Il rinvio in extremis della partita fra Lecce e LR Vicenza ha suscitato reazioni in molti casi sopra le righe. Grottesco prima di tutto il risentimento di chi lo ha letto come una congiura ai danni della squadra di Brocchi, adombrando pressioni della società di casa sulla AUSL di competenza per evitare che i giallorossi scendessero in campo privi di qualche titolare.
Ma davvero costoro sospettano che un top team come il Lecce possa preoccuparsi di dover affrontare l’ultima in classifica con un record di negatività come biglietto da visita e con un ragazzino di diciassette anni come unico attaccante? Suvvia, un po’ di realismo…
Ci sono poi stati gli appelli di alcuni che chiedevano partita vinta a tavolino, magari facendo scendere in campo i biancorossi da soli. Eventualità assolutamente inconcepibile, questa, sia sotto il profilo del diritto sportivo che della logica. Non è stato il Lecce a non voler giocare, è stata la Lega di Serie B a sospendere e a rinviare la partita. E allora che si fa? Diamo l’assalto alla sede della Lega?
C’era, ancora, chi reclamava una presa di posizione della società, non si sa bene cosa, forse un reclamo alla Giustizia Sportiva. Impossibile anche questa iniziativa perché non prevista dal Regolamento in materie extra sportive com’è, appunto, quella derivante da un provvedimento sanitario di una autorità pubblica.
I più arrabbiati leggevano nello stop a Lecce-Vicenza una mancanza di rispetto nei confronti dei tifosi che si erano sobbarcati quel po’ po’ di viaggio per sostenere i propri beniamini con la propria presenza sugli spalti. Che dire? Si sarebbe dovuto giocare solo perché quaranta supporter erano arrivati da Vicenza? La salute conta meno di una trasferta di tifosi? Chi viaggia di questi tempi sa bene che corre dei rischi e, farlo in tempi di Covid, è doppiamente pericoloso.
L’unica cosa sensata che è emersa nell’occasione è la sacrosanta pretesa che siano fissate regole chiare e uniformi sui rinvii in presenza di contagi nelle squadre. È inaccettabile che la disparità di decisioni delle autorità sanitarie locali provochi situazioni difformi e danni. È mai possibile che, al secondo inverno di pandemia e alla quarta ondata, gli enti sportivi non abbiano ancora uniformato il da farsi?
Anche l’LR Vicenza, nel suo moderato e quindi apprezzabile comunicato post rinvio, ha evidenziato questa lacuna. Perché non lo ha fatto prima però? Non è il massimo lamentarsi solo quando si è toccati direttamente. È vero che la società di largo Paolo Rossi non ha un consigliere nella governance della Lega ma poteva esprimere la propria sacrosanta preoccupazione attraverso i canali istituzionali senza aspettare il rinvio di Lecce-Vicenza.
È buona invece l’idea di istituire un fondo in Lega per risarcire i tifosi vittime di viaggi a vuoto. Dubito assai che sarà creato sia per la difficoltà di individuare l’oggetto dei risarcimenti e i soggetti danneggiati sia per la eterogeneità delle situazioni che determinano i danni. Ben diverso, ad esempio, è se si spostano poche decine di persone rispetto al caso in cui se ne muovono migliaia.
In quest’occasione il Vicenza avrebbe avuto l’occasione di fare un bel gesto, visto anche che è Natale, rifondendo i famosi quaranta arrivati in Puglia anziché delegare la cosa a un costituendo fondo della Lega. Anche un rimborso simbolico da parte della società sarebbe stato significativo. Forse si è persa un’opportunità.
Alla vigilia della partenza per Lecce c’è stata una dichiarazione dell’allenatore Cristian Brocchi che a me è sembrata gravissima ma che, invece, non ha stranamente raccolto la giusta considerazione. In conferenza stampa Brocchi se n’è venuto fuori con un estemporaneo j’accuse nei confronti di alcuni giocatori, per altro rimasti innominati, che – a suo dire – non darebbero tutto.
“I giocatori – ha dichiarato – devono essere consapevoli del fatto che alcuni si stanno meritando questa maglia, altri se la stanno meritando per l’impegno ma non per le prestazioni e qualcun altro invece potrebbe fare decisamente molto di più”.
È proprio l’aver lanciato per la prima volta un’accusa così pesante, per di più in un momento così delicato, che rompe la convinzione che in squadra regnassero coesione ed equilibrio. Evidentemente non è così ed è una novità assoluta e mica da poco.
In squadra, dunque, ci sarebbero giocatori che non s’impegnano. Questa è la versione di Brocchi ed è una accusa forte che né lo stesso tecnico né la società hanno successivamente smentito e nemmeno ridimensionato. E quindi, ora che succede? Il dubbio sulla identità di questi biancorossi resterà o saranno smascherati? Resteranno in rosa, saranno esclusi o ceduti a gennaio? In una situazione drammatica come quella che sta vivendo la squadra ci mancava solo questo…