Laila El Harim, lavoratrice di 41 anni e mamma di un bambino di 4 anni, è morta in provincia di Modena schiacciata da una macchina fustellatrice. Come per Luana D’Orazio, le notizie vengono date dai maggiori organi di informazione. “Sembra che – si legge in una nota del Partito Comunista Italiano – Dipartimento lavoro – quasi d’improvviso, ci sia un risveglio delle coscienze di fronte all’ennesimo “omicidio bianco”. C’è qualcosa che, com’è abitudine, viene trascurato. Luana è morta esattamente 3 mesi fa, il 3 maggio. Nei 92 giorni che sono passati tra la morte di Luana e quella di Laila, sono 200 le persone che sono morte a causa di infortuni nei luoghi di lavoro. È un numero impressionante che viene troppo spesso trattato come qualcosa di “fatalmente normale”. E la “normalità”, soprattutto “questa normalità”, non fa notizia. Adesso, più per apparenza che altro, molti diranno che non è possibile andare avanti così, che la questione della sicurezza nel lavoro è un’emergenza. Vedrete, si batteranno il petto, diranno “mai più”. Lo faranno i ministri del governo dei migliori. Quei signori che potrebbero fare qualcosa, che, anzi, dovrebbero agire perché ne hanno il potere, si limiteranno ad assumere toni indignati. Coniugheranno i verbi al futuro promettendo che vedranno di risolvere il problema. Promesse uguali a quelle che, periodicamente, fanno quando la morte di qualche lavoratrice o di qualche lavoratore “fa notizia”. Poi si gireranno dall’altra parte, svieranno l’attenzione su altre questioni molto meno importanti per la collettività ma non per i loro interessi e tutto tornerà nel silenzio fino al prossimo caso “mediaticamente interessante” (lo si scrive con doloroso sarcasmo).
“Sta alle lavoratrici e ai lavoratori, alle organizzazioni sindacali (tutte), a noi comunisti che da tempo denunciamo questa situazione e il sistema che la produce, stringerci uniti e lottare. Uno sciopero generale non può essere più procrastinato. Lo si faccia subito con la massima unità di tutte le forze sindacali. Lo si faccia portando il conflitto a livello nazionale perché chi lavora e il lavoro stesso sono sotto attacco padronale. In ogni parte del nostro paese. Lo si faccia per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, lo si faccia contro i licenziamenti. Bisogna spezzare la rassegnazione, il silenzio e l’omertà. Agire – conclude la nota – come stanno facendo le lavoratrici e i lavoratori della GKN di Campi Bisenzio”.