L’Italiano è una lingua maledetta. Lo diceva il compianto Paolo Villaggio in Fantozzi- Il ritorno. E deve averlo pensato anche Luca Zaia, in conferenza stampa il 26 ottobre scorso, mentre cercava di spiegare che il sacrificio dei Veneti dovesse essere riconosciuto, e “si incasinava” rovinosamente tra un congiuntivo, un condizionale ed un participio passato. La traduttrice nel linguaggio dei segni, alle sue spalle, appare prima atterrita, poi costernata, poi getta la spugna: non ce la può fare.
Se il sacrificio dei Veneti si compiesse solo sull’altare della grammatica italiana, tutto sommato, potremmo tirare un sospiro di sollievo. Purtroppo però, appare sempre più evidente che non sarà così. Il contagio galoppa, il tasso di positività aumenta di rilevazione in rilevazione. Aumentano i decessi giornalieri. Ma l’argomento principale di conversazione sono ristoranti e bar, chiusi per decreto alle 18.00. Il tutto condito da politici sciacalli, che se dipendesse da loro, signora mia, bar e ristoranti lavorerebbero come e più di prima.
Sono gli stessi che quest’estate non indossavano la mascherina, dichiaravano l’idea della seconda ondata “terrorismo” e blateravano di virus “clinicamente morto”, mutato, meno aggressivo e via dicendo.
Questo, per dire che ha ragione il presidente Mattarella: il nemico è il Virus… ma questo nemico ha parecchi alleati dietro le linee di trincea.
Se il tasso di contagio rimanesse costante (e purtroppo non sarà così), con i ritmi attuali avremmo entro fine novembre 7.000 morti in più per Covid. Settemila. Ma il problema sono i ristoratori e baristi che, poverini, hanno seguito regole e protocolli e adesso devono chiudere. Sarà…
Devo averlo notato solo io, lo scorso week end, che in certi punti, per esempio, di Corso Palladio a Vicenza non si poteva attraversare, per i tavolini e le sedie stipate l’una sull’altra.
Tenetevi stretti l’aperitivo anticipato, perchè tra un paio di settimane lo spriz lo prenderemo a casa.
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