Disoccupato è chi è in cerca di occupazione (quindi vorrebbe fa parte dei lavoratori attivi, ndr). Nel dettaglio, sono disoccupate le persone tra i 15 e 64 anni che hanno cercato lavoro nelle quattro settimane che precedono la settimana di riferimento e sarebbero disponibili a lavorare entro le due settimane successive. Sono disoccupati anche coloro che inizieranno un lavoro entro tre mesi dalla settimana di riferimento.
Occupati e disoccupati compongono la forza lavoro, cioè la popolazione economicamente attiva. Al di fuori della forza lavoro, gli inattivi: coloro che non sono classificabili né come occupati né come disoccupati. In particolare, sono inattive le persone che non hanno cercato lavoro nelle quattro settimane che precedono la settimana di riferimento, o non sono disponibili a lavorare entro le due settimane successive, o entrambe le condizioni. La somma tra forza lavoro e inattivi corrisponde al totale della popolazione.
Dati
La crisi economica del 2008, nota con il nome di “grande recessione”, la crisi del debito sovrano del 2010 e le problematiche finanziarie causate dalla pandemia di Covid-19hanno avuto delle gravi conseguenze sul mercato del lavoro, in Italia e in molti altri paesi europei.
Il dato rappresenta la percentuale degli occupati rispetto alla popolazione tra 15 e 64 anni. La media dell’Unione europea è calcolata sui 27 stati membri.
FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: martedì 19 Aprile 2022)
Le due crisi economiche del 2008 e del 2010 hanno influito sulla percentuale degli occupati. Nel 2013 è stato raggiunto il valore più basso per entrambe le zone considerate, con il 55,5% italiano a fronte di un 63,1% di media europea. Nel nostro paese, i valori sono ritornati ai livelli pre-crisi nel 2018 mentre mediamente in Europa già nel 2016 i livelli occupazionali segnavano un valore maggiore di quello del 2008. Nel 2020 si registra un altro calo dovuto alle conseguenze della pandemia globale di Covid-19.
In questi anni si è modificato anche il modo in cui la popolazione si suddivide tra occupati, disoccupati e inattivi.
Le quote di occupati, disoccupati e inattivi seguono l’andamento delle crisi
Percentuali di occupati, disoccupati e inattivi in Italia (2008-2020)
Percentuali di occupati, disoccupati e inattivi sul totale della popolazione italiana tra i 15-64 anni di età. Notare che i seguenti dati non corrispondono al tasso di occupazione, disoccupazione e inattività.
FONTE: elaborazione openpolis su dati Istat
(ultimo aggiornamento: martedì 19 Aprile 2022)
Nel 2018 la percentuale di occupati è tornata al livello del 2008 dopo anni di calo. Tuttavia, è necessario sottolineare che nello stesso periodo i disoccupati sono aumentati di 2,8 punti percentuali, mentre gli inattivi sono diminuiti di 2,7.
La crisi scaturita dalla pandemia del 2020 ha nuovamente cambiato questi valori. Il livello dei disoccupati e degli occupati è leggermente sceso mentre è aumentato di circa due punti percentuali quello degli inattivi.
Analisi
Questi dati mostrano solo una parte del quadro occupazionale. Ci sono infatti numerosi altri aspetti da tenere in considerazione per un’analisi completa:
- il numero di ore lavorate, che permettono di capire quanto incidono i lavori part-time;
- la paga media oraria, un indicatore degli orizzonti finanziari del lavoratore;
- il settore occupazionale e il grado di istruzione, che danno la possibilità di comprendere anche lo stato del mercato del lavoro nel suo complesso.
Dopo la grande recessione e la crisi del debito sovrano del 2010, l’Italia e l’Europa hanno visto una lenta ripresa dei valori degli occupati, fino a ritornare dopo 10 anni ai livelli pre-2008. La pandemia da Covid-19 ha rappresentato una nuova battuta d’arresto per l’intera economia mondiale. Non solo per il calo degli occupati, come abbiamo visto in precedenza, ma perché ha radicalmente trasformato il mondo del lavoro. Dall’introduzione dello smartworking, con la conseguente limitazione dei contatti sociali sul lavoro, al calo delle ore lavorative. L’impatto pandemico è stato inoltre particolarmente forte per le famiglie e per i lavoratori giovani tra i 18 e i 29 anni, già maggiormente soggetti in Italia a contratti precari e a salari inferiori.
Fonte OpenPolis