“… (Vicenza) è stata insignita di due medaglie d’oro per la lotta alla libertà: la prima, come già detto, nel 1848, e la seconda, proprio 100 anni dopo, il 25 agosto del 1948 per la resistenza ai fascisti, durante la seconda guerra mondiale. Due epoche e due mondi diversi, uno antico e l’altro moderno, facile presagio per gli argomenti incentrati su un vicentino famoso con cui chiuderemo questa serie di racconti… curiosi“.
Così terminava la decima puntata di “La Vicenza delle curiosità“, che vi ho raccontato come “Una vicentina curiosa“, e allora, miei cari lettori – ascoltatori, sciogliamo, per non lo avesse già fatto, l’enigma e occupiamoci, non solo, di Antonio Fogazzaroe del Corso intitolato all’autore di Piccolo Mondo Antico e Piccolo Mondo Moderno (qui tutte le puntate, passate, presente e… non si sa)
Prima di parlarvi di Corso Fogazzaro, però, vi invito a vedere ed ascoltare il video di “accompagnamento di oggi sia perché all’inizio ne approfitto per correggere, nessuno è perfetto, un paio di imprecisioni nelle puntate precedenti, ma, soprattutto, perché, sempre nelle prime battute, vi svelo un aneddoto sul significato della scritta MD, su uno scalino di Palazzo Thiene. MD non vuol dire come vorrebbe il latino millecinquecento ma Malacarne Distruttore (il perché dell’imprecazione del proprietario omonimo del palazzo ve lo spiego in video) e, quando l’allora Banca Popolare Vicentina lo acquistò, la scritta indusse in errore chi se ne occupò tanto da fargli datare l’edifico al 1500 e non al 1490 (un errore premonitore di quelli recenti di gestione, ben più gravi per i vicentini nostri contemporanei…, ndr).
Detto questo la zona di Porta Santa Croce era una zona depressa in cui vivevano i poveri. Infatti davanti alla porta di uscita vi erano raffigurati i santi, nell’altra i diavoli.
Le zone “in” della città erano: Porta Nova, Porta Castello e la Rocchetta.
La zona di Porta Santa Croce è legata al fiume. I sabbiaroli e le lavandaie venivano presi di mira dai teppisti che lanciavano sassi dal ponte. Le lavandaie lavarono sulle rive del fiume fino al 1950.
Nella strada delle Beccariette c’erano i macellai che lavavano la carne nel fiume.
Mancavano le chiese e, quindi, i crociferi hanno costruito le chiese: una dalle attuali Dame Inglesi e l’altra nella strada adiacente. Successivamente le chiese vennero prese da Dejana Valmarana che fondò l’ordine delle Dimesse, così chiamate perché vestivano in modo semplice. Chi erano le Dimesse? Erano giovani vedove che anziché tornare in famiglia o farsi suore potevano essere suore laiche, quindi “dimesse”.
Troviamo poi la chiesa dei Carmini, detta chiesa di San Giacomo Maggiore perché il costruttore aveva fatto il voto di fare il cammino di Santiago, ma, essendosi ammalato, tramutò il voto erigendo la chiesa intitolata al Santo.
L’architetto Arestraco l’ha ampliata in stile gotico, prendendo dei “pezzi” dalla chiesa di San Bartolomeo, i cui altari furono messi ai Carmini.
In quell’epoca difficile si verificavano pestilenze, alluvioni, morti di parto, polmoniti per cui i vicentini, grazie alla grande fede, sono sempre riusciti a rialzarsi. Oggi diremmo che sono stati resilienti.
Corso Fogazzaro è intitolato ad Antonio Fogazzaro, cittadino illustre, che sposò una nobile Valmarana del ramo dei Nani dell’omonim Villa. Il padre lo fece studiare e divenne uno scrittore. Suoi libri famosi sono: Piccolo Mondo Antico e Moderno. Cattolicissimo, dopo aver letto l’evoluzionismo di Darwin, ebbe una profonda crisi religiosa, per cui fu accusato di eresia, accusa che dovette fare “rientrare”, sia pure a fatica, perché a quei tempi essere eretici non era… igienico.
Qui, almeno per ora, finiscono queste puntate sulla Vicenza delle curiosità, che vi ringrazio di aver seguito con me su ViPiu.it, che mi ha ospitato, ma non è detto che da Vicentina curiosa non mi trasformi, nei miei frequenti girovagare, in una Turista curiosa, per raccontarvi nuove storie e curiosità.
Magari sulle zone che col vostro e nostro direttore, che da quelle parti è nato, sto ora visitando nel basso Lazio con una puntata alle isole pontine, tra cui Ponza e, forse, Ventotene ma, soprattutto, visitando le bellezze di Scauri, Formia, Gaeta, Sperlonga, Sermoneta e Latina, cioè del Parco della Riviera di Ulisse e della Pianura Pontina, che, quest’ultima, sa tanto di veneti “bonificatori” delle paludi che la ricoprivano e la infestavano di malaria nella prima metà del 1900.
Ma prima di salutarvi, una curiosità, per chi, non pochi ovviamente ma sempre di meno, ora spero dopo i miei show…, non mi avesse riconosciuto nei video, ve la voglio togliere: sono Maria Cristina Strocchi, psicologa e psicoterapeuta a Vicenza e, in questa veste, autrice di numerosi libri, tutti rintracciabili, insieme ad articoli, video ed altro, sul mio sito.
Allora non addio, ma ciao, termine italiano solo dal 900 e poi saluto tra i più comuni, che per chi non lo sapesse, ultima curiosità soddisfatta per… ora, deriva dal veneto s’ciavo, proveniente, a sua volta, dal tardolatino sclavus, traducibile come “[sono suo] schiavo”…