“No alla violenza e sì alla pace!”. A riaffermarlo con forza, citando le parole pronunciate da San Giovanni Paolo II durante la sua visita in Mozambico nel 1988, è stato il Papa, che nel primo discorso da Maputo ha espresso “l’apprezzamento, mio e di gran parte della comunità internazionale, per gli sforzi che, da decenni, si vanno compiendo affinché la pace torni ad essere la norma, e la riconciliazione la via migliore per affrontare le difficoltà e le sfide che incontrate come nazione”. “In questo spirito e con questo proposito, circa un mese fa avete firmato nella Serra della Gorongosa l’accordo di cessazione definitiva delle ostilità militari tra fratelli mozambicani”, ha sottolineato Francesco soffermandosi sugli esiti più recenti di un processo di pace che ha posto fine a 17 anni di guerra fratricida: “Una pietra miliare, che salutiamo e speriamo come decisiva, fissata da persone coraggiose sulla via della pace, che parte da quell’Accordo Generale del 1992 a Roma”. “Quante cose sono passate dalla firma dello storico trattato che ha sigillato la pace e ha dato i suoi primi germogli!”, ha esclamato Francesco, secondo il quale “sono questi germogli che sostengono la speranza e danno fiducia per non lasciare che il modo di scrivere la storia sia la lotta fratricida, bensì la capacità di riconoscersi come fratelli, figli di una stessa terra, amministratori di un destino comune”. “Il coraggio della pace!”: risiede in questa espressione, per Francesco, la sintesi di questo stile di vita: “Un coraggio di alta qualità: non quello della forza bruta e della violenza, ma quello che si attua nella ricerca instancabile del bene comune”, ha precisato il Santo Padre prendendo a prestito le parole di Paolo VI nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1973. “Voi conoscete la sofferenza, il lutto e l’afflizione, ma non avete voluto che il criterio regolatore delle relazioni umane fosse la vendetta o la repressione, né che l’odio e la violenza avessero l’ultima parola”, l’omaggio del Papa. Poi le parole del santo papa polacco: con la guerra “molti uomini, donne e bambini soffrono perché non hanno una casa dove abitare, un’alimentazione sufficiente, delle scuole dove istruirsi, degli ospedali dove curarsi, delle chiese dove riunirsi a pregare e dei campi dove impiegare la manodopera. Molte migliaia di persone sono costrette a spostarsi alla ricerca di sicurezza e di mezzi di sopravvivenza; altre si rifugiano nei Paesi vicini. ‘No alla violenza e sì alla pace!’”.