Alle spalle il lungo periodo di emergenza sanitaria, torna a fare discutere il problema della adeguata formazione dei futuri medici.
In più occasioni Meritocrazia Italia ha affrontato il problema del c.d. imbuto formativo, sostenendo la necessità di aumentare in maniera significativa il numero dei posti disponibili in specializzazione e presso il corso di formazione in medicina generale, anche per agevolare il ricambio generazionale dei professionisti dipendenti e convenzionati, e sempre in proporzione alle effettive esigenze del sistema.
Il tema della formazione dei medici, però, parte da prima. La carenza del personale sanitario è ricondotta anche al numero chiuso all’accesso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia.
Il problema in effetti si pone.
La verità è che la formazione dei medici ha un costo elevato e l’emigrazione dei professionisti italiani all’estero costituisce per il Paese una perdita significativa in termini di Prodotto Interno Umano anzitutto, ma anche in termini di PIL e di aumento della spesa.
Va considerato anche che, è vero che, con un accesso indiscriminato alla Facoltà, aumenterebbe sensibilmente il numero dei laureati e quindi dei potenziali medici, ma, a fronte di un sistema pubblico e privato incapace di assorbirli, la professione ne risulterebbe svilita e le ambizioni di tanti giovani mortificate. E si tornerebbe al problema della fuga verso l’estero.
Crescerebbero anche le fila dei c.dd. ‘camici grigi’ (medici laureati che non riescono a entrare in specializzazione), con ingigantimento del problema dell’imbuto formativo e aggravamento del fenomeno dei disoccupati intellettuali.
Si vuol dire che la questione è più complessa di quello che sembra, e un accesso indiscriminato alla formazione medica non sarebbe sufficiente a sciogliere il nodo.
Per questo, Meritocrazia Italia propone piuttosto di puntare a:
– una corretta pianificazione dei bisogni assistenziali, che tengano conto del ricambio generazionale in atto e che garantiscano ai medici la possibilità di trovare impiego e ai cittadini di trovare assistenza sanitaria soddisfacente e adeguata ad una popolazione che invecchia a causa del basso numero di nascite;
– un accesso alla facoltà di medicina e chirurgia che consenta a un maggior eppure sostenibile numero di candidati di frequentare il corso di studi senza rinunciare alla qualità dell’insegnamento;
– una riforma dei test di ingresso, oggi troppo lontani dalle materie oggetto di studio durante la scuola secondaria, anche attraverso l’adozione di uno stage selettivo che sappia valorizzare le competenze logiche e culturali dei candidati e quelle emotive, empatiche e motivazionali (soft-skill).
Stop war.