Laura Puppato interviene sull’inchiesta tamponi che tiene banco in questi giorni dopo la puntata che Report di Rai3 ha dedicato al caso.
E lo fa attaccando Luca Zaia, governatore del Veneto, che in tale veste ha gestito l’emergenza Covid e che nell’inchiesta non è indagato, ma – come è orami ampiamente noto – è finito nelle intercettazioni svolte dalla polizia giudiziaria.
Nelle captazioni emergerebbe una sorta di guerra nei confronti di Andrea Crisanti, ovvero il ricercatore ex UniPd e componente del Comitato tecnico scientifico veneto, la cui denuncia ha dato il la alle investigazioni sull’acquisto di ingenti forniture di tamponi antigenici rapidi da parte della Regione e che lo stesso Crisanti riteneva e ritiene inefficaci.
Zaia – lo ricordiamo – ieri ha parlato del caso nel corso della presentazione del suo libro a Cortina (qui puoi leggere cosa, in sintesi, ha detto).
Le sue parole però non sono andate giù a Laura Puppato, ex senatrice trevigiana del Partito democratico.
“Intervengo sulla vicenda tamponi rapidi – tamponi molecolari e sulle dichiarazioni scherzose del presidente Zaia in quel di Cortina perché ritengo, a ragion veduta essendomi dovuta occupare su denunce pervenute via social e telefono, giorno dopo giorno, della crescita esponenziale di contagi e conseguenti gravi criticità nella Rsa e negli ospedali nel periodo della seconda ondata Covid, ovvero dall’ottobre 2020 al gennaio compreso 2021.
Trovo indecente che sulla tragedia vissuta dai veneti in quei 3 mesi si sorrida e si facciano battute. Ricordo ben 8.200 decessi di persone che in parte potevano e dovevano essere salvate, visto che statisticamente almeno 1.600 (ma probabilmente molti di più se paragonata alla prima ondata Covid siamo intorno ai quasi 4.000 morti in più ) non dovevano stare nel conteggio di quei morti. Tanto per fare un paragone: tanti decessi quanti ne ha avute la Lombardia con il doppio di abitanti.
Ecco – prosegue Laura Puppato -, la cosa più grave che sta accadendo anche ora che la diatriba sui tamponi rapidi è scoppiata grazie a Report, è la superficialità, la devozione narcisistica intorno al capo che impedisce quella pietas umana che, al di là di colpe o reati che sono appannaggio delle Procure, dovrebbe muovere chi ha avuto responsabilità politiche e sanitarie o tecniche in quella vicenda.
Ho ascoltato Zaia in Tv e sono inorridita. Già, perché giustificarsi sorridendo dicendo che aveva 3 salvagenti per salvare 20 persone, ovvero aveva poche disponibilità a fronte di una massa di persone contagiate, dimostra che da una parte ammette le accuse, ovvero di aver saputo delle criticità ma di non aver voluto restringere maggiormente quell’area gialla, che significava tutti liberi contro ogni evidenza, come invece era nelle sue disponibilità e come tutte le altre regioni hanno fatto, facendolo infine, dopo infinite proteste ma solo il 20 dicembre, ben 2 mesi dopo che la tragedia era avviata e un giorno prima che avvenisse per decreto nazionale.
Ma soprattutto quei 3 salvagenti, se risulteranno vere le accuse che hanno dato il via all’indagine contro Rigoli (ex responsabile delle microbiologie del Veneto, ndr), erano bucati e accorgersene era doveroso. Perché i naufraghi andavano a fondo e dunque quei salvagenti non erano idonei alla loro salvezza e non erano comunque neppure adatti ai naufraghi, ma solo a coloro che già sapevano nuotare, per dirla con la metafora scelta, visto che i fragili e il personale sanitario non dovevano e non potevano essere valutati da quei tamponi che avevamo un altissimo margine di errore mettendo a rischio la loro vita e quella dei pazienti.
Dunque quei salvagenti – ancora Laura Puppato – non erano adatti all’uso sistemico e massiccio, così com’era descritto nel bugiardino dei tamponi Abbott e come era indicato dalle linee dell’Oms.
Ecco perché oggi si parla a ragion veduta di un sistema di potere in Veneto che non ammette critiche ma direi neppure aiuti, visto che ha fatto spallucce se non attuato denigrazioni, a chi si permetteva di chiedere maggiori attenzioni ai fatti gravi denunciati da troppi, sanitari e non.
Ecco, manca proprio il ripensamento su una tragedia di proporzioni immani e questo rende tutta la vicenda Zaia-Rigoli una pessima rappresentazione di un tempo in cui si è dimenticata l’umanità, il senso della misura, la pietas. Un vero disastro etico prima ancora che politico“, conclude Laura Puppato.