Il servizio-segno S.t.r.a.d.e. non esisterebbe se non potesse contare sul fondamentale apporto del volontariato. Attualmente sono circa 150 i volontari attivi nei 14 punti di ascolto nel territorio diocesano: Arzignano, Barbarano Vicentino, Bassano del Grappa, Breganze, Dueville, Lonigo, Malo, Noventa Vicentina, Piazzola sul Brenta, San Bonifacio, Schio, Sovizzo, Valdagno e Vicenza. La ricerca di “nuove leve” è però continua da parte della Caritas Diocesana Vicentina, che ogni anno organizza il corso di formazione per operatori volontari. Tutto ciò, però, non esisterebbe senza i benefattori, che nel 2018 sono stati 113 e hanno donato circa 140mila euro; grazie a questi esempi di carità l’anno scorso sono state aiutate 322 famiglie (in aumento rispetto alle 254 del 2017 e le 310 del 2016), alle quali sono stati destinati complessivamente 127mila euro.
Il requisito principale è la buona volontà, che si traduce nel mettere a disposizione parte del proprio tempo a favore principalmente dell’ascolto del prossimo.
«Le cose più importanti che servono per essere volontari – conferma il referente del Centro di Ascolto S.t.r.a.d.e. di S. Bonifacio, Maurizio Lorenzi – sono il tempo e soprattutto l’apertura all’ascolto dell’altro, perché è dall’ascolto che emergono le problematiche di una persona o una famiglia».
Maurizio, c’è una storia che l’ha maggiormente colpita?
«Ce ne sono molte, ma la più recente è quella di un uomo che ha avuto una causa legale per motivi di rapporti familiari. Quando si è rivolto a noi era moralmente distrutto. Noi gli abbiamo innanzitutto fornito sostegno morale e psicologico, ascoltando la sua storia e tentando di entrare in empatia con lui. Dopodiché gli abbiamo fornito sostegno pratico, attraverso lo sportello legale di Caritas».
Quindi un Centro di Ascolto non serve solo a distribuire alimenti o aiuti economici.
«Assolutamente no. Noi fungiamo innanzitutto da “valvola di sfogo”, perché le persone in difficoltà hanno soprattutto bisogno di parlare con qualcuno che le sappia ascoltare. Ci si deve mettere in un atteggiamento di apertura, senza pregiudizi, per entrare in confidenza con chi cerca aiuto e molte volte queste storie si trasformano anche in vere e proprie amicizie con noi operatori volontari».
Che cosa significa fare il volontario?
«Diventa presto uno stile di vita, un’attitudine diversa nell’affrontare la quotidianità e nel vedere ciò che ci sta attorno. Si acquisisce la percezione che si sta facendo qualcosa di positivo, non solo per gli altri, ma anche per se stessi».