Da qualche giorno sale il tono e l’intensità delle accuse di Isabella Dotto, ex assessore anche alla legalità e alla trasparenza oltre che al patrimonio di Vicenza, giubilata dal sindaco Francesco Rucco, politicamente, si diceva, per dare un messaggio a chi lasciava la sua lista e altre liste per accasarsi in Fratelli d’Italia, il partito di Sergio Berlato e non certo il ramo che ha accolto, dopo un lungo peregrinare in cerca di una nuova casa politica, Elena Donazzan il cui esponente non nel partito ma in giunta è Silvio Giovine.
Ma la “cacciata” di Isabella Dotto, laureata in giurisprudenza e già vice procuratore onorario, ergo competente in legge e affini, era legata, sottolinea ora lei, anche al suo lavoro sgradito di pulizia nelle stanze, nei corridoi e, soprattutto, negli… armadi di palazzo Trissino.
Stanze, corridoi e armadi lasciati non proprio lindi dalle precedenti amministrazioni di Achille Variati ma, questa è l’accusa, in cui il primo cittadino e i suoi alleati più stretti non hanno voluto supportare i suoi sforzi di far intervenire una ben capace impresa di pulizie.
L’ex assessore da un po’ di tempo, anche prima della sua “dismissione”, si confidava non solo con colleghi di partito e non, ma anche con noi, che le davamo credito ma attendevamo le prove delle sue accuse, e con altri media prima di uscire allo scoperto quando è stata intervistata da Tva giovedì 28 novembre. Da lì in poi, dicevamo, c’è stato un crescendo di accuse sue a Rucco e di difese di Rucco contro di lei mai fatte direttamente ma rese note tramite portavoce di quello che appare, comunque, un sindaco non proprio cuor di leone.
Sabato 30 novembre, accanto all’ennesimo articolo del GdV sull’argomento (ecco sommario, titolo e occhiello: LA POLEMICA. Riesplodono le tensioni con Fratelli d’Italia. L’ex assessore all’attacco del sindaco. Dotto “spara” su Rucco «Sola contro l’illegalità». Cinque mesi dopo la cacciata, l’esponente FdI parla di «corruzione» Il primo cittadino, difeso dai suoi, valuta una querela per diffamazione”) c’era un corsivo di Giancarlo Mancassola che riportiamo integralmente:
A quanto sembra la tregua natalizia invocata dalla giunta Rucco vale per le Sardine, ma non per Fratelli d’Italia. Così, però, non vale. Queste sono accuse gravissime. Non basta enunciarle, devono essere circostanziate: è indispensabile dire chi, cosa, quando, dove e perché. Dicono: prima bisogna attendere l’eventuale attività investigativa della magistratura. E allora si attende fino alla chiusura delle indagini anche per formulare accuse così generiche. Quei dossier, se esistono, vanno resi pubblici: solo in questo modo chi è attaccato può difendersi. Altrimenti è solo fumo. O fango.».
Giustissimo, ci siamo detti noi che aspettavamo, come dicevamo, le presunte prove documentali delle accuse di Dotto a Rucco e che speravamo che dalle parti di Mancassola, dove arriva tutto quello che parte dal potere al governo verso l’informazione di casa, le avessero già, prove e documenti.
Ma visto che stavolta, e chissà perché, in Via Fermi la posta dai piani altri non è arrivata, allora abbiamo cercato di semplificare il lavoro del povero Raffaele Colombara, che, a differenza dei tempi di Variati, Zonin e Fondazione Roi, questa volta ha chiesto un accesso agli atti per discutere in commissione Controllo e Garanzia da lui presieduta del caso Rucco, Dotto e legalità.
Abbiamo, allora, alzato lo sguardo e, in attesa che arrivi Babbo Natale con tutta la gerla, ci ha raggiunto un robusto piccione viaggiatore con alcuni dei documenti cercati tra la cui la, fondamentale, denuncia in Giunta della questione Amcps, ora sfociata in un processo civile tra Comune e, assurdo, azienda comunale per canoni non incassati.
La relazione presentata e protocollata il 5 febbraio 2019 non avrebbe avuto, dice Dotto, l’attenzione dovuta da parte del sindaco e degli assessori per cui, per non infrangere la legge regionale n. 39, l’assessore, anche in virtù della delega in sua mano, “si è dovuta” rivolgere alla magistratura presentando un esposto.
Stasera volevamo commentare questi documenti (che con gli allegati e altri atti sono in nostro possesso) ma preferiamo renderli prima disponibili a tutti i cittadini, ai politici e ai colleghi, che dicono di cercarli, per dedicare, poi, qualche riga ad alcune domande generali prima di addentrarci in considerazioni tecnico giuridiche.
