Lavoro, allarme Eurostat: Calabria e Campania le regioni con meno occupati in UE. Bolzano, Emilia Romagna e Veneto al top per occupati

In Italia il primato anche per disparità tra regioni

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Lavoro Eurostat

Bruxelles. La Calabria e la Campania si sono aggiudicate il triste primato di avere il tasso più basso di occupazione tra le regioni dell’Unione europea, secondo l’ultima indagine di Eurostat basata sui dati del 2023. In entrambe le regioni italiane, infatti, solo il 48,4% della popolazione in età lavorativa risulta occupato, un valore che colloca queste aree agli ultimi posti nella classifica europea. La Sicilia segue a ruota con un tasso di occupazione del 48,7%, confermando la difficile situazione del mercato del lavoro nel Mezzogiorno d’Italia.

Il servizio statistico dell’Unione europea Eurostat considera il tasso di occupazione come la percentuale rispetto alla popolazione totale comparabile di persone occupate, intese come persone che hanno lavorato almeno un’ora retribuita, ma anche le persone in congedo di malattia o maternità e tutte quelle che, seppur non avendo lavorato durante il periodo di riferimento hanno ancora contatti con il loro lavoro. L’indagine di Eurostat non può tenere in considerazione, per ovvi motivi, tutto il lavoro sommerso che non viene dichiarato ai vari istituti di indagine statistica nazionali.

Eurostat evidenzia come questi dati siano di gran lunga inferiori alla media europea, che ha raggiunto il 75,3% nel 2023, segnando un incremento di 0,7 punti percentuali rispetto al 2022. Le peggiori performance in Italia sono confrontabili soltanto con quelle delle regioni sudorientali della Turchia, Paese che non è attualmente nemmeno membro dell’Ue.

L’indagine mette in luce una marcata disparità interna in Italia, che registra il più alto coefficiente di disparità tra le sue regioni, pari al 16,3%. Questo dato testimonia la netta divisione tra Nord e Sud del Paese, con le regioni settentrionali che mostrano livelli di occupazione decisamente più alti rispetto al Mezzogiorno. La Provincia autonoma di Bolzano, ad esempio, si distingue con il tasso di occupazione più elevato in Italia (79,6%), seguita dall’Emilia Romagna (75,9%). Ottima anche la prestazione del Veneto, che si assesta al terzo dato italiano, coerente con la media Ue, con il 75,7% .

A livello europeo, la regione con il più alto tasso di occupazione è la regione della capitale polacca Varsavia, con un  tasso dell’86,5%, seguita dalla regione Bratislavský kraj in Slovacchia (85,8%) e dalla regione tedesca di Trier (85,4%). Questi dati riflettono la buona salute economica delle regioni del centro e dell’est Europa, che continuano a crescere e ad attrarre forza lavoro qualificata.

I dati diffusi da Eurostat lanciano un segnale d’allarme per l’Italia, che deve affrontare l’annosa sfida di colmare un divario occupazionale sempre profondo tra Nord e Sud. La debolezza strutturale del mercato del lavoro nelle regioni meridionali richiede interventi mirati e politiche concrete per incentivare l’occupazione e favorire lo sviluppo economico.

Se l’Italia vuole migliorare la propria competitività e ridurre il divario, diventa fondamentale un piano d’azione che coinvolga non solo le istituzioni nazionali ma anche quelle europee, in particolare per quanto riguarda l’utilizzo dei fondi delle politiche di coesione, create dalle istituzioni europee proprio al fine di creare le condizioni per una crescita inclusiva e sostenibile delle diverse regioni dell’Unione.

Il rapporto di Eurostat solleva una questione cruciale: riuscirà l’Italia a colmare il divario tra le sue regioni e ad avvicinarsi agli standard europei? La sfida è aperta e le risposte, per ora, sono state deludenti.