La fortuna di Vicenza romana e, ancor prima, l’esistenza stessa della città paleoveneta sono dovute alla sua posizione di crocevia lungo le strade che attraversano nella lunghezza la pianura, scendono dalle valli alpine e prealpine e raggiungono i porti dell’Adriatico (qui tutte le puntate di “La Vicenza del passato”, prima e dopo questa sulle strade da e per Vicetia, ndr)..
Il villaggio dei venetkens sorto sulle terre alte alla confluenza fra Astico e Retrone è una tappa, sulla direttrice est-ovest, della via che collega Verona a Oderzo. È questo l’asse principale della viabilità padana, su cui transitano i commerci e in cui confluiscono i prodotti dell’import-export. Il territorio vicentino è ancora impaludato e inselvatichito ma, sui colli Berici e sulle pendici estreme delle Prealpi, si può coltivare e allevare. Da queste alture provengono i primi abitanti di Vicenza, per vendere le produzioni agricole e gli animali e per acquistare gli attrezzi per il lavoro.
Ma in città arrivano anche altre strade: quella che scende dalla Retia attraverso la valle dell’Astico, quella che parte da Lonigo e collega la pianura meridionale e, più a sud, le terre degli Etruschi, quella che segue il corso del Retrone verso Padova e la costa dell’alto Adriatico. È un reticolo di strade di approssimativa tracciatura e senza fondazioni, soggette agli allagamenti e ai danni del maltempo, ma sufficiente per assicurare una viabilità adeguata alle necessità dei tempi.
Poi arrivano i Romani e creano un protettorato di fatto sulla Venezia. Serve loro questo alleato e serve il suo territorio per spostare l’esercito dove i Galli si fanno minacciosi e invadenti. Nei primi anni del II secolo avanti Cristo la Repubblica regala ai Veneti la prima vera strada: è una via consolare chiamata Postumia dal console che la costruisce, collega Genova con Aquileia, attraversa le città lungo il suo percorso. Vicetia lo è, infatti, e il tracciato urbano della Postumia si sovrappone a quello della main street che l’attraversa da un capo all’altro. Centotrent’anni dopo la città paleo veneta è gratificata per la sua fedeltà a Giulio Cesare nelle guerre civili con l’attribuzione della qualifica di municipium e la famiglia imperiale Giulio-Claudia, a forza di opere pubbliche, la trasforma da villaggio in città dai tipici connotati romani.
Il decumanus maximus (l’odierno corso Palladio) è finalmente coperto con il basolato come nei tratti extraurbani della Postumia, gli si affiancano i decumani minores e lo intersecano, più o meno perpendicolarmente, i cardines dando forma urbanistica a isolati di sessanta-ottanta metri di lato.
Vicetia è però perimetrata su tre lati da fiumi e quindi servono ponti sulle strade che escono dalle mura. Di due ci sono prove archeologiche: quello che supera l’Astico un po’ più a nord di ponte degli Angeli e permette alla Postumia di proseguire verso levante e quello a sud (poi chiamato ponte San Paolo) che porta alle vie per Lonigo e per Costozza e le sue cave. Sono entrambi in pietra, sopravvivono per secoli, Andrea Palladio li indaga e li disegna.
È probabile che a Vicetia ci fossero altri ponti, ma in legno e che, quindi, non hanno lasciato tracce. Alcuni studiosi ipotizzano l’esistenza di uno allo sbocco di contrà Carpagnon, quindi alternativo al San Paolo, basandosi sulla congettura che il cardo maximus non fosse quello che attraversava il Foro bensì quello (eccentrico) da corso Fogazzaro a contrà Pasini. Ci sono stati più ritrovamenti di questo cardo ma non del relativo ponte.
La via verso Schio non doveva, invece, valicare fiumi perché, all’epoca il Bacchiglione, non scorreva a nord di Vicenza ma confluiva, a monte, nell’Astico e quindi il tratto verso Caldogno della strada costeggiava a est il lago poi chiamato di Pusterla e proseguiva indisturbato nell’agro.
Con lo sviluppo apportato al territorio dai Romani la rete stradale si amplia e si modifica. La Postumia perde importanza perché non serve più come via militare in una regione pacificata ma torna importante quando sul suo percorso si innesta la Via Gallica, che collega Milano a Aquileia.
Verso sud la Postumia soffre la concorrenza della via che porta a Padova, su cui convergono i percorsi che provengono dall’Emilia e vanno alla costa adriatica. La partenza da Vicenza è poco oltre il ponte sull’Astico, nella zona di San Pietro, staccandosi lateralmente dalla Postumia. Più o meno il tracciato è quello della moderna statale.
C’è infine una via d’acqua molto importante per Vicetia: il fiume Retrone. Interamente navigabile unisce la città con la zona di Clodia, ossia Chioggia, nelle cui vicinanze sfocia in mare, seguendo lo stesso percorso in cui poi è subentrato il Bacchiglione.
In città arrivavano anche strade secondarie, utilizzate soprattutto nei tempi pre-romani, quando selve e paludi ancora dominavano la pianura. Erano percorsi, quindi, in altura che evitavano ai viaggiatori i rischi e i disagi delle vie pedemontane assicurando loro rassicuranti alternative come la dorsale dei Berici o la pista che, da Montecchio Maggiore proseguiva verso Sovizzo e Monteviale.