Primo documento che chiameremo Relazione riservata di Isabella Dotto alla Giunta sul “debito” Amcps e che è stato protocollato, consegnato e illustrato in giunta con questo oggetto “AIM-Valore Città-AMCPS”. Patrimonio residenziale pubblico (ERP) relazioni aziendali e note di criticità gestionale“: clicca qui per scaricarlo
Secondo documento che chiameremo Esposto sul caso Amcps presentato alla sezione di Polizia giudiziaria della Procura della repubblica di Vicenza il 27 febbraio 2019, ben 25 giorni dopo la comunicazione a sindaco e giunta per assolvere agli eventuali obblighi di legge, che secondo Dotto ne derivavano: clicca qui per scaricarlo
Mentre leggete ecco le domande ai destinatari che vi si riconosceranno:
1 – perché denunce ed esposti, quindi documenti su cui l’ex assessore Dotto mette firma e faccia, portano a polemiche politiche con annesse pressioni da parte di Rucco e dei suoi sostenitori su FdI nella sua componente berlatiana perché scarichi Dotto se vuol rimanere in maggioranza con l’assessore Ierardi, invece che ad un sollecito chiarimento pubblico e giudiziale?
2 – perché l’amministratore di Amcps, Carlo Rigon, si lagna della vertenza giudiziaria in corso tra il Comune di Vicenza e l’azienda comunale, che i problemi denunciati li porta con sé da Variati in poi e che lui rappresenta solo da pochi mesi, invece di chiudere presso il giudice civile il tutto con una semplice transazione che ogni causa farebbe cessare? O c’è qualche illecito che sarebbe non sanabile da accordi transattivi dando, così’, ragione ai timori deontologici dell’assessore Dotto e facendo apparire responsabili di omissione sindaco e assessori informati degli illeciti fin dal 5 febbraio 2019?
3 – cosa pensa di fare Sergio Berlato, il vecchio combattente per la legalità contro Galan e recente denunciatore del sistema anomalo della formazione in Veneto di cui è assessore Elena Donazzan, se non staccarsi da questa maggioranza che secondo Isabella Dotto non amerebbe trasparenza e legalità?
Non vediamo, noi che non siamo politici e quindi rifuggiamo da trattative e compromessi che vadano oltre lo scambio di un caffè per un tè, cos’altro possa ora fare Sergio Berlato per mantenere la sua linea di coerenza con chi ha avuto fiducia in lui e col patto con i suoi elettori.
Berlato infatti
- ha leso la stima di Isabella Dotto, per non averla difesa fino in fondo accettando al suo posto come assessore Mattia Ierardi, che, quando riveleremo un altro documento, rischierà forse di essere giubilato anche lui per lesa maestà di Russo;
- sta perdendo l’adesione del consigliere ex Rucco Andrea Berengo, imprenditore che non vive di politica in cui, caso mai, aveva ricevuto promesse di sbocchi nazionali in FdI;
- non può contare più di tanto sul consigliere anche lui ex Rucco Nicolò Naclerio, che come è arrivato così può tornare a casa e non a caso oggi ha scritto a tutti i media: “non conosco i risvolti di questa vicenda, mi sto occupando di sicurezza in città che per me è prioritario, attendo la posizione del partito in ambito provinciale, intanto la mia collaborazione con il sindaco continua con stima reciproca, fino a prova contraria….“;
- sa che il consigliere ex Cicero, Roberto D’Amore, un bravo politico locale moderato, se dovrà scegliere rafforzerà il suo legame con l’attuale suo reale mentore Gerardo Meridio…
Ora che il coordinatore regionale di una parte, quella non donazzaniana, di FdI che dovrebbe tornare in Europa da eurodeputato, appena e se diverrà realtà la Brexit, e che amerebbe portare in regione nel 2020 suo genero, il preparato portavoce provinciale del partito Vincenzo Forte, piuttosto che il Giovine di Donazzan, ad oggi neanche, a sua detta, iscritto al partito, cos’altro può fare, si chiedono i suoi amici più fedeli e con un minimo di visione, Sergio Berlato se non riaffermare i suoi principi e sbattere la porta contro quello che “appare sempre più un mercato delle vacche”?
Se rimarrà a guardare, dicono quegli amici, rischierà di perdere i consiglieri, che non sono di fatto suoi, di essere, quindi, sbattuto fuori dalla maggioranza ma, soprattutto, quel che per loro conta, perderà ogni credibilità come politico che sa fare i compromessi ma sa anche che deve fermarsi quando questi lo portano su una strada senza ritorno.
Quando ci occupavamo di informatica a livello nazionale e non solo, abbiamo dovuto ricordare e convenire con questi amici, un collega grossista di computer di Torino, più esperto di noi, di fronte alla possibilità che alcuni gli offrivano di recuperare dei crediti “difficili” in maniera non proprio ortodossa, disse: se attraversiamo con vestiti puliti un fiume di m…, quando ne usciamo, se ne usciamo, puzzeremo sempre di m…