La sensazione è che stiamo assistendo al declino di un impero. Si assiste a una specie di “primavera araba” alla rovescia. Sembra che la sedicente più grande democrazia occidentale stia implodendo. Un (ex)presidente tenta di aggrapparsi a qualsiasi cosa pur di negare la sconfitta. I suoi accoliti occupano il congresso. Arrivano notizie e immagini di spari, gente armata, evacuazioni dei membri del congresso.
Una situazione che dimostra la fragilità della (ormai falsa) democrazia statunitense che si ostina a condannare i governi non allineati, che finanzia “ribellioni” più o meno colorate contro “regimi” scomodi, che provoca guerre e atti di sovversione quando non di stampo terroristico, che non permette la libertà di informazione (vedi il caso Assange), che ha prigionieri politici (come Leonard Peltier) …
Una “democrazia” già pericolosa per il pianeta a prescindere di chi la stava governando. E adesso? Adesso sta dando l’impressione di crollare sotto i colpi del populismo più becero di un esponente del capitalismo reazionario e retrogrado che, però, è espressione di una mentalità radicata in quel “realismo capitalista” che ormai è il pensiero unico che domina l’occidente.
Stiamo attenti a quello che succede negli Stati Uniti: l’occupazione del congresso da parte di un migliaio o più di facinorosi è solo la fotografia di quello che è il sistema dominante. Non ci dobbiamo stupire che oggi succeda a Washington quello che i governi statunitensi (repubblicani o democratici, in definitiva è stato e temiamo che sarà lo stesso) hanno fomentato in ogni parte del mondo.
Giorgio Langella e Giovanni Coviello