A spiegare l’importanza di preservare il patrimonio di mezzi storici che può vantare il nostro paese sono anche i numeri: secondo un recente studio, il settore delle auto d’epoca genera un indotto – per l’economia italiana – di 2,2 miliardi l’anno, considerando il lavoro di artigiani specializzati, la produzione e vendita di ricambi (autoparti.it), ma anche il ritorno per gli operatori turistici in occasione di eventi ed esposizioni.
Non solo: oltre 30 milioni di italiani hanno assistito a manifestazioni o raduni storici. Un movimento culturale, economico e sociale vivo e radicato, quindi, anche se qualche precisazione è necessaria. Occorre, infatti, fare una fondamentale premessa, perché un conto sono le auto d’epoca o classiche e un altro i mezzi semplicemente datati.
Le prime sono un patrimonio da tutelare, testimonianza di evoluzione storica e tecnologica, molte delle quali capolavori frutto di progetti italiani. Qui, però, parliamo di mezzi di interesse storico, non di tutti i vecchi veicoli in modo indiscriminato, e parliamo di mezzi il cui utilizzo è limitato a determinate occasioni, non certo per uso abituale o professionale, come per altro viene richiesto dalle più serie compagnie di assicurazione per beneficiare delle tariffe riservate ai mezzi d’epoca di interesse collezionistico.
Una passione, quella per le auto d’epoca, che non conosce età: in occasione delle manifestazioni è sempre grande l’attenzione che i mezzi storici suscitano non solo nelle persone più anziane, ma anche nei più giovani.