I proiettili contro Ario Gervasutti per fortuna vanno a vuoto, ma l’ipocrisia va sempre a segno: parte dal GdV e arriva a Luca Zaia

925

Che l’attentato ad Ario Gervasutti, l’ex direttore per sette anni de Il Giornale di Vicenza, ora in posizione di vertice ma di “macchina”, quindi nella struttura ma non in redazione, de Il Gazzettino, sia un attacco a lui come giornalista, sembra di no per stessa ipotesi del collega, o uno sbaglio di obiettivo, è, comunque, un fatto grave e indicatore di questi tempi. Troppe volte, infatti, la violenza fisica si sostituisce ad ogni contestazione dialettica o legale di tesi di stampa, se quelle pallottole erano per un giornalista (nella immagine da sx Luciano Vescovi, Ario Gervasutti, Luca Zaia, ndr).

O troppe volte è finalizzata all’avvertimento di stampo mafioso o, comunque, delinquenziale se i 5 colpi erano indirizzati a lui stesso o a un qualunque altro privato cittadino per chissà quali altri motivi.

Ma… nel caso di Gervasutti giornalista c’è un ma, anzi forse più di un ma

Ma è possibile, ci chiedemmo allora, che Gervasutti fosse licenziato dal giorno alla notte da Il Giornale di Vicenza e, a parte uno stringato comunicato dell’editore, Athesis di Confindustria Vicenza e Verona, non una riga gli fosse concessa per salutare, come è prassi ed educazione, i lettori. Ma è possibile, ci richiedemmo, che neanche un’altra riga fosse spesa da quel quotidiano, né da altri a parte noi (lo intervistammo qui e ne scrivemmo anche dopo qui, poi qui e quindi qui e…), per spiegare i motivi del licenziamento di un direttore che in sette anni, tra l’altro, non si era segnalato per politiche editoriali non gradite all’editore confindustriale né per chissà quali inchieste o rivelazioni di fatti che turbassero i sogni tranquilli di una Vicenza, che anche per questo non seppe, da quella stampa, che stava arrivando lo tsunami della Banca Popolare di Vicenza

Ma a quella che allora ci facemmo, oggi aggiungiamo un’altra domanda: è possibile che l’ipocrisia umana nella redazione di Via Fermi del GdV arrivi a tanto da elevare a martire della libertà di stampa e dell’attività professionale “ogni altro giorno” il direttore licenziato dal rappresentante pro tempore dell’editore, Luciano Vescovi, e messo nella pattumiera senza che neanche gli dedicasse un coccodrillo chi oggi, con le lacrime priam non versate, piange per le pallottole a lui, forse non, indirizzate?

A questo ma ne aggiungiamo un altro.

Ma è possibile che, se da ovunque si levano messaggi di condanna del possibile ma molto ipotetico attentato alla libertà di stampa, che, ripetiamo, lo stesso Gervasutti esclude anche perchè da anni non fa giornalismo se non da occasionale opinionista o da organizzatore di redazione;… è possibile che si erga possente la voce anche di Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, contro le minacce ai giornalisti che fanno il loro lavoro se proprio Zaia ha portato noi in tribunale non per un errore di bersaglio ma chiedendo a un giornale indipendente e senza protettori, ragion per cui nessuno protegge, 410.000 euro, leggansi quattrocentodiecimila euro, di danni per aver solo raccontato in un’inchiesta, e per ora solo in parte, i contenuti di documenti che sono al vaglio della Procura di Venezia per verificare se le centinaia di milioni di contributi alla formazione elargiti dal 2007 in poi dalla Regione abbiano seguito vie lecite oppure no?

Ma è possibile che Zaia, che si erge a difensore della libertà di stampa minacciata da 5 pallottole non andate, per fortuna, a segno contro un bersaglio che non sarebbe il Gervasutti “giornalista”, provi a gambizzarla con il bazooka dei costi legali che dobbiamo sostenere per difenderci da richieste oltre che ingisutificate anche abnormi (intimidatorie) di danni quando poi a portare quel dossier in procura è stato proprio lui, non ci interessa se per sua volontà, cosa che sarebbe meritoria, o solo perchè altri membri del consiglio regionale lo abbiano spinto a chiedere alla magistratura controlli che magari lui stesso avrebbe poturo adottare?

Cari colleghi della stampa locale, caro presidente della nostra regione, perchè abusate ipocritamente, more italico, delle parole quando i fatti vi mettono in ridicolo?