Museo Civico. È inaugurato, dopo un lungo restauro, il 18 agosto 1855.

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Gianni Poggi
Gianni Poggi risiede e lavora come avvocato a Vicenza. È iscritto all’Ordine dei giornalisti come pubblicista. Le sue principali esperienze giornalistiche sono nel settore radiotelevisivo. È stato il primo redattore della emittente televisiva vicentina TVA Vicenza, con cui ha lavorato per news e speciali ideando e producendo programmi sportivi come le telecronache delle partite nei campionati del Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi, i dopo partita ed il talk show «Assist». Come produttore di programmi e giornalista sportivo ha collaborato con televisioni locali (Tva Vicenza, TeleAltoVeneto), radio nazionali (Radio Capital) e locali (Radio Star, Radio Vicenza International, Rca). Ha scritto di sport e di politica per media nazionali e locali ed ha gestito l’ufficio stampa di manifestazioni ed eventi anche internazionali. È stato autore, produttore e conduttore di «Uno contro uno» talk show con i grandi vicentini della cultura, dell’industria, dello spettacolo, delle professioni e dello sport trasmesso da TVA Vicenza. Ha collaborato con la testata on line Vvox per cui curava la rubrica settimanale di sport «Zero tituli». Nel 2014 ha pubblicato «Dante e Renzo» (Cierre Editore), dvd contenente le video interviste esclusive a Dante Caneva e Renzo Ghiotto, due “piccoli maestri” del libro omonimo di Luigi Meneghello. Nel 2017 ha pubblicato per Athesis/Il Giornale di Vicenza il documentario «Vicenza una favola Real» che racconta la storia del Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi e G.B. Fabbri, distribuito in 30.000 copie con il quotidiano. Nel 2018 ha pubblicato il libro «Da Nobile Provinciale a Nobile Decaduta» (Ronzani Editore) sul fallimento del Vicenza Calcio e «No Dal Molin – La sfida americana» (Ronzani Editore), libro e documentario sulla storia del Movimento No Dal Molin. Nel 2019 ha pubblicato per Athesis/Il Giornale di Vicenza e Videomedia il documentario «Magico Vicenza, Re di Coppe» sul Vicenza di Pieraldo Dalle Carbonare e Francesco Guidolin che ha vinto nel 1997 la Coppa Italia. Dal 9 settembre è la "firma" della rubrica BiancoRosso per il network ViPiù, di cui cura anche rubriche di cultura e storia.