L’Associazione “Giacomo Matteotti” piange la morte di Satnam Singh, il lavoratore indiano che aveva perso il braccio nei campi di Latina, abbandonato sulla strada dal datore di lavoro.
“Navi, così chiamavano Satnam Singh – spiegano dall’associazione Giacomo Matteotti Vicenza – è tragicamente morto lavorando in termini salariali e normativi in netta violazione delle norme contrattuali e di legge, in condizioni disumane nelle campagne di Latina nell’Agropontino.
Gravemente ferito, senza un braccio, falciato dalla macchina che l’aveva colpito durante il lavoro, mani vili e maledette lo hanno caricato su un furgone, hanno raccolto il braccio in una cassetta e poi morente, assieme alla moglie disperata, lo hanno scaricato come un sacco ormai inutile presso la sua casa.
Nonostante le grida e le suppliche di dolore della moglie che inseparabile lavorava con lui, nessuno, nessuno forse perché minacciato dal carnefice caporale che sequestra il telefonino alla moglie, ha avuto un istinto di pietà chiamando con urgenza un’ambulanza.
Siamo inorriditi per questa ennesima, tragica morte sul lavoro e in questo caso aggravata dall’ignobile sfruttamento al limite della schiavitù in condizioni di aperta illegalità, anche sotto il profilo della tutela della salute e dell’integrità fisica. Da tenere presente – con ferma critica anche verso le Autorità preposte che Navi lavorava (e risiedeva) come molti suoi connazionali senza regolare permesso di soggiorno e ciò era utilizzato dal suo cinico datore di lavoro per sfruttarlo e trattarlo come, purtroppo, tanti altri nelle sue condizioni, violando le più elementari norme di lavoro.
Questo avviene nel nostro Paese con una Costituzione che si fonda sul Lavoro, la Libertà, la Solidarietà e la Giustizia tra le genti tutte e il popolo italiano.
Come Associazione Matteotti ci domandiamo perché ancora un’altra morte sul lavoro a causa di mancanza di tutele?
Perché in questo nostro Stato che fonda i suoi principi sulla democrazia, il diritto, la giustizia e le regole democratiche, sancite dalle leggi non si interviene per debellare questo feroce sfruttamento del lavoro umano, peraltro conosciuto? Perché tante colpevoli indifferenze, inattività nell’azione di prevenzione da parte delle istituzioni che dovrebbero vigilare, prevenire le orrende violazioni e tutelare i diritti di tutti e in particolare dei lavoratori?
Perché in questo Paese si pensa ancora di trarre benefici e utilità offrendo a chi soffre ancora più sofferenza e sfruttamento e spremendo chi con onestà pensa di trarre giovamento e riscatto dalle proprie condizioni lavorando?
Questo è il Paese che non vogliamo e chiediamo fermamente che, di fronte a questa orrenda morte, il datore di lavoro sia severamente punito anche per il comportamento criminoso di abbandonare gravemente ferito Navi e per il trattamento illegale ed inumano riservato al povero immigrato ed ai suoi connazionali usati come schiavi per realizzare il massimo profitto da queste attività svolte in termini irregolari.
Auspichiamo anche una forte mobilitazione della comunità locale e nazionale affinché cresca una consapevolezza politica, sociale ed umana per debellare questo grave fenomeno che oggi vede oltre 230.000 persone (molti immigrati) costrette a lavorare in queste condizioni. Auspichiamo altresì una indagine a tappeto, coinvolgendo anche le OO.SS. di settore, per portare in evidenza il fenomeno per poterlo colpire, compresa la condannabile trascuratezze al limite della complicità”.
Associazione Giacomo Matteotti Vicenza
Il direttivo