Le lacrime del Pasubio

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Caro Pasubio, il giorno 8 settembre mi sono apprestata alle tue pendici con il consueto timore reverenziale che avverto nel percorrerti, nel posare i passi nel tuo massiccio corpo; forte era il desiderio di misurare con il respiro e con le mani quel tuo profilo che veglia sulle mie notti e che saluta gioiosamente ogni mio risveglio: profilo che saprei disegnare ad occhi chiusi. Amara è stata la constatazione che l’inciviltà ha raggiunto te e la storia che rappresenti, fatta di migliaia di uomini che hanno sofferto, pianto e sono morti in una guerra violenta e disumana durata anni. 

Uomini sui 20 anni che oggi non esiteremo a chiamare ragazzi, che avevano un loro presente e un futuro da vivere, una famiglia, una moglie, dei figli. Uomini il cui sangue è stato versato nei tuoi anfratti, sulle rocce su quel tuo terreno che con tenerezza e laiche preghiere affronto; sono sgomenta e senza fiato di fronte a tanta folla e all’ incuranza di molte persone, che magari in altri luoghi sventolarono la bandiera dell’Italia quale “Paese civile”!
Mario Rigoni Stern chiamava gli invasori estivi “Gli atrofizzati”. Cioè, quelli che non sanno più usare né capire la lingua dei ‘sensi’, non sanno più osservare, ascoltare, annusare. Annusare che cosa? “Ce ne sono tante cose da annusare. Il silenzio per esempio”. Parole ricche di saggezza le sue.
Tralascio il resoconto di ciò che ho visto e di ciò che ho riportato a valle; ma le domande affollano il mio animo incredulo e già so che tu, nella tua infinita pìetas, mi abbraccerai silenziosamente senza rispondere.
Dimmi: perché non c’è rispetto della storia che ha portato al presente in cui viviamo? Perchè donne uomini non comprendono che lì sono morti migliaia di nostri concittadini verso cui il rispetto è gratitudine, è preghiera? Perché qualsiasi associazione che ti percorre in bici o in moto ritiene sacrosanto il diritto di farlo? forse sopra le tombe dei loro cari ci vanno con le ruote? Perché ci sono persone che sulla tua storia appiccicano foto dei loro cari morti per tragico destino sui tuoi sentieri? chi li autorizza a farlo? Salto a piè pari chi ha messo pure le foto dei cani, morti nei tuoi sentieri: alla stoltezza non c’è fine!
Tu sei un Monte Sacro ed il rispetto ed il decoro lo ti si dovrebbe dare per scontato da chi ti percorre e anche da chi ti amministra.
Ma il centenario della Grande Guerra mi appare, ahimè, desolazione.
Che dire di quell’Amministrazione che ha chiuso lo scorso anno il Museo dedicato alla prima Guerra Mondiale? 
O di quell’altra Amministrazione che ha investito 100mila euro per illuminare 3/4 delle 52 gallerie con una frase poetica? E’ forse cultura questa?
Si è voluto il turismo di massa e questo è il risultato. E la società responsabile del tuo degrado è quella volta e dedita alla sola apparenza senza considerare la sostanza delle cose e delle loro azioni.
Lo studio della storia ci può aiutare. 
Leggiamoli dunque quei libri, seduti fuori d’ inverno quando il termometro segna meno 15, meno 20 gradi: forse allora si arriverà a comprendere la compassione e il rispetto che i soldati morti sul Pasubio meritano.
Nelle nostre Valli più che le masiere (muretti a secco), son da ricostruire certi valori: valori che educhino al camminare con passi leggeri a fianco e sopra la Storia e che sappiano asciugare le lacrime che, sommessamente, il Pasubio svela a chi ha occhi per vederle e mani per asciugarle.

Irma Lovato