Lavoro in Veneto, 36 mila posti in più nel 2018: a Vicenza 8 mila grazie a manifattura

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Il 2018 ha rappresentato per il Veneto – riporta una nota della Regione – il quarto anno consecutivo di crescita occupazionale, con oltre 36 mila posti di lavoro dipendente in più, 22 mila dei quali a tempo indeterminato. A certificarlo sono i dati della Bussola trimestrale dell’Osservatorio di Veneto Lavoro sull’andamento del mercato del lavoro regionale.

In un contesto economico in lieve rallentamento, ma comunque positivo, il ritmo di crescita dell’occupazione veneta si assesta sugli stessi livelli del 2017. Ma risulta ora trainato principalmente dai contratti a tempo indeterminato, aumentati nell’arco di un anno di 22.200 unità. Tale incremento è in larga parte attribuibile alle trasformazioni da tempo determinato, raddoppiate rispetto all’anno precedente (59.800 contro 30.200).

Un risultato – spiegano i ricercatori di Veneto Lavoro – dovuto prevalentemente al boom di assunzioni a termine registrato nel 2017, che a un anno di distanza ha generato un fisiologico incremento delle trasformazioni. A incidere, però, sono stati anche gli incentivi strutturali all’assunzione di giovani under 35 introdotti a inizio 2018 e gli effetti del Decreto Dignità, entrato in vigore a novembre, che intervenendo in maniera restrittiva sui rapporti a tempo determinato ha in parte contribuito all’eccezionale incremento delle assunzioni e delle trasformazioni a tempo indeterminato osservato nel quarto trimestre dell’anno (rispettivamente +22% e +115% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) e in particolare nel mese di dicembre.

Incide pochissimo il fenomeno dello staff leasing, ovvero la somministrazione a tempo indeterminato, che pur essendo triplicata rispetto all’anno precedente, con 1.500 assunzioni pesa appena per l’1% sul totale delle assunzioni stabili. Si riduce, di contro, tranne che nel lavoro stagionale, il ricorso ai contratti a tempo determinato, che nel quarto trimestre dell’anno registrano un saldo negativo per 47.700 posizioni di lavoro e su base annua mostrano una crescita modestissima (+1.700).

Sotto il profilo settoriale la novità più significativa del 2018 è rappresentata dalla crescita dell’industria, che ha registrato un aumento di 17.800 posti di lavoro, pari a quasi la metà della crescita totale. Bene in particolare il metalmeccanico (+8.500 posti) e l’edilizia (+3.900). Continua inoltre il trend positivo dell’agricoltura, con un migliaio di posti di lavoro in più, mentre si ridimensiona il contributo alla crescita fornito dai servizi, che mantengono un saldo positivo per 17.400 posizioni di lavoro, ma che denotano un sensibile rallentamento nei settori del commercio e del turismo.

Le dinamiche settoriali si riflettono sui livelli occupazionali dei singoli territori: a registrare la crescita più consistente (+9%) sono infatti le province a maggiore presenza manifatturiera, ovvero Treviso, con un saldo di +8.100 posizioni di lavoro, e Vicenza (+8.000), mentre le economie incentrate sui servizi, quali Padova e Venezia, mostrano performance meno brillanti, rispettivamente +6.700 e +3.600, entrambe in calo rispetto all’anno precedente. Il saldo più elevato, sebbene inferiore a quello del 2017, si registra tuttavia a Verona (+8.800). Variazioni più modeste, ma comunque positive, a Belluno (+900) e Rovigo (+100).

“Fattore cruciale per il mantenimento e il miglioramento degli attuali livelli occupazionali – dichiara l’assessore regionale al lavoro Elena Donazzan – è e sarà sempre di più individuare politiche formative in grado di ridurre la distanza tra domanda e offerta di lavoro. Il disallineamento tra le richieste delle imprese e le competenze dei lavoratori è un problema che investe la sfera educativa: in questo senso i dati sugli ITS, dove il 90% degli studenti trova subito lavoro, così come quelli sulle iscrizioni a scuola che certificano una crescita degli Istituti tecnici, non possono che essere un segnale positivo. Ma il fenomeno del disallineamento interessa anche la sfera personale, perché la responsabilità della formazione non può essere in capo soltanto alle istituzioni e alle imprese. È una questione di consapevolezza individuale: ogni lavoratore deve sapere che per rimanere competitivi nel mondo del lavoro è necessario mantenere aggiornate le proprie competenze professionali sulla base di ciò che richiede il mercato”.

La Bussola di febbraio 2019 con tutti i dati del mercato del lavoro veneto è disponibile sul sito di Veneto Lavoro, www.venetolavoro.it, e, in sintesi, nella Press Area di ClicLavoro Veneto, www.cliclavoroveneto.it