Fanno discutere le recenti rivelazioni sui legami tra esponenti veneti della Lega con lobbisti e politici della Russia che avrebbero ottenuto viaggi e soggiorni a 5 stelle per sostenere l’occupazione della Crimea.
Tra i primo ad occuparsene nelle scorse ore, La Repubblica con un articolo del collega Enrico Ferro che, a sua volta, cita alcune pubblicazioni dalla rivista internazionale Occrp, per una inchiesta giornalistica condotta da Eesti Ekspress (settimanale in lingua estone) con Occrp (team giornalistico investigativo che lavora su criminalità organizzata e corruzione), IrpiMedia (il gruppo italiano di giornalismo d’inchiesta) e iStories (sito web russo specializzato in giornalismo investigativo).
Dall’analisi di oltre mille email sarebbe emerso un ruolo di Stefano Valdegamberi, Paolo Tosato e Roberto Ciambetti per, in qualche modo, preparare il terreno all’invasione russa in Ucraina (qui l’articolo di Repubblica).
Il portavoce dell’opposizione in consiglio regionale del Veneto, Arturo Lorenzoni, ha immediatamente rilanciato i contenuti dell’inchiesta e oggi ha aggiunto: “Prima del 2014 – dice -, l’accompagnamento delle imprese italiane in Russia era comprensibile e legittimo: in un grande Paese, con alti capitali da investire e con una forte tradizione industriale, vi possono essere degli ottimi partner sul piano economico. Già però promuovere tali relazioni, politiche ed economiche, in Crimea dopo l’annessione russa del 2014, non riconosciuta a livello internazionale, era un passo azzardato. Ostinarsi a difendere, talvolta in maniera scomposta, tali relazioni dopo il 24 febbraio 2022, quando la Russia ha attaccato militarmente l’Ucraina, è inaccettabile.
Come non mettere in discussione il regime russo, responsabile di un’aggressione militare che ha già causato centinaia di migliaia di morti? I leghisti veneti – prosegue il consigliere – usino le loro relazioni in Russia per mettere pressioni sul dittatore al fine di fermare l’invasione, non per criticare la legittima aspirazione di Kiev di stare sotto la protezione della Nato. Non si tratta di andare contro il popolo russo, anch’esso vittima della politica violenta e isolazionista di un dittatore in cerca di consenso con il metodo del sopruso verso i nemici esterni, ma di prendere le distanze da una politica drammaticamente violenta. Con questo loro comportamento, mettono in discussione le basi del posizionamento strategico dell’Italia e questo non è accettabile”.