Tutti almeno una volta nella vita abbiamo sentito nominare Thomas Edison, l’inventore della lampadina. Questa invenzione, in realtà, fu teorizzata e sperimentata da Humphry Davy molti anni prima e ripresa successivamente da Joseph Wilson Swan che però realizzò bulbi dalla vita breve. Edison riprese queste idee, brevettando la prima lampadina a incandescenza duratura, con l’ausilio di un bulbo vuoto e dei fili metallici. Contemporaneamente a Edison furono molti gli scienziati che realizzarono prototipi funzionanti ma, spesso e volentieri, sono i soldi a fare la differenza. Pare, infatti, che uno dei meriti di Edison fu quello di essere stato il più rapido nel proporre il brevetto, accaparrandosene il merito a discapito degli altri inventori.
Nel 1854 Heinrich Goebel, orologiaio tedesco emigrato in America, aveva inventato una lampada a bulbo, ma non era riuscito a rendere pubblica la sua invenzione. Così Edison è riuscito a costruire un modello di lampadina più durevole. Goebel, prima di morire, è riuscito a far valere i suoi diritti di inventore, che poi sono stati acquistati dallo stesso Edison dalla vedova dell’inventore tedesco.
Nella foto sotto, Thomas Edison (a sinistra) e il matematico e ingegnere elettrico Charles P. Steinmetz nel 1923.
Alessandro Cruto e l’invenzione della lampadina
L’imprenditore torinese Alessandro Cruto, nato il 18 marzo 1847 (curiosamente 35 giorni dopo Edison), aveva avviato i suoi esperimenti ben prima dello statunitense, ma arrivò a produrre una lampadina funzionante il 4 marzo 1880 vale a dire appena cinque mesi dopo rispetto alla data – universalmente riconosciuta – come quella dell’invenzione della lampada a incandescenza, ossia il 21 ottobre 1879.
Eppure, la lampadina di Cruto era molto più efficiente, visto che faceva luce per 500 ore contro le 40 di quella di Edison, che comunque impiego circa 8 anni per ottenere un prodotto valido sul piano commerciale. Al punto che, quando nel 1882 Cruto partecipò all’Esposizione di Elettricità a Monaco di Baviera, ne venne pubblicamente riconosciuto il maggior rendimento della luce emessa, più bianca e intensa contro quella fioca e giallastra di Edison.
L’intuizione cruciale di Cruto stava nel’aver utilizzato filamenti di carbonio sintetici e programmabili (di sua invenzione e ignoti a Edison) con una saldatura elettrica – per incandescenza, appunto – che ne caratterizzava il più importante elemento di novità. Arrivò infatti a capire i limiti dei materiali fino a quel momento utilizzati, che comprendevano in prevalenza carboni; pensò quindi di depositare il carbonio sopra un filo di platino percorso da corrente elettrica. Quelle lampadine vennero utilizzate fin dal 1883 dal suo comune di residenza, Piossasco in provincia di Torino, che ne fece un impianto di illuminazione pubblica ben prima che l’esperimento venisse introdotto nei più importanti palcoscenici europei.
Si pensi solo che all’inventore torinese fu dedicato un lungo reportage da parte della rivista Cosmos le Monde, che ne lodava il genio parlando di una scoperta destinata a un grande futuro e soprattutto in grado di rivisitare il lavoro dello stesso Thomas Edison:
“Il signor Cruto di Piossasco viene a modificare onorevolmente la famosa scoperta di Edison […] questa invenzione è destinata certamente a un grande avvenire”, si leggeva sulla rivista francese.
Ma simili riconoscimenti non si concretizzarono mai davvero in attestati pubblici e universali né nel reperimento di finanziatori. Inoltre una serie di circostanze sfortunate portarono la sua fabbrica ad essere assorbita dalla Philips, oscurando così in grossa parte il nome e l’importanza del lavoro svolto.
Malgrado il museo a lui dedicato, che sorge sul luogo della sua prima fabbrica ad Alpignano, la scuola media che gli è stata intitolata a Piossasco e gli appunti originali conservati al Museo della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, il suo nome risulta oggi sconosciuto alla maggior parte delle persone.
È di fatto impossibile cambiare la visione storica quando questa ha avuto secoli per consolidarsi, così come risulta difficilissimo inserire un nome parzialmente nuovo tra i protagonisti di un’invenzione in grado di rivoluzionare la vita per come la conoscevamo. Eppure è doveroso riconoscere il genio di Alessandro Cruto ed evidenziare come, nell’elaborato e lungo processo di invenzione di uno degli oggetti divenuti tra i più indispensabili e cruciali della storia, c’è l’apporto fondamentale di un inventore italiano che non va dimenticato.
Dal 1891 ai giorni nostri
Nel 1891, Gerard Philips iniziò a produrre lampade a filamento di carbone a Eindhoven, in Olanda, dando così l’avvio a una delle maggiori multinazionali di apparecchi elettrici.
Nel 1903 l’americano William David Coolidge ebbe un altro colpo di genio: sostituì il filamento di carbone con uno di tungsteno e creò la lampadina come la conosciamo oggi.
Nel 1911 Georges Claude realizza la lampada al neon.
Nel 1926 Edmund Germer brevetta la lampada fluorescente che sarà commercializzata a partire dal 1938 e comparirà in versione compatta con attacco E27 nel 1978 (le attuali lampadine cosiddette a basso consumo).
Nel 1962 Nick Holonyak Jr. brevetta il primo LED (diodo a emissione di luce).
Nel settembre del 2012 l’Unione europea mette al bando la produzione di tutte le lampadine a incandescenza per illuminazione domestica, che saranno sostituite principalmente da quelle a basso consumo e in misura minore da quelle a LED.
Nel settembre del 2018 l’Unione europea mette al bando la produzione delle lampadine alogene tradizionali con classe energetica inferiore a B, che verranno rimpiazzate dalle meno energivore lampade a LED.
L’invenzione della lampadina ci ha cambiato la vita e abbiamo visto che nonostante sia generalmente attribuita a Thomas Alva Edison, in realtà ha molti padri.
Dopo 133 anni di onorato servizio la vecchia lampadina a incandescenza è uscita di scena nei Paesi dell’Unione Europea. Ha attraversato il XX secolo rimanendo più o meno la stessa, ma la sua presenza ha avuto riflessi sulla storia dell’umanità non inferiori a quelli delle grandi rivoluzioni. Forse non ce ne rendiamo conto, ma per quasi mezzo milione di anni l’uomo non ha avuto che il fuoco per vincere l’oscurità: quello delle lanterne a olio, poi quello delle candele, poi quello del gas. La vittoria sul buio nasce dagli sforzi di decine di ricercatori di tutto il mondo che nell’Ottocento sognavano di creare una fonte di luce che sfruttasse la neonata elettricità.
Le più grandi invenzioni della storia
di LUCA FUSARO
La storia dell’umanità è ricca di scoperte memorabili, nate dall’ingegno, dalla casualità o da una combinazione dei due fattori. Alcune hanno cambiato il corso della storia e plasmato il mondo intero; difficilmente potremmo immaginare il nostro stile di vita di oggi, senza di esse. In questa serie di articoli vedremo quali sono le invenzioni e le scoperte più grandi e più utili di sempre, considerando la loro storia e l’impatto che hanno avuto sulla società moderna.
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