(Adnkronos) – “Quando si parla di smart working o, in generale, di lavoro a distanza non dobbiamo dimenticare il fatto che non è solo un modo di organizzare il lavoro, ma una realtà che richiede una preparazione, condizione essenziale perché possa essere produttivo. Serve una sorta di cassetta degli attrezzi che dobbiamo organizzare prima di poter fare lo smart working. È essenziale”, ad esempio, “che la tecnologia possa consentire di lavorare a distanza allo stesso modo che in ufficio. Se non c'è questo passaggio è veramente difficile”. Lo ha detto Giuseppe Conte, direttore risorse umane Inps, intervenendo oggi al dibattito ‘work-life balance, esperienze di smart working in un confronto pubblico e privato’, organizzato dall’Inps Milano. Sono ormai “15 anni che l'Inps ha scelto di trasferire su digitale tutte le sue pratiche – continua Conte – Già nel 2019 si era avviata la sperimentazione, portando avanti la questione regolatoria. Quando poi è arrivata la pandemia”, questa organizzazione “ci ha permesso, in 5 giorni lavorativi, dal lunedì al venerdì, di passare dal lavoro essenzialmente in presenza al lavoro totalmente a distanza. La tecnologia è quindi il fattore che abilita. L’Inps ha avviato una grande sperimentazione di massa perché, essenzialmente, su 26 mila persone, oltre 23 mila aderiscono allo smart working. Non tutti quindi lo sottoscrivono: circa 18 mila concretamente ne usufruiscono, 7-8 mila non fanno lavoro ibrido. Non ci sono differenze sostanziali tra maschi e femmine”. Oggi lo smart working “è una realtà strutturale del modo in cui l'istituto lavora – sottolinea Conte – Però la riflessione che dobbiamo fare è sugli impatti dal punto di vista del lavoratore” considerando, ad esempio, anche “il rischio di alienazione. Un secondo tema riguarda il come il lavoro a distanza verrà utilizzato dal punto di vista delle aziende. Andiamo verso un modello che è sempre più di delega, alle macchine, del lavoro automatizzato, per favorire nelle persone lo sviluppo delle proprie competenze per progettare nuovi servizi, ma anche trovare nuove modalità di aggregazione. Il terzo punto – aggiunge – è dal lato degli stakeholder cioè della relazione con il cliente. Dobbiamo infine pensare che il lavoro a distanza si articola in lavoro agile, lavoro da remoto e telelavoro. Si tratta di una scelta strategica in cui noi crediamo molto, che sicuramente aiuta a conciliare quelle esigenze di utilità di servizio con quella di far sì che le persone vivano il proprio lavoro e l'Istituto in maniera, il più possibile, serena, vivendo la professione – conclude Conte – come una possibilità anche di realizzazione di se stessi”. —lavorowebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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