Le Primarie del Pd e il senso dell’elezione di Elly Schlein: l’opinione del prof Bettiol: “Regolamento così è una follia”

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Le Primarie del Pd hanno consegnato a febbraio scorso la segreteria del partito a Elly Schlein, che ha battuto Stefano Bonaccini. Oggi, torniamo sull’argomento con Rodolfo Bettiol, noto giurista e avvocato di Padova, che spesso acconsente a condividere le sue opinioni qualificate con questa testata. Questa volta soprattutto come “voce interna” del Pd.

La video intervista è proposta nella copertina di questo articolo e, come tutti i video di nostra produzione, è possibile vederlo anche sul nostro canale YouTube LaPiù Tv e sulla omonima applicazione disponibile gratuitamente sia su Android che su iOs.

Le primarie del Pd sono regolate con un sistema di votazione che prevede il voto dei soli iscritti al partito (nei circoli) in una prima fase e di tesserati e simpatizzanti in una seconda (ai gazebo). Da queste pagine, sul tema, avevamo già discusso proprio con Bettiol (leggi qui).

Quanto è valida questa regolamentazione delle primarie del Pd che appare molto inclusiva, ma che potrebbe portare con sé anche controindicazioni?

Bettiol: “È evidente che il regolamento presenta un’anomalia. È ridicolo che il segretario venga eletto da estranei al partito. Probabilmente, si pensava a suo tempo che non si sarebbe mai verificata la situazione per la quale il voto degli esterni avrebbe rovesciato il voto degli iscritti. Questo io lo trovo veramente una follia. Le primarie vanno bene per individuare i candidati alle cariche pubbliche, ma all’interno del partito dovrebbero decidere gli iscritti al partito non quelli che passano per strada che nemmeno si sono preoccupati di pagare 25 euro per la tessera”.

Questa “anomalia” si era già sospettata in passato tra Renzi e Bersani, quando si ipotizzò che per il primo si fosse mosso il popolo di Forza Italia, che allora preferiva una controparte più moderata alla guida del partito, piuttosto che quella più a sinistra.

Bettiol: “Il rischio che diventino elettori delle cariche del partito coloro che in realtà simpatizzano per altre forze c’è sempre”.

Chi ha votato per la Sclein, secondo lei?

Bettiol: “Credo sia stata votata da varia a gente. Anche perché forse aveva uno charme oratorio migliore di Bonacini che invece è più un serio amministratore che non un
trascinatore di popolo. Però sappiamo, perché lo hanno detto, che l’hanno votata anche i 5 Stelle, ed è lì che si crea una problematica non indifferente. Tuttavia sono d’accordo sul fatto che proprio il Pd della Schlein stia in qualche modo erodendo un po’ di consenso ai pentastellati, ma perché probabilmente i 5 stelle non dureranno ancora per molto tempo”.

I primi passi di Elly Schlein sono stati caratterizzati da un tentativo di composizione delle due anime del partito, quella espressione degli iscritti e l’altra di un popolo più vasto, leggibile anche nella scelta di nominare presidente del Pd il suo avversario alle primarie. Una scelta quasi obbligata, dato il risultato non indifferente di Bonaccini, ma che ora si sposta anche sulla questione dei capigruppo.

Bettiol: “Anche quello è importante. La funzione del capogruppo è molto importante quando si tratta di mozioni, votazioni e via dicendo”.

Come si esce da questa situazione di perenne conflitto?

Bettiol: “Non lo possiamo sapere. Dipende da se saranno conflitti componibili o se invece si creeranno delle fratture insanabili. Finché il Pd è all’opposizione può anche darsi che le cose si tengano insieme. Un domani, con una prospettiva di Governo, magari diventeranno più più complicate”.