Lavorare sotto l’ombrellone? Ecco i consigli per dirigenti e imprenditori

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(Adnkronos) – “Quasi il 10% degli italiani lavora in vacanza e tra questi il 37% ricopre ruoli dirigenziali. Considerando che questa percentuale riguarda coloro che possono lavorare da remoto come impiegati e manager, si tratta di una percentuale non trascurabile. Dalle figure più junior fino ai dirigenti, il lavoro sta diventando quindi una prassi consolidata anche durante i momenti di pausa. Se da una parte questo denota un gran senso del dovere e vicinanza all’azienda, dall’altra il rischio che diventi una costrizione in grado di demotivare sul lungo periodo i collaboratori è molto alto. Con conseguente inclinazione verso fenomeni come il burnout e la ricerca di un nuovo impiego in grado di rispettare il work-life balance ricercato sempre più dai lavoratori e soprattutto dalle nuove generazioni – i professionisti di domani”. Lo dichiara Eros Peronato, ceo & head of passion di Amajor.  “A partire dal periodo post-pandemia – spiega – il lavoro da remoto, che prima interessava principalmente i lavoratori indipendenti, ha coinvolto sempre più aziende, generando un effetto sicuramente positivo nell’organizzazione del lavoro, ma portando al contempo ad un aumento di collaboratori che continuano a svolgere le loro mansioni oltre i normali orari di lavoro impattando anche sulle ferie estive”.  “Sebbene sia manifestazione di grande responsabilità e senso del dovere – dice – non staccare e non prendersi un periodo di riposo mentale può portare una persona a consumare le proprie energie pian piano, quasi senza accorgersene, e agevolare il fenomeno del burnout sul medio e lungo periodo. Ma come mai gli italiani lavorano durante il loro periodo di ferie? Spesso queste situazioni sono riconducibili ad un’incapacità organizzativa e a un sovraccarico di lavoro, causati da una gestione poco efficiente delle risorse e delle attività da parte dell’imprenditore o di chi dirige l’azienda”. “Lo smart working, che permette grande flessibilità e la possibilità di gestire al meglio il work-life balance, ha talvolta assunto una connotazione negativa: l’essere sempre a disposizione. La connessione ha legittimato comportamenti poco sani e che non hanno nulla a che fare con il benessere e l’equilibrio. Ogni strumento deve essere usato in maniera equilibrata e strategica intesa come visione di lungo periodo”, prosegue Eros Peronato.  “La domanda da porsi – riflette – è: come responsabile della mia azienda sto davvero guidando la mia impresa verso il successo o ne sto esasperando le energie e quindi portando i miei colleghi e collaboratori al limite? Dietro questa situazione si rischia di alimentare burnout, stress e nervosismo, soprattutto se questo lavoro extra non viene riconosciuto come tale. Per riconosciuto si intende, non visto, non valutato, ma preteso o ancor peggio dato per scontato, come fosse una cosa dovuta o normale. Dietro queste situazioni, che dobbiamo saper vedere, c’è normalmente una forte disorganizzazione, e quindi allo stesso tempo una grande opportunità per cambiare la propria organizzazione! Bisogna prestare attenzione perché se non si rispettano le proprie Persone allora l’azienda è destinata a fallire, e non solo come azienda, bensì anche come entità che ha responsabilità sociali che vanno ben oltre l’essere attività economica”.  Secondo Amajor quello che occorre fare è dunque puntare sulle persone, renderle partecipi del progetto aziendale senza portarle ad un sovraccarico che non ha nulla a che vedere con una sana, forte, vivace organizzazione aziendale: le persone vanno messe veramente al centro, vanno motivate a lavorare, concedendo loro i giusti spazi per ricaricarsi, ma soprattutto vanno stimolate a generare e nutrire liberamente nuove idee strategiche per il proprio ruolo: questo significa generare il futuro sano nelle organizzazioni. Ecco dunque i 4 consigli di Amajor per l’imprenditore. 1) Organizzarsi con anticipo: non basta formulare il “piano ferie” ma serve anche definire preventivamente un piano tra tutte le parti coinvolte per gestire meglio i task nel periodo di assenza del collaboratore, con cadenze predefinite e identificando i lavori rinviabili a settembre. E se non si ha la possibilità di sostituire quel ruolo, persona? Si passa direttamente al punto 4. 2) Affiancamento del personale: per gestire le ferie spesso aiuta creare un sistema di affiancamento delle persone in vista del periodo out of office, in modo che le attività siano gestite efficacemente da un sostituto. Fare in modo che i colleghi si parlino e propongano un piano di copertura, evidenzino i punti deboli, quindi dare loro spazio, può portare a soluzioni sorprendenti. 3) Lasciare indicazioni scritte ai propri colleghi: creare un vademecum di pratiche da mettere in campo per le emergenze e, perché no, messo a disposizione anche per l’imprenditore stesso. 4) Le ferie diventano un segnale evolutivo dell’azienda un motivo di riorganizzazione e nuova spinta per il rientro dalle ferie. “Gli imprenditori hanno il dovere di prendersi cura delle proprie Persone perché è solo grazie a loro che possono realizzare i propri sogni, e devono cogliere costantemente i possibili segnali di stress che a lungo andare possono minare la stabilità dell’organizzazione stessa. Mettendo al centro il benessere come elemento strategico di crescita quello che otterremo è una struttura forte e stabile pronta a superare nuove sfide proprio perché il gruppo stesso sarà stabile e forte in quanto realizzato in ciò che fa. Semplice da comprendere quanto difficile da attuare finchè non si cambia prospettiva mettendo veramente al centro la persona”, conclude Eros Peronato.  —lavoro/professionistiwebinfo@adnkronos.com (Web Info)