Le novità nell’ambito delle valute digitali e lo scontro geopolitico tra Stati Uniti e Cina

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CBDC, la moneta digitale nel 2020?
CBDC, la moneta digitale nel 2020?

Un paio di settimane fa Mastercard ha rilasciato una piattaforma di test virtuali per permettere alle banche centrali di testare le CBDCs (Central Bank Digital Currencies). In questo modo, gli istituti potranno valutare i casi d’uso delle valute digitali, simulando l’emissione, la distribuzione e lo scambio tra banche, fornitori di servizi finanziari e consumatori. Questa iniziativa sarà fondamentale per comprendere come una CBDC potrà interfacciarsi con le reti e le infrastrutture di pagamento esistenti, quali carte e pagamenti istantanei, nonché valutarne il livello di sicurezza. L’iniziativa è il preludio alla diffusione della tecnologia anche al mondo retail, che permetterà di utilizzare le valute digitali della banca centrale in tutti i negozi che accettano il circuito Mastercard.

Ma questa non è l’unica novità che ha interessato il mondo delle valute digitali. Di recente, infatti, l’autorità di vigilanza del settore bancario statunitense ha riconosciuto agli istituti di credito la possibilità di poter detenere criptovalute e gestire i portafogli dei loro clienti che vogliono usare la moneta elettronica. Questa apertura è di notevole importanza perché si riconosce che i mercati finanziari stanno diventando sempre più tecnologici ed i fornitori di servizi hanno la necessità di allinearsi al mercato, mentre in precedenza la gestione delle valute digitali veniva lasciata a società altamente specializzate come immediate momentum.

Oltre a questo, l’autorità americana ha tenuto a precisare che gli acquirenti delle criptovalute hanno la possibilità di usare depositi regolamentati in modo da avere la certezza di non perdere le chiavi di accesso, equiparando quindi un deposito di titoli o di un bene fisico alle chiavi di accesso delle criptovalute. Queste direttive costituiscono una vera svolta, eliminando l’incertezza normativa che regnava nel settore bancario e che aveva portato le principali banche ad evitare investimenti in criptovalute e l’offerta di servizi connessi, con ripercussioni sui clienti interessati. Detenere criptovalute era finora a rischio legale se non di fatto vietato, mentre ora l’autorevolezza delle stesse viene ufficialmente riconosciuta nel sistema finanziario tradizionale.

Le motivazioni di queste novità regolamentari potrebbero essere ricondotte allo scontro geopolitico che vede contrapposte le due maggiori economie mondiali. Il presidente americano Trump ha infranto l’accordo non scritto in base al quale gli Stati Uniti tolleravano la crescita continua del deficit commerciale con la Cina a fronte dell’impegno da parte di Pechino a finanziare il debito americano. Per contrastare l’offensiva statunitense di applicazione di dazi sulle importazioni, la Cina sembra voler giocare la carta dello yuan digitale, che rappresenterebbe una concreta minaccia alla potenza economica americana, fondata sulla supremazia del dollaro come valuta di riferimento globale.

Come avevamo già raccontato in un precedente articolo, la People’s Bank of China lavora da anni sul progetto di una valuta digitale, con un intenso programma di sperimentazioni già avviato da tempo. Recentemente poi il progetto Libra di Facebook e altre iniziative di colossi tecnologici come Alibaba e Tencent hanno messo pressione alle intenzioni del governo cinese, che ha quindi aumentato ulteriormente gli sforzi per testare la valuta digitale a livello nazionale entro i giochi olimpici invernali del 2022.

Senza dubbio l’ambizione cinese è diventare la prima società completamente cash free al mondo: curiosamente, la prima comunità accreditata di aver introdotto l’utilizzo di banconote di carta sarebbe proprio la Cina, quasi mille anni fa. Tuttavia, l’obiettivo strategico di Pechino consisterebbe anche nel creare un’area economica indipendente dal dollaro. Secondo Christian Miccoli, CEO e co-founder di Conio, l’utilizzo di una criptovaluta ridurrebbe la capacità degli Stati Uniti di applicare sanzioni economiche a Paesi terzi. Ad esempio, la possibilità di sanzionare l’Iran si basa sul fatto che gli Usa possono impedire alle banche di tutto il mondo di effettuare transazioni con il Paese islamico, pena l’esclusione dal circuito del dollaro.

Ciononostante, la realizzazione di un progetto simile presenta delle criticità: in particolare, sarà necessario che lo yuan digitale venga utilizzato correntemente anche al di fuori del territorio cinese. Questo rimane un ostacolo difficile da superare a causa dell’eccessivo controllo del governo cinese sulla circolazione della valuta digitale. Non è poi da sottovalutare il ruolo che potrebbe avere il probabile lancio di CBDCs e stable coin occidentali, più indipendenti.