L’ascesa di Bitcoin nella finanza tradizionale

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Criptovalute e cloud

In Italia e nella maggior parte dei Paesi del mondo, l’economia si fonda su un sistema centralizzato, il che significa che esistono degli enti centrali che fungono da catalizzatori della liquidità dei cittadini privati e delle imprese che vogliono finanziarsi. Fino agli anni 2000, e probabilmente anche fino al 2010, questo sistema centralizzato era molto forte, e al centro di esso vi erano le banche.

Le banche hanno sempre gestito l’incontro tra la domanda e l’offerta di beni e strumenti finanziari che potessero avere un valore. Non solo, infatti, custodiscono la liquidità degli investitori, ma offrono ad essi un’ampia gamma di contratti primari e derivati su cui investire in cambio di un tasso di interesse o di parte dei profitti dell’azienda.

L’avvento della finanza decentralizzata, cominciato ufficialmente nel 2009 a seguito della nascita di Bitcoin, ha suscitato opinioni fortemente contrastanti tra i big della finanza tradizionale. In particolare, le criptovalute venivano denigrate, essendo viste solo come uno strumento speculativo soggetto a bolle destinate ad esplodere, a discapito dei piccoli risparmiatori.

La verità è che le banche hanno sempre temuto le criptovalute come fenomeno dell’economia e della finanza. Il principio della decentralizzazione, infatti, mina l’autorità “centrale” delle banche, che perdono di importanza rispetto alla loro funzione di essere catalizzatori di liquidità e punto di incontro tra domanda ed offerta di mercato.

Il processo di denigrazione delle criptovalute serviva, anche, a danneggiare la fiducia (elemento imprescindibile per qualsiasi sistema economico) nei confronti di questo asset digitale. Ne sono state dette davvero tante, e persino molti grandi investitori del passato (tra cui Warren Buffet) hanno apertamente dichiarato di essere contrari a questo mondo perché troppo volatile e, pertanto, manipolabile. Tutte queste opinioni negative terminavano sempre allo stesso punto: “il mercato delle criptovalute è destinato a fallire presto”.

Ma ciò non è accaduto. Al contrario, Bitcoin e le altre valute digitali hanno completamente spiazzato il mondo della finanza tradizionale, che ha dovuto anzitutto ammettere a se stesso che si era clamorosamente sbagliato, ma che soprattutto ha dovuto adoperarsi per cercare di comprendere ed esercitare il controllo su un mondo che ha sempre apertamente disprezzato.

Mentre la nicchia dei banchieri e delle istituzioni monetarie diffidava di questi strumenti rivoluzionari, ci sono stati di contro tanti analisti esperti, economisti, sviluppatori e, più semplicemente, appassionati che hanno sostenuto le criptovalute. Ciò che intrigava di queste monete virtuali era l’assenza di controllo che le istituzioni potessero esercitare, il che andava a vantaggio di tutti i singoli investitori che non avevano più bisogno di rivolgersi ad un ente centralizzato (la banca) per effettuare transazioni che avessero e mantenessero il loro valore nel tempo.

Sono sorte svariate piattaforme, di cui alcune affidabili e regolamentate come Bitcoin Pro, che si sono poste la missione di aiutare gli investitori inesperti a muovere i primi passi nel mondo della finanza decentralizzata. Si può capire che una piattaforma è seria quando essa fa affidamento ad un team composto da analisti esperti che individuano, attraverso la loro esperienza e con l’ausilio di software all’avanguardia, i segnali nascosti nei complessi grafici, mettendoli a disposizione degli investitori iscritti.

Queste nuove possibilità offerte dalla blockchain riducono l’importanza che la finanza centralizzata detiene nel mondo economico, ma non soppiantano del tutto l’impianto che sta alla base della nostra società (e cioè le banche). Al contrario, le banche sono state un po’ costrette a prendere atto che la finanza decentralizzata porta con sé delle opportunità incredibili, opportunità che qualche investitore oculato ha già colto investendo in Bitcoin nel 2017.

Le banche investono in Bitcoin

Se non puoi sconfiggerli, unisciti a loro”. Le banche e i grandi big della finanza tradizionale hanno preferito unirsi alla rivoluzione di Bitcoin, ora che hanno finalmente compreso la sua potenza. In fondo, anche loro possono guadagnare sfruttano l’elevata volatilità del prezzo di questi asset.

La domanda per un investitore privato, dunque, è la seguente: perché, se i big della finanza investono in Bitcoin dopo averlo così osteggiato, non dovrei farlo anch’io?

La domanda è assolutamente legittima. Investire in Bitcoin potrebbe fruttare degli introiti dalle percentuali di guadagno molto elevati, ma attenzione alla volatilità! Gli investitori lo sanno, e ripongono la loro fiducia nelle piattaforme gestite dai professionisti.