Si è tornati a lavorare in carne ed ossa – scrive Germano Raniero del sindacato Usb Vicenza – Le fabbriche dopo i due protocolli tra le parti riaprono tutte e vengono presentate come luoghi sicuri. Considerare normalmente luoghi sicuri dopo i 600 mila infortuni e 1400 morti nel 2019 è come si dice oggi una fake news.
Pensiamole ora con la pericolosità del covid19 e ci rendiamo conto dell’ipocrisia che circonda il “riapriamole tutte”. Dicevamo si è tornati in fabbrica fisicamente, peccato che i diritti sindacali siano ancora on line… con divieto di riunione, di assembramento, con divieto per moltissimi di scioperare.
In questo quadro USB aveva chiesto di poter tenere una presenza simbolica in piazza Castello il 1 maggio. Giornata mondiale che riconosce le lotte e i sacrifici fatti dai lavoratori per i propri diritti contro lo sfruttamento padronale. Beh il 1 maggio non si può fare e bisogna ripiegare sui social.
USB intendeva fare un presidio limitato e nel pieno rispetto delle distanze e con tutte le protezioni individuali previste. Si voleva essere lì fisicamente come fisicamente lo sono i lavoratori in fabbrica.
A questa nostra richiesta è intervenuto il veto delle autorità competenti ricordandoci che appunto esiste il divieto di assembramento. E questo lo sapeva pure USB ma la presenza in piazza voleva rendere evidente il problema la contraddizione: produrre sì, ma diritti no.
Il covid19 ha stravolto la società e le nostre vite. La cinica fretta dei padroni a riaprire tutte le attività con deroga sui dispositivi di protezione producono la responsabilità precisa di chi, di fronte ad una emergenza di enormi proporzioni, continua a mettere i profitti ed il valore dei titoli azionari davanti agli interessi della collettività.
Non stiamo infatti morendo solo di covid-19 né la crisi mondiale è frutto unicamente del coronavirus. Affiora ovunque la consapevolezza che il sistema economico e sociale occidentale non sia in grado di proteggere la società umana da una crisi con queste caratteristiche e che sia arrivato il momento di intraprendere un altro cammino. La diffusione del virus ha solo messo in evidenza l’accaparramento delle risorse nelle mani di pochi, che oggi è diventato insopportabile perché mette a repentaglio la nostra stessa sopravvivenza.
L’aumento delle disuguaglianze sociali, l’enorme diffusione della povertà, l’allargamento della precarietà e del lavoro povero, il moltiplicarsi delle mille forme di lavoro atipico, autonomo e a partita iva, sfruttato, impoverito e senza tutele, l’accrescersi delle disparità di genere, sono il frutto delle controriforme del mercato del lavoro varate in questi anni.
USB si sta sbattendo in questo periodo di coronavirus per mettere la salute prima del profitto e nei numerosi posti dove è presente ha a volte scioperato per pretendere la massima sicurezza dei lavoratori. Per cui nessuna faciloneria dietro l’idea della presenza simbolica il primo maggio.
Molti lavoratori hanno continuato a lavorare in questi mesi, alcuni come negli ospedali e nelle case di riposo si sono letteralmente sfiancati con turni massacranti e con parte di loro diventati positivi e una parte non trascurabile di questi pure deceduti. Nel nostro territorio pur colpito pesantemente si è evitato una strage.
Giusto riaprire ma la salute e il diritto al reddito devono essere sacrosanti per tutti.
